giovedì 24 giugno 2021

 

Un'ode alla gratitudine di una poetessa che mi stupisce ogni volta.......


In quest’ora della sera

da questo punto del mondo

Ringraziare desidero il divino
labirinto delle cause e degli effetti
per la diversità delle creature
che compongono questo universo singolare
ringraziare desidero
per l’amore, che ti fa vedere gli altri
come li vede la divinità
per il pane e il sale
per il mistero della rosa
che prodiga colore e non lo vede
per l’arte dell’amicizia
per l’ultima giornata di Socrate
per il linguaggio, che può simulare la sapienza
io ringraziare desidero
per il coraggio e la felicità degli altri
per la patria sentita nei gelsomini

e per lo splendore del fuoco
che nessun umano può guardare
senza uno stupore antico

e per il mare
che è il più vicino e il più dolce
fra tutti gli Dèi
ringraziare desidero
perché sono tornate le lucciole
e per noi
per quando siamo ardenti e leggeri
per quando siamo allegri e grati
per la bellezza delle parole
natura astratta di Dio
per la scrittura e la lettura
che ci fanno esplorare noi stessi e il mondo

per la quiete della casa
per i bambini che sono
nostre divinità domestiche
per l’anima, perché se scende dal suo gradino
la terra muore
per il fatto di avere una sorella
ringraziare desidero per tutti quelli
che sono piccoli, limpidi e liberi
per l’antica arte del teatro, quando
ancora raduna i vivi e li nutre

per l’intelligenza d’amore
per il vino e il suo colore
per l’ozio con la sua attesa di niente
per la bellezza tanto antica e tanto nuova

io ringraziare desidero per le facce del mondo
che sono varie e molte sono adorabili
per quando la notte
si dorme abbracciati
per quando siamo attenti e innamorati
per l’attenzione
che è la preghiera spontanea dell’anima
per tutte le biblioteche del mondo
per quello stare bene fra gli altri che leggono
per i nostri maestri immensi
per chi nei secoli ha ragionato in noi

per il bene dell’amicizia
quando si dicono cose stupide e care
per tutti i baci d’amore
per l’amore che rende impavidi
per la contentezza, l’entusiasmo, l’ebbrezza
per i morti nostri
che fanno della morte un luogo abitato.

Ringraziare desidero
perché su questa terra esiste la musica
per la mano destra e la mano sinistra
e il loro intimo accordo
per chi è indifferente alla notorietà
per i cani, per i gatti
esseri fraterni carichi di mistero
per i fiori
e la segreta vittoria che celebrano
per il silenzio e i suoi molti doni
per il silenzio che forse è la lezione più grande
per il sole, nostro antenato.

Io ringraziare desidero
per Borges
per Whitman e Francesco d’Assisi
per Hopkins, per Herbert
perché scrissero già questa poesia,
per il fatto che questa poesia è inesauribile
e non arriverà mai all’ultimo verso
e cambia secondo gli uomini.
Ringraziare desidero
per i minuti che precedono il sonno,
per gli intimi doni che non enumero
per il sonno e la morte
quei due tesori occulti.

E infine ringraziare desidero
per la gran potenza d’antico amor
per l’amor che se move il sole e l’altre stelle.
E muove tutto in noi.

MARIANGELA GUALTIERI

domenica 20 giugno 2021

" L’uomo, come vive oggi, grosso modo, può essere definito con una caratteristica che gli è propria: il suo stato ansioso. L’uomo assorbe l’ansietà, come per osmosi, dalla cultura, dalla società in cui nasce e vive. In essa, si voglia ammettere o no, l’uomo viene equiparato ad ogni altro bene di consumo offerto dalla società. Questo ripugna alla natura profonda del suo essere uomo, anche se a livello più o meno cosciente, o forse anche fatalistico, accetta il suo ruolo di oggetto in questa società che gli crea sì conflitti, ma, al tempo stesso, gli offre gratificazioni a buon mercato, le quali non esigono troppo impegno e per nulla uno sforzo di riflessione. Tuttavia, a lungo andare e nei momenti di solitudine personale, si accorge che, pur vivendo in mezzo agli uomini, condividendo la loro vita, non esiste come uomo o perlomeno ben poco. Non avendo il coraggio di sottrarsi al dinamismo inumano di questa società in cui vive e che accetta, a livello personale, si sente diviso tra ciò che vorrebbe essere e ciò che deve fare. Questa situazione è il terreno su cui germogliano e maturano in abbondanza l’insicurezza, l’ansia, in altre parole, la nevrosi. Ovviamente, non è solo, né principalmente, la società la causa dell’inquietudine dell’uomo. In ultima analisi, la società è costruita dall’uomo, perché costituita da uomini. Non dobbiamo cadere nel facile luogo comune di attribuire alla società tutti i mali che travagliano l’uomo. La società è il terreno, ma l’uomo porta in sé il seme della sua distruttività, la paura di prendere coscienza di se stesso, dei suoi limiti. Come già diceva Pascal: “Nulla è più insopportabile all’uomo come l’essere in pieno riposo, senza passioni, senza faccende,  senza svaghi, senza occupazioni. Egli sente la sua nullità, il suo abbandono, la sua insufficienza, la sua dipendenza, la sua impotenza, il suo vuoto”. Di tutto questo l’uomo ha paura e, come Caino, fugge!" PADRE BERNARDO BOLDINI

