mercoledì 30 dicembre 2020






 Ieri sera guardavo delle foto di Glassman Roshi, alcune nella pienezza degli anni, in gran forma,anzi, un pò corpulento, altre dell'ultimo periodo, dopo l'ictus e poi col tumore, dimagrito e sofferente.....praticamente irriconoscibile, se non per sguardo.

Mi è venuta una gran tristezza, la nostra vita si riduce solo a quello? Tanta fatica per crescere, studiare, fare e brigare e poi solo decrepitezza e morte?

Panorama per nulla rassicurante, visto che i miei anni cominciano a non essere pochi e il corpo ,ogni tanto, me lo ricorda.

Quello è un aspetto, certo, neanche così marginale, ma se il nostro orizzonte è nell'assoluto, se il nostro respiro e il respiro del Rigpa, allora tutto cambia; quello sguardo azzurro e ironico di Bernie Glassman mi dice che fino all'ultimo respiro era totalmente lì, vivo fino al midollo delle ossa, pieno di serenità e spaziosità.

é tutta questione di prospettiva, se siamo centrati solo sul relativo, tutto è tristezza e disfacimento, ma se noi integriamo il relativo con l'assoluto, allora siamo il re o la regina del grande sole d'oriente, in noi c'è equilibrio, regalità, apertura e compassione e nulla e nessuno ce lo può togliere.


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Un breve video di Bernie dove spiega in modo diretto e semplice che cosa è per lui lo Zen




domenica 27 dicembre 2020

 RAPPORTI?

Se c'è un qualcosa che unisce tutti gli uomini, di ogni tempo e luogo, è la difficoltà relazionale, i rapporti sono la causa della maggior parte dei nostri disagi ma, al contempo, non possiamo farne senza,da buoni animali sociali.

Creare relazioni sane, di mutua comunicazione, senza giochi di potere, proiezioni nevrotiche ecc. è assai arduo e anche nell'ambito spirituale non è che cambi molto.

I gruppi "spirituali" spesso sono un ricettacolo di disagi, deragliamenti esistenziali ,egotrip ,e chi più ne ha più ne metta, col risultato di relazioni faticosissime e contorte.

Anche il rapporto col maestro è spesso inficiato da dinamiche inidonee e , nel complesso, molti sangha sono un bel triste spettacolo relazionale.

Non solo in occidente, come qualcuno potrebbe pensare, ma anche in oriente.

Una cosa che, ad esempio ,mi ha colpito nei monasteri zen, è la quasi completa mancanza di "amicizia" fra i monaci, ognuno fa ciò che si deve fare, ognuno persegue la propria "illuminazione" ma, raramente, si creano rapporti amicali.

C'è una sorta di distacco dalla relazione, anche il maestro pare fare la propria parte senza coinvolgimento empatico, sarà colpa della cultura giapponese, molto riservata di suo, ma la sensazione di freddezza è disorientante.

In ambito cristiano le cose non vanno meglio, anche se l'idea di fraternità dovrebbe essere centrale, basta girare in qualche parrocchia  per vedere gelosie, rivalse, giochi di potere.

Meditare o pregare non basta, sulla relazione bisogna lavorare in modo puntuale ed efficace e comunque non è detto che funzioni, anche perchè i nostri ego, con annessi preconcetti, ideologie e affini, non ci permettono di uscire  da noi stessi per aprici all'altro.

Per incontrare l'altro dobbiamo liberarci delle nostre visioni del mondo e porci in ascolto di quelle altrui, pratica per niente facile, visto che spesso non sappiamo ascoltare e distorciamo ciò che l'altro dice in base ai nostri filtri mentali.

Nel celeberrimo romanzo di Hesse :Siddharta è proprio la capacità di ascolto del barcaiolo Vasudeva che permette a Siddharta di guarire e illuminarsi .

