martedì 30 novembre 2021

 Temo di cominciare a rompere le scatole con i miei vaneggiamenti, i numeri di visualizzazioni calano, dal che si deduce che forse è tempo di chiudere?

Leggevo un articolo in cui l'attrice Whoopi Goldberg  affermava che invecchiando ha trovato il coraggio di dire a conoscenti e pseudo-amici : " non c'è più spazio per voi nella mia vita" , in altre parole è riuscita a fare spazio e/o pulizia di tutti quei rapporti inutili che ci fanno perdere tempo ed energie.

Mi pare un atteggiamento molto sano, abbiamo sempre meno tempo davanti ed è stupido sprecarlo in frequentazioni inutili

come diceva il poeta Kavafis:

E se non puoi la vita che desideri

cerca almeno questo

per quanto sta in te: non sciuparla

nel troppo commercio con la gente

con troppe parole in un viavai frenetico.


Non sciuparla portandola in giro

in balía del quotidiano

gioco balordo degli incontri

e degli inviti,

fino a farne una stucchevole estranea.

Forse il fatto che alcuni abbiano scelto di non leggermi più rientra in questo fare pulizia, forse sono una compagnia inutile, bisogna farci i conti.

Credo che non dobbiamo solo liberarci dei rapporti"inutili" ma anche liberare gli altri della nostra presenza se intuiamo di essere "inutili" o poco significativi, sarebbe un bel gesto di attenzione e gentilezza che libererebbe gli altri dal doversi far carico di allontanarci.

Cerchiamo di rendere la nostra vita ricca e significativa e non una "stucchevole estranea".

C'è un tempo per ogni cosa, c'è anche quello di togliere il disturbo o di far togliere il disturbo..... anche questo va imparato!


sabato 27 novembre 2021

 Adesso pare ci sia questa nuova variante del covid che potrebbe "forare" i vaccini.....e un mio amico mi diceva ieri che fa molta fatica ad accettare questa situazione di continua incertezza ad una età, come ha detto lui, in cui si vorrebbe un pò di serenità, prima del tramonto.

Questa affermazione mi ha fatto riflettere su come siano forti le nostre aspettative, in ogni ambito, e come ci portino una gran dose di ansia e sofferenza.

Certo, vorremmo tutti una vecchiaia serena, senza troppi crucci e malanni, anche se assai raramente succede, vorremmo che i figli non ci creassero problemi e trovassero una buona via per la loro vita, vorremmo che le nostre storie d'amore non si logorassero ecc ecc. Vorremmo che la vita fosse sotto controllo, ma non è così!

Se tutto questo faticoso periodo ha qualcosa da insegnarci è proprio che non abbiamo controllo su nulla, che dobbiamo lasciare che l'acqua scorra e trovi il suo alveo.

Viviamo nell'incertezza? certo! Dobbiamo imparare a trovare un nostro equilibrio nel disequilibrio, un punto fermo interiore nel fluire della vita, tutto qui.

L'unico punto fermo possibile è l'abbandonarsi al fluire, è l'unico modo per stare a galla.

Non sempre è facile e non sempre ci riesce, almeno, però, proviamo a metterci in quella disposizione d'animo.

martedì 23 novembre 2021

 E se è vero che siamo soli,

siamo soli insieme , come sono soli

i fili d'erba, ma che esistono come campo.

A volte lo sento,

la miccia verde che ci accende,

il ronzio selvaggio che ci unisce, un ronzio interiore che ci ricorda la

nostra comune umanità.

Proprio come trentacinque trilioni di

globuli rossi si uniscono in un corpo

per diventare un solo sangue.

Proprio come centotrentaseimila

note compongono una sinfonia.

Soli come siamo, le nostre piccole voci si

intrecciano nell'unica grande conversazione.