Così scriveva qualche anno fa un monaco Trappista cogliendo nel segno: l'uomo è ansioso e autodistruttivo.

Siamo tutti coerciti dalla velocità di questa società iperproduttiva , diventiamo strumenti del perverso meccanismo  di produzione/consumo, siamo solo dei produttori e consumatori non più uomini.

 Tornare in noi stessi a noi stessi è la pratica spirituale così come è declinata nell'esperienza meditativa, facciamo amicizia con noi stessi, ritorniamo in contatto con la nostra vera natura che non è  distruttiva ma illuminata e saggia.

Noi fuggiamo dal mistero che ci abita, fuggiamo dai nostri limiti per non aprirci all'illimitato , non vogliamo che essere perennemente distratti dal confronto con noi stessi e con la nostra mortalità.

Pascal aveva ragione, mettere l'uomo in una situazione di silenzio e interiorità è disorientate se non terrorizzante per molti, eppure....dentro di noi c'è questa tensione verso un senso più profondo del vivere, verso l'ascolto del silenzio, dobbiamo solo imparare a riconoscerlo.

Abbiamo bisogno di essenzialità e silenzio ma, al contempo, li temiamo perchè ci mettono in discussione, scardinano le pseudo-certezze a cui siamo aggrappati.

Ieri una giovane studentessa mi ha detto che il suo sogno è diventare molto ricca perchè la ricchezza può aiutare ad essere felici ma, aggiungeva, sento anche una tensione verso la spiritualità che va in senso opposto, non so bene che direzione prendere.

Direi una descrizione precisa dello stato d'animo di molti, dilaniati fra la tensione all'avere e quella all'essere , presi da una angoscia esistenziale che non ha sbocco se non non in patologie ansiose.

Ad un certo punto dobbiamo riuscire a scegliere la nostra via, dobbiamo trovare un senso a questo nostro stare al mondo  finanche solo per la meraviglia di un fiore che sboccia o di una farfalla che vola sull'erba alta di un prato.

Ognuno troverà il suo senso: filosofico, religioso o estetico, l'importante che esca dall'ansia e dall'angoscia,che trovi un pò di pace e di apprezzamento per la vita.

La meditazione è uno dei tanti strumenti che possiamo utilizzare per giungere alla meta, l'importante e incamminarsi!



 

venerdì 18 giugno 2021

 Oggi ho trovato uno splendido documentario sui miei amati monaci del Monte Athos, l'avevo visto in inglese ma ora la televisione svizzera l'ha doppiato in italiano.

E' una immersione nella vita e nella spiritualità dell'Athos che, a mio avviso, ha un grande fascino, almeno per me che l'ho frequentato e che ho un "feeling" con certo Cristianesimo autentico.

Buona visione!


P.S.

qualcuno mi faceva notare l'assurdità del divieto di ingresso alle donne(anche per i maschi imberbi, cioè i bambini) all'Athos; francamente è un discorso spinoso ; il tutto nasce da secoli fa quando fu permesso ad alcune famiglie di pastori di entrare e pascolare sul monte col risultato che alcuni monaci si invaghirono delle pastorelle e buttarono la tonaca alle ortiche.....

Visti gli scandali sessuali(anche pedofili) del mondo cattolico , questa scelta dell'Athos è un tantino drastica ma, per quel che ne so, ha funzionato abbastanza....

L'ortodossia ha scelto i preti sposati e i monaci  reclusi per evitare problemi......

Certo sarebbe meglio un equilibrio fra maschile e femminile, una relazione saggia ed equilibrata , sarebbe un arricchimento per tutti ma, tant'è, nel retaggio vetero-cristiano il femminile è ancora il prototipo della tentatrice(Eva che fa mangiare la mela) , sarà dura toglierlo di mezzo.