Non ho una risposta definitiva , so solo che le relazioni vanno guarite o le nostre ,piccole o grandi, società andranno sempre più verso il baratro e credo che ognuno di noi debba cominciare a rivedere e riequilibrare i propri approcci relazionali , cerando di aprirsi all'ascolto e all'incontro, sarebbe un buon inizio!

venerdì 25 dicembre 2020

 Un pò di poesia in musica , in una giornata fredda e uggiosa, pensando a come vorrei che fosse il mondo......che poi è perfetto così come è(a livello assoluto)!



Quello che manca al mondo
è un poco di silenzio
Quello che manca a questo mondo è il perdono che non vedo e non sento
Tutta la gente intorno sogna di cavalcare il temporale
Quello che serve alla vita
è acqua e sale
Io non sono quell'uomo che aveva un sogno
Che ne è stato dei sogni di questo tempo?
Di che cosa parliamo in questa vita?
Di che cosa nutriamo i nostri figli?
Quello che mancherà domani è un monumento all'uguaglianza
Quello che manca già stanotte sono mille parole d'amore
Perché c'è gente che parla d'amore in una lingua morta,
Sono vivi e gli basta e sanno aspettare,
Ma in questa estate che sembra piuttosto dicembre non tutto va bene oppure sì,
Se vi pare.
Quello che manca al mondo lo vedo bene coi miei occhi
Quello che manca a questo mondo non lo posso raccontare
Io non sono quell'uomo che aveva un sogno e nemmeno l'artista che aveva un dono
Ma anche un solo pensiero fa strada, come tutte le grandi illusioni.
Quello che manca al mondo
è un poco di silenzio
Quello che manca a questo mondo è il perdono che non vedo e non sento
Quello che manca al mondo è un poco di silenzio.
IVANO FOSSATI

martedì 22 dicembre 2020

 Come pensiero di Natale e Nuovo anno,  la lettera agli amici di Br David Steindl-Rast

Un fiore di melograno, piuttosto che qualsiasi altra stella, sembra l'emblema giusto per questa stagione festiva, qui nell'emisfero australe, dove mi trovo quest'anno. A causa della pandemia, sono ancora in Argentina, mi sto godendo l'estate. Per quanto grato di essere in buona salute e con amici molto cari, mi sembra strano celebrare l'Avvento, questo tempo di attesa, senza clima invernale. Quando mancano le solite guarnizioni, tuttavia, è più facile vedere l'essenziale. Per come la vedo io, l'essenza dell'Avvento è il silenzio. Al centro di questo periodo dell'anno, celebrato da molte tradizioni come una stagione sacra, non c'è forse una quiete silenziosa?

La mia antifona di Natale preferita parla del silenzio che porta alla luce la parola. Anno dopo anno, mi ritrovo ad aspettare con ansia quel verso del Libro della Saggezza e la sua commovente melodia. Anche quest'anno lo canterò, perché la Liturgia delle Ore mi unisce ai miei Fratelli al monastero.

Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose,
e la notte nel suo rapido corso era ormai per metà svanita, la
Tua parola onnipotente balzò dal cielo,
dal trono reale. (Libro di Saggezza 18:14)

Molte persone hanno sperimentato più silenzio nell'ultimo anno che in qualsiasi altro. Possiamo riceverlo come un grande regalo. La comprensione mitica sa: per essere veramente ascoltata, una parola ha bisogno di "profondo silenzio", perché viene "dal cielo". Nell'esperienza quotidiana, proviene proprio dalla porta accanto. L'aumento del silenzio nel momento della quarantena vuole insegnarci ad ascoltare con il cuore. Crea un'opportunità unica per ascoltare coloro con cui pensiamo di non avere nulla in comune.