Le nostre azioni sono essenziali

per l'unica storia infinita di ciò che significa

essere vivi. Quando ci sentiamo soli,

apparteniamo alla grande comunione

di chi a volte si sente solo:

noi siamo la polvere, la polvere che spera,

un sorgere di polvere, un fremito di polvere,

la polvere che danza nella luce

con ogni altra polvere, la polvere

che fa il mondo.

domenica 21 novembre 2021

Perdersi? Ritrovarsi?

 Oggi c'è una gran nebbia e mentre salivo il sentiero che ,poi, mi ha fatto sbucare in un tiepido sole, ripensavo al testo di Halifax Roshi che ho postato qualche tempo fa.

C'è poco da  fare, inevitabilmente ci troviamo sperduti, nel nostro vivere, perchè dobbiamo affrontare un lutto, una difficoltà, una pandemia o una guerra,i punti di riferimento svaniscono, come nella nebbia, il tutto diventa confuso e proviamo una sensazione di inquietudine.

Eppure se siamo consapevoli di esserci perduti, c'è una possibilità di rinascita, c'è la possibilità di ritrovarci.

Sbagliare, perdersi, non capire il nostro posto nel mondo è normale, abbiamo però sempre la possibilità di ritrovarci, di vedere una strada.

In ebraico biblico il verbo shûb (che è uno dei più usati nel testo sacro) che significa :volgersi, tornare , è la radice del termine Ghiur (conversione), convertirsi vuol dire ritrovarsi, trovare la giusta direzione, il nostro posto nel mondo.

Non possiamo ritrovarci se prima non ci siamo persi, non possiamo "convertirci" se prima non abbiamo sbagliato strada.

Di fondo c'è l'dea del "non sapere ", se pensiamo di "sapere" ecco che sorge l'arroganza e la chiusura,ma se sappiamo di non sapere ecco c'è la mente aperta del principiante, la  mente zen, come diceva Suzuki Roshi.

Bel vengano le nebbie, se poi potremo uscirne e rivedere il sole, l'importante è sapere che siamo persi e che dobbiamo ritrovare la via:

Alla fine è sempre la consapevolezza che fa la differenza!!! Cosa che dovremmo aver capito da un pezzo.


lunedì 15 novembre 2021

 piccola riflessione a bassa voce: ma i buddhisti nostrani hanno mai sentito parlare di impermanenza?

Questa riflessione sorge a fronte degli sforzi titanici di alcune comunità , a fronte della morte del Maestro, di rimanere vive e "tal quali", con una protervia e un attaccamento a ciò che è stato, sicuramente umanamente comprensibile ma buddhisticamente non giustificabile.

Tutto cambia, tutto è destinato a perire, compresi i centri di Dharma ,le associazioni spirituali e affini, un meditante dovrebbe averlo capito e digerito.....e invece.....

Il lasciar andare e il lasciar essere continuano ad essere lontani anni luce, 2500 anni di Buddhismo e il mondo va sempre peggio? Mah......


sabato 13 novembre 2021

 Il Maestro Engaku Taino, pioniere dello Zen in Italia ha lasciato il corpo.

L'ho conosciuto negli anni 70 e abbiamo sempre mantenuto i contatti(scrisse anche la prefazione ad un mio libro), era un vero uomo e un vero maestro, ci lascia un grande vuoto.

martedì 9 novembre 2021

 Facendo un'escursione con un vecchio amico, siamo saliti su un lungo sentiero e poi ci siamo persi. Ha poi preso il sopravvento. Anche lui si è perso e stava semplicemente camminando in cerchio. Lo sapevo perché finalmente ho guardato il mio gps. Abbiamo riso tutti. Errore continuo!

Entrambi eravamo convinti che stavamo andando nella direzione giusta. Abbiamo creduto in quello che stavamo facendo! Mi viene in mente un verso dell'Extensive Record di Dogen: “C'è il principio della Via che dobbiamo commettere un errore dopo l'altro” Sì, basta camminare in tondo!

Che meraviglia: non sapere! Kaz chiama questo fallimento continuo……..