Al netto di queste rigidità tradizionali(presenti in tutte le tradizioni, non solo nel Cristianesimo) , cerchiamo di cogliere ciò che di buono e saggio c'è: nel documentario c'è più di una parola di saggezza!

martedì 8 giugno 2021

 "Un bisogno fondamentale: questo è il senso di appartenenza. Ed è

al tempo stesso la risposta a una domanda. Ognuno di noi domanda a

se stesso: di che cosa faccio parte? E questa domanda è simile a

un’altra altrettanto fondamentale: chi sono io? Apparteniamo a una

famiglia, a un gruppo, a una società, a una categoria professionale, e

questo ci dà una ragione di esistere e ci definisce. Senza

quell’appartenenza ci sentiremmo un nulla. È difficile, forse

impossibile, sapere chi siamo, senza fare alcun riferimento agli altri.

Per questo l’appartenenza è un bisogno fondamentale, come il

bisogno di mangiare, di bere, o di avere un tetto sotto cui ripararsi." Piero Ferrucci

Come ho raccontato in vari dei miei libri, siamo fatti di incontri, apparteniamo ad una rete di relazioni che ci hanno forgiato, nel bene e nel male, siamo ciò che siamo grazie ad una serie di appartenenze.

L'altro giorno leggevo d una persona che giunta sulla cima di un monte si sentiva infastidita dalla croce sommitale, la cosa mi ha stupito perchè ognuno di noi, indipendentemente dal fatto che abbia scelto di non essere Cristiano, fa parte di una società e cultura in cui la croce ha un significato , negare questa semplice appartenenza culturale( lo stesso potremmo dire per i miti greci, per la Divina Commedia o per la musica di Vivaldi) è un negare se stessi,.

Troppo spesso ho incontrato persone che ,avendo incontrato l'Hinduismo , il Buddhismo o l'Islam, fanno di tutto per sradicarsi, per negare la propria occidentalità fino a perdersi in un delirio fanatico, è pericoloso, molto pericoloso.

Ognuno di noi è il prodotto della sua storia, dei suoi tempi, dei suoi incontri, delle sue scelte e al contempo è la natura vibrante del Rigpa, della natura della mente illuminata, che è oltre ogni condizionamento, siamo l'uno e l'altro contemporaneamente.

Potremmo dire che l'appartenenza è un aspetto del nostro relativo mentre la natura del Rigpa è l'assoluto,il nostro vivere è un continuo stare in equilibrio fra il relativo e l'assoluto senza mai negare nessuno dei due.

Dunque vivere coscienti che siamo quelli nati in quel posto, in quell'anno ,che hanno incontrato certe persone e al contempo essere la totale spaziosità, la totale apertura , l'infinito.

L'appartenenza , come tutto ciò che è connesso col relativo, è un limite, ma ,come diceva Lanza del Vasto, chi è senza limiti non può accedere all'illimitato, quindi celebriamo il limite, accogliamolo e impariamo da esso.

Anni fa ero ad un ritiro Buddhista con vari maestri Tibetani , tutto il giorno si alternavano meditazioni, insegnamenti e cerimonie con tanto di accompagnamento di trombe e cembali , che, devo ammettere, ho sempre trovato musicalmente sgradevoli; un giorno mi presi la libertà di andare in giro nei dintorni e trovai una antica chiesa romanica, entrai e , di colpo, mi sentii completamente a casa, appartenevo a quei muri, la spiritualità che ne trasudava mi era famigliare , mi sedetti in un angolo e piansi di gioia.

Non stavo ridiventando Cristiano, non negavo la mia adesione al Buddhismo Tibetano, era solo un fare amicizia con un mio retaggio ancestrale, era un riconoscere che una parte di me era radicata nell'occidente Cristiano ed era buono e bello.

Ritornai al ritiro pacificato e ancora più disponibile a farmi mettere in discussione dagli insegnamenti dei miei maestri Tibetani.

Dobbiamo quindi accettare le nostre appartenenze per poi poterle superare, come alberi ben radicati nel nostro suolo possiamo slanciare i nostri rami verso il cielo in mille direzioni, integrando relativo e assoluto.

Bisogna ,però, stare attenti a non attaccarci troppo alle appartenenze, l'attaccamento alla famiglia, al gruppo , al paese, può diventare un bozzolo avvolgente che non ci permette di uscire e dispiegare le ali come farfalle; si rimane bruchi per sempre e questo è un rischio che si corre spessissimo, anche ,e forse soprattutto, nell'ambito delle appartenenze religiose o spirituali.

Chi si blocca nel definirsi: Cristiano, Buddhista o Islamico rischia di non andare oltre la pur ricca tradizione a cui si sente di appartenere, non riesce ad accedere alla vera libertà dello spirito , finisce per rimanere in una spiritualità limitata e immatura.

Appartenere ed essere liberi dall'appartenenza, contemporaneamente, questa è la sfida!

 vangelo 9