Ovunque guardiamo in questi giorni, troviamo la società divisa in due. Nessuna delle due parti sta ascoltando l'altra, ma niente potrebbe essere più urgentemente necessario. Il 2021 chiede un proposito per il nuovo anno per cercare coloro le cui opinioni sono opposte alle nostre e per iniziare ad ascoltarle; mettere tra parentesi per un po 'le convinzioni che ci dividono, affrontando invece i nostri problemi comuni e affrontandoli insieme. Se quest'anno di sofferenza mondiale ci ha resi pronti ad ascoltare così profondamente, ogni parola che uscirà dal nostro silenzio sarà un “sì” alla reciproca appartenenza. Sarà come la chiama l'antifona: una "parola onnipotente". Perché sarà una parola d'amore e l'amore è onnipotente.

Con questa speranza davanti a noi, ti auguro pace e gioia ,
tuo fratello David


lunedì 21 dicembre 2020

 Immanenza o trascendenza? questo è il problema! 

Quando mi trovo a confrontarmi con praticanti di religioni teistiche(vedi incontri interreligiosi) , spesso salta fuori l'affermazione che il Buddhismo è privo del senso di trascendenza, cosa per loro fondamentale, affermazione quanto meno imprecisa e discutibile.

Verissimo che non ci si esprime sull'esistenza di un Dio, verissimo che si ritiene che l'uomo possa "salvarsi" da solo e non necessiti di salvatori esterni,ma non è è vero che non ci sia il senso del Mistero.

Un vecchio missionario mi diceva che se chiedi ad un bambino occidentale dove è Dio indica il cielo, se lo chiedi ad uno indiano indica il proprio cuore,segno che, trascendenza e immanenza ,sono dati culturali e non sostanziali, in altri termini percepiamo il Mistero della Vita in modi differenti a seconda del contesto culturale in cui siamo cresciuti.

L'idea/percezione/esperienza che ci sia qualcosa che va oltre la nostra mente/emotività superficiale è assolutamente presente nella pratica/dottrina Buddhista, nello Dzogchen la chiamiamo Rigpa, in altri lignaggi natura di Buddha(natura risvegliata) ecc.,che è l'essenza stessa del nostro essere, la mente/consapevolezza originaria , che sicuramente trascende la nostra piccola mente discriminante superficiale,pur includendola..

La grande mente risvegliata non nega la piccola mente oscurata, fondamentalmente è la medesima energia ,tant'è che l'esperienza del risveglio è percepire che tutto è spaziosità,libertà ed energia pura.

Se poi per trascendenza intendiamo un Essere  Superiore fuori di noi, una Io Superiore che determina le nostre vite e che interviene nella storia, allora il Buddhismo non lo contempla,anzi, ritiene questa idea una sorta di "infanzia" spirituale in cui ancora non si vuole/riesce assumere la responsabilità della nostra vita.

Ovviamente ognuno è libero di vivere la propria spiritualità come meglio crede e riesce, ogni approccio e legittimo , non penso che chi non accetta un Dio esterno sia meglio di chi lo accetta o viceversa, sono solo modi di vedere differenti che portano a pratiche differenti.

Ognuno, in ultima analisi, deve essere "luce a se stesso" ,come diceva il Buddha, solo così si risveglia quel maestro interiore che, solo, può portarci alla saggezza e alla liberazione.

sabato 19 dicembre 2020

 Quando rileggo certi miei post, o capitoli di libri, mi sorge il dubbio che possano sembrare delle prediche in salsa Buddhista.

Non vorrei che sembrasse una sorta di indottrinamento o tentativo di trasmissioni di chissà quali verità, sono solo uno che cerca, con tutti i dubbi, le incertezze ,le difficoltà e gli errori di chiunque altro.

Homo sum, humani nihil a me alienum puto, cioè : sono un uomo e nulla di ciò che è umano mi è estraneo, mi viene da dire citando una commedia di Terenzio, condivido le mie esperienze, i miei pensieri e ciò verso cui tendo, senza pretesa di averlo già completamente raggiunto.

Quando sento quei maestri che si dicono "illuminati" vorrei rammentare che chi veramente sa tace , è chi non sa che parla., quindi cerchiamo tutti di volare bassi, sia chi parla o insegna( tenendo a bada svolazzi egoici e deliri mistici) e chi impara ( controllando le proiezioni e le aspettative).