Tracy Franz, che ha scritto: My Year of Dirt and Water, ha condiviso questo sul fallimento continuo" "C'è una parola, mayoi (迷い), che compare molto negli scritti buddisti - il dizionario ti dirà che significa "illusione" o “confusione” o “lo stato di smarrimento”. Per anni l'ho letto senza pensarci troppo. A volte è usato come l'opposto dell'illuminazione, quindi l'ho letto in quel modo, e poiché l'illuminazione sembrava molto più interessante che perdersi, ho pensato che fosse lì che dovevo concentrare la mia attenzione. Ma ci sono diversi modi di perdersi. C'è più di un tipo di mayoi.
Il primo modo per perdersi è sbagliare. …. il problema è che tu credi alla tua idea al riguardo, quindi non la metti più in discussione... Questo è il modo in cui di solito intendiamo mayoi: non solo perdersi, ma aggravarlo insistendo sul fatto che non lo siamo.
Il secondo modo per perdersi è sapere, profondamente, che non sai dove sei. O che non sai come arrivare dove stai andando. O che non conosci la risposta. ….Gli insegnanti sono ovunque. Gli indizi sono ovunque. Può essere frustrante, persino spaventoso. Ma è anche molto approfondito. Questa è l'altra mayoi: perdersi completamente, e saperlo.
Pensare di non esserti perso è molto più pericoloso che sapere di esserlo. Essere sicuri di non perdersi garantisce errore dopo errore, per definizione, quindi se vogliamo, possiamo interpretare l'affermazione di Dogen in questo modo semplice. Non sappiamo ciò che non sappiamo, quindi in ogni momento lavoriamo a partire da presupposti e schemi che non sono considerati, non messi in discussione".

Una volta una studentessa mi disse che non si sarebbe mai scusata. Forse pensava di avere sempre ragione, di non aver mai commesso errori, di non essersi mai persa, di non aver bisogno di assumersi la responsabilità, o forse non sentiva di avere la sicurezza di mangiare la colpa.
Ero un po' sorpreso. Ho sorriso e condiviso con lei che mi sembra di scusarmi tutto il tempo….. Sono abbastanza sicuro di essere sempre un po' perso……… È così che io e Noah camminiamo: perdersi, un errore continuo, scusarsi sempre; finiamo in una caduta mortale; sbaglio! Nello spartiacque sbagliato: errore! Ma che bello, un fungo, o lampone rosso sangue, o avvistamento alce: errore continuo……. Mi dispiace tanto! Infatti!
Non l'Amy Schumer che si picchia: "Mi dispiace", ma il tipo di scuse che è privo di appiccicosità, che è coraggioso, che ingoia facilmente la colpa.

Dopo aver trascorso così tanto tempo in Giappone, ho imparato negli anni che chiedere scusa sembra essere un modo per affermare un contratto sociale che include rispetto, gratitudine, responsabilità, non sapere e intimità. Una sorta di testimonianza di umiltà: “Sumimasen” significa mi dispiace, mi scusi, ma anche grazie!

Di recente ho letto un articolo del prete buddista Gesshin Greenwood. Ha iniziato l'articolo con queste parole: “In Giappone, mia sorella del Dharma una volta chiese a un monaco: 'Qual è il punto più importante del Buddismo?' «Grazie, e mi dispiace», disse.
Nel contesto della cultura giapponese, il significato di questo è chiaro. Riguarda il contratto sociale che ci unisce tutti, la gratitudine e il nostro impatto sugli altri. È dare e ricevere una relazione di cura. Questa relazione di cura viene eseguita, ancora e ancora, attraverso cerimonie. Nel convento in cui mi sono formato, abbiamo imparato le cerimonie sia per riconoscere la gratitudine (ad esempio, la cerimonia annuale che le monache Soto eseguono per onorare il ruolo di Ananda nell'aiutare le donne ad entrare nel sangha buddista) sia per pentirsi (una cerimonia bimestrale in cui scusarci per le nostre colpe e rimetterci ai precetti). Queste cerimonie più grandi sono state il modo più grande ed esplicito in cui abbiamo imparato a esprimere gratitudine e pentimento, anche se siamo stati incoraggiati a farlo anche in piccole azioni quotidiane.

Questo è il cuore vasto che si manifesta nella pratica autentica quando ci assumiamo la responsabilità di tutto in modo disinteressato, in un modo che è una manifestazione di dignità, coraggio e non conoscenza. Quando mangiamo la colpa………

JOAN HALIFAX ROSHI

mercoledì 3 novembre 2021

Ho avuto le mie delusioni; se ti eserciti abbastanza a lungo, sorgono delusioni. Nessuno è un santo, e questo di per sé è un insegnamento importante." EVE MARKO

Così scrive Eve, nota maestra Zen americana, ponendo l'accento su un fatto fondamentale: nessuno è un santo!

Qualche giorno fa un'amica mi scriveva del suo disappunto nei confronti di praticanti che non erano in grado di gestire situazioni dolorose o problematiche, ecco una delle delusioni di cui parla Eve.

Purtroppo cadiamo spesso nell'errore di pensare che la pratica meditativa risolva tutto, la pratica è potente ma non onnipotente, se le fondamenta umane e psicologiche non sono solide  non è che può far miracoli.

Le cadute verticali di grandi e famosi maestri beccati con le dita nella marmellata per faccende di soldi ,alcool  o sesso ci fanno capire che se certi nodi sono irrisolti la meditazione, da sola, non è che può aggiustare tutto, a volte va associata ad una terapia e comunque, nessuno diventa "perfetto" o "santo" ,si rimane umani e quindi fallibili.

Ci vuole una tensione verso una sempre maggiore integrazione fra pratica e vita ma anche compassione per gli errori che,inevitabilmente, tutti fanno.

Rimaniamo delusi quando ancora abbiamo una visione "magica" della pratica e aspettative esagerate....quando accettiamo che è tutta una cosa "domestica", come diceva Trungpa Rimpoche, allora possiamo sviluppare un autentico apprezzamento non scevro da senso critico e humor , nei confronti della pratica, dei maestri, dei compagni e,ovviamente, di noi stessi, e questo diventa veramente liberatorio, alleggerisce il nostro modo di affrontare le cose.



martedì 2 novembre 2021

Cari amici pensiamoci:

mentre eravamo ancora nel corpo di nostra madre abbiamo dovuto imparare a lasciare e uscire,ad abbandonare e partire.È il nostro destino dalla nascita alla morte,ma noi possiamo vivere queste partenze e distacchi come un ricominciare non come una perdita."(Enzo Bianchi)

Vivere i distacchi, i lutti non come perdita ma come opportunità di rinascita/rinnovamento, una prospettiva stimolante e vivificante per ognuno di noi che, nella propria esperienza esistenziale, ha vissuto e dovrà vivere distacchi più o meno "grandi" o dolorosi.

Il Buddha diceva che la vita è sofferenza e questa sofferenza è, in buona parte, provocata dalla nostra incapacità di accogliere l'impermanenza, dal nostro attaccarci e irrigidirci ,dall'incapacità di elaborare i lutti.

"Lasciar andare e lasciar essere" ,ecco i mantra che dovremmo ripeterci in continuazione per poter essere in grado di rinascere/ricominciare dopo ogni perdita o distacco.

Lasciare che le cose siano come sono senza attaccarsi e aggrapparsi , lasciare che ciò che deve andare vada e ciò che deve venire venga.

Ci sembra qualcosa di innaturale, abituati come siamo a voler controllare/possedere/gestire, eppure è la legge stessa della vita: tutto ciò che viene deve poi andarsene per permettere ad altre cose di subentrare.

Dobbiamo solo lasciarci andare al ritmo/respiro della vita senza cercare di bloccarlo e ostacolarlo, questo è il segreto della rinascita/rinnovamento.

 vangelo 9