Nessuno è perfetto, possiamo avere più esperienza, più conoscenze in un certo ambito , ma lacune ed ombre in altri, come diceva Socrate : " l'unica cosa che so è di non sapere".

So bene che quando si sta in cattedra(fisicamente a scuola, in un blog o con dei libri) si rischia di provocare proiezioni transferali, per cui ci vengono buttate addosso aspettative, desideri, paure e quant'altro,ma dobbiamo essere in grado di rispedirle al mittente , se ne abbiamo l'occasione ,affinchè ci sia un rapporto autentico e costruttivo.

Non è questione di essere umili o di fare gli umili, ma di essere e mostrarsi per quello che si è ,con semplicità e permettere all'altro di fare lo stesso.

Sogyal Rimpoche, agli inizi del suo insegnamento in Inghilterra si rese conto che gli studenti si aspettavano da lui perfezioni varie( oltretutto molto "Cristiane") :che fosse casto, povero ecc. mentre lui, che non era monaco, amava le donne, il buon cibo ecc. 

Una sera disse agli allievi riuniti: " non sono un monaco, non sono casto,neanche troppo povero, non sono nè santo nè perfetto....sono come sono e cerco di insgnarvi il Dharma, se vi va bene ,OK, se no andate a bussare altrove! Non ho intenzione di diventare nevrotico e di recitare ruoli fasulli per compiacere le vostre aspettative!!!!"

Non so se i miei libri o i miei post servano a qualcuno( oltre a me per chiarirmi le idee scrivendo) , non voglio discepoli, nè fondare scuole, condivido e basta, senza grosse pretese.

Comunque grazie a tutti voi che mi leggete e ,ogni tanto, mi date dei riscontri.

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P.S.       NUOVE SUI COINQUILINI

I buchi aumentano, cè ormai una vera rete intricata di gallerie sotterranee fra il recinto dei cani, la compostiera e la collinetta con le rose canine.....

Comincio a pensare che siano grosse arvicole(toponi) che si sono spostati dal canale in fondo al campo dove sono stati disturbati dai lavori per mettere in sicurezza l'argine.

Non ne sono certo, ma è assai probabile

martedì 15 dicembre 2020

 Oggi, vista l'imperizia tecnologica, mi sono fatto spiegare come vedere quante persone accedono al blog, con mia sorpresa posso addirittura vedere in quanti hanno visto ogni singolo post.

Guardando i numeri ho scoperto, ed è stato un ottimo insegnamento(oltre che mazzata per il mio ego) , che i post più visti sono quelli in cui ho messo testi o filmati altrui, seguiti da quelli in cui commento qualche pensiero di altri autori.

Detto in modo semplice, le cavolate che scrivo io non hanno molto successo! Interessante.....

La cosa curiosa, facendo un esempio, è che il video di Mancuso, pur presente su altri siti, ha avuto il pienone di visualizzazioni(bello è bello, in effetti), e così altre cose riproposte....

Da qui ritorno a ciò che ho scritto nel post precedente: ha senso continuare a scrivere su meditazione, spiritualità ecc. quando altri lo fanno, palesemente, meglio di me( le visualizzazioni parlano chiaro)?

Ci rifletterò, per il momento prendo atto.

A proposito del coinquilino con tana in giardino mi si suggeriva la volpe(magari quella del piccolo principe) o una lepre....se lo scoprirò, condividerò la scoperta,sempre che a qualcuno interessi, oltre a me!

lunedì 14 dicembre 2020

 Un'amica mi dice che ,forse, ormai scrivo cose in cui "non credo più" ,non ho ben capito da cosa lo desuma.

Francamente scrivo ciò che penso  e devo ammettere che anche rileggendo le mie cose più vecchie, mi ci ritrovo ancora, nonostante i decenni passati.

Più che altro , a volte, mi pare di dire/scrivere le stesse cose, di essere un tantino ripetitivo.

In fondo la pratica meditativa è quella, gli insegnamenti pure, certo si cerca di attualizzarli di farli diventare qualcosa di più personale e che nasce dal vissuto, però poi i concetti sono quelli.

Continuo a credere nelle cose che scrivo, mi spiace, quando lascio indietro qualcosa , generalmente lo dico/scrivo apertamente, ad esempio il discorso reincarnazione che da giovane prendevo quasi sul serio e che ora valuto solo in un'ottica simbolica.

Ovviamente si va avanti e certe rigidezze, certi dogmatismi si superano, ma questo non significa buttare via il bambino con l'acqua sporca; continuo a ritenere il Buddhismo una stupenda via di liberazione(almeno per quel che mi riguarda) ,senza negare il valore di tutte le altre vie.

Più che altro, a volte, mi pare più utile e piacevole parlare di stelle cadenti ,di lupi e degli incontri tutti(come faccio nel nuovo libro che uscirà nel 21)che non parlare di meditazione affini, anche perchè ne hanno parlato/scritto in tanti e spesso meglio di me!

A proposito di incontri "naturali" in giardino mi sono trovato vari buchi di almeno 7/8 cm di diametro con una bella montagna di terra davanti, chissà che animale si è fatto la tana!

Troppo grossa per dei topi, troppo piccola per le nutrie.....ricci? tassi? mah , chissà se riuscirò a scoprire il coinquilino.

domenica 13 dicembre 2020




 Stamattina, come sempre, mi sono alzato prima dell'alba  e mentre mi apprestavo alla meditazione mattutina, guardando dalla finestra ho visto una spettacolare stella cadente .

Una palla di luce ha solcato il cielo spegnendosi prima di toccare l'orizzonte, erano anni che non ne vedevo una.

C'è chi dice che portino fortuna, chissà....certo mi ha messo di ottimo umore.

Visto il cielo sereno sono andato ad immergermi nel bosco e qui, neanche a farlo apposta, ho intravisto un lupo.Sapevo della loro presenza, ormai anche in pianura ma non li avevo mai avvistati.

Correva furtivo fra gli alberi , veloce e aggraziato...

La vita ci dona, a volte, giornate magiche come questa, in cui un incontro, un evento ti portano lontano dal mare di sofferenza in cui sguazziamo, per un attimo c'è lo splendore e la perfezione della Vita, della Natura, la mente diventa silenziosa e rimane solo lo stupore.

Lo stupore è il fondamento della gratitudine, che  è l'essenza della pratica spirituale, dobbiamo aprirci allo stupore,lasciarci sconvolgere/coinvolgere dalla vita.

Dalla profondità dello stupore sorge un grazie profondo e totale che ci apre al mistero dell'Essere.




lunedì 7 dicembre 2020

 In questi giorni la liturgia Cristiana ci fa incontrare la figura di Giovanni Battista, il precursore, il profeta che sa che deve diminuire per far crescere Gesù

Non entro, ovviamente, in analisi teologiche che non mi competono però vorrei dire due parole su ciò che la figura di Giovanni può significare anche al di fuori della tradizione Cristiana.

Giovanni non è Cristiano, viene prima, è la voce che grida nel deserto,è l'asceta , il visionario  è colui che riconosce la novità che avanza e si fa da parte.

In fondo Giovanni può rappresentare la figura del maestro o insegnante, che deve preparare il terreno per l'allievo ,poi deve sapersi fare da parte perchè cresca.

Non è facile per il maestro, per il genitore, per l'insegnante farsi da parte, diminuire affinchè l'allievo cresca, eppure è fondamentale.

In tutte le tradizioni lo sclerotizzarsi dei detentori del lignaggio, il loro rifiuto a lasciare spazio agli allievi porta a un irrigidimento che è necrotizzante, si uccide la linfa vitale dell'insegnamento che, come l'acqua, ha bisogno di scorrere, se no diviene stagnante e maleodorante.

Quando pongo alcuni punti interrogativi nei confronti dei "maestri" non è per la loro indubbia importanza ma per il rischio che c'è di eccessivo irrigidimento e sottomissione.Tutti abbiamo bisogno di guide, ma trovata la strada dobbiamo proseguire da soli, la guida deve farsi da parte.

Giovanni è l'archetipo del maestro che sa farsi da parte, che sa riconoscere chi dovrà sostituirlo e gli fa spazio.

Leggiamo in testi sacri con intelligenza e acume, facciamo in modo che ci parlino, che risuonino dentro di noi, indipendentemente dai nostri credo, che ci svelino un pò della loro saggezza ancestrale.

Leggiamo la Bibbia, il Corano, i Veda piuttosto che i Sutra Buddhisti con mente da principiante e sicuramente troveremo degli stimoli di riflessioni validi e profondi!


sabato 5 dicembre 2020

 " Bisogna essere abbastanza lucidi da conoscere se stessi e dare un giudizio"(Marguerite Yourcenar)

Il conoscere se stessi, il guardare noi stessi è l'inizio della pratica meditativa, quando ci sediamo sul cuscino semplicemente sentiamo noi stessi, osserviamo il viavai dei pensieri, delle sensazioni, non pensiamo a Dio, all'Assoluto , semplicemente stiamo con noi stessi.

Non è facile stare con noi stessi, siamo abituati a fuggire in mille modi : un libro, una telefonata, il pc, la tv ,ma quando meditiamo ci siamo solo noi, non si sfugge.Certo ci proveremo comunque, perdendoci in fantasticherie varie, progetteremo i prossimi decenni di vita, ma alla fine dovremo tornare a noi stessi.

Stare con noi stessi, fare amicizia con noi stessi è il punto fondamentale e poi lasciar andare.Conoscere noi stessi, i nostri processi mentali è importante e ancora di più lasciar andare il tutto e aprirci alla vita così come è, senza aggiungerci nulla , aspettative, desideri, fantasie, vanno lasciate andare.

Se conosciamo noi stessi, ci lasciamo andare, ecco che sorge un'apertura, di colpo possiamo andare oltre noi stessi e sperimentare quella bontà fondamentale, quell'equilibrio che è il fondamento stesso del nostro essere.

In fondo meditare non dovrebbe avere a che fare che la fantomatica illuminazione, ma con lo stare con noi stessi e con la vita così come è , totalmente consapevoli e aperti.

Nel Soto zen si enfatizza che già il sedere totalmente in meditazione è illuminazione, non va ricercato nient'altro.

Chi è un pò esperto sa bene che se ci aspettiamo qualcosa dalla pratica non succede mai o la creiamo noi e quindi non è autentica.

Sogyal Rimpoche ci diceva di ripeterci :" non sto meditando,sono solo seduto e non faccio nulla" proprio per limitare le proiezioni, gli attaccamenti, le aspettative nei confronti della meditazione, che rischiano di portarci fuori strada.

Sediamo e basta, osserviamo le sensazioni corporee, le emozioni, i pensieri poi lasciamoli andare, la nostra mente deve essere come un ampio orizzonte, ogni tanto sorge una nuvola, la osserviamo passare ,poi ritorniamo alla spaziosità del cielo.

La Yourcenar, da buona occidentale dice di dare un giudizio,in realtà non è per nulla significativo, se per caso un giudizio sorge va lasciato andare come ogni altro pensiero, non ha alcun valore intrinseco.

Gesù diceva di non giudicare se non si vuole essere giudicati, intendendo che il giudizio è una forma di pensiero particolarmente pericoloso perchè crea pregiudizio e tende a bloccare e cristallizzare chi o cosa si giudica.

Lasciamo andare anche il giudizio, di fronte alla vastità della vita e dell'essere ha ben poco significato.

Il lasciar andare e il lasciar essere sono i punti cardinale della pratica, se li impariamo anche solo in parte , il nostro approccio esistenziale cambierà radicalmente


 vangelo 9