sabato 24 luglio 2021

 Lanza del Vasto(Shantidas), uno dei miei amati maestri, diceva di guardarsi dai "piccoli perfetti concentrati" , cioè da quelli che credono di aver capito tutto, di essere più saggi e illuminati degli altri, quelli che pensano di avere un rapporto particolare con Dio e chi più ne ha più ne metta.

Se leggiamo certi siti e forum (buddhisti, cristiani, new age) ne troviamo a bizzeffe, che si riempono la bocca di paroloni, di conoscenze raccogliticce; per non parlare dei deliranti che si ritengono illuminati o che pensano di aver avuto u messaggio da Dio in persona.

Alla larga! 

Ogni saggezza che non sa mettersi in discussione, che non conosce il dubbio non è vera saggezza , ogni pensiero che non dubiti di se stesso è pura spazzatura  o fanatismo.

Ogni esperienza interiore andrebbe validata da un maestro esperto, perchè potrebbe essere autosuggestione o psicosi , ogni slancio mistico deve confrontarsi con la realtà del quotidiano .

Nella mia piccola esperienza i veri maestri, i veri saggi, erano persone semplici e dirette, piene di humor e aperte al dubbio , parlavano in modo semplice e senza barocchismi intellettuali.

Vi prego.....non pensate mai essere arrivati, di aver capito tutto perchè, citando San Gregorio di Nissa, "se Dio è infinito, per quanto se ne conosca rimane un altro infinito da conoscere"

Mettete Vita o Essere al posto di Dio, se preferite, ma il discorso rimane lo stesso.


mercoledì 21 luglio 2021

 Bisogna stare attenti alle parole, le parole sono importanti.....

Il termine gratificazione è direttamente connesso con l'ego e i suoi desideri (Senso e stato di appagamento, di piena soddisfazione, di contentezza di sé o della propria condizione - dal Treccani) non ha nulla che fare con la pace interiore o la realizzazione.

Quando Perls diceva che non siamo venuti il mondo per gratificare o essere gratificato intendeva che non dobbiamo cadere nella rete dell'ego, ci dobbiamo liberare da questo aspetto infantile che vuole risposta immediata ai nostri desideri.

La compassione è altra cosa, non è gratificare l'ego dell'altro, ma aiutarlo ad andare al di là dell'ego o almeno ridimensionarlo , se no è ciò che Trungpa Rimpoche chiamava : compassione idiota, cioè un comportamento che rafforza il gioco egoico dell'altro.

venerdì 16 luglio 2021

 "Io non sono venuto al mondo per gratificare te e tu non sei venuto al mondo per gratificare me" Fritz Perls

Questa frase che Fritz faceva recitare prima dei gruppi Gestalt che guidava  mi è tornata in mente ieri, riflettendo sulle aspettative/proiezioni che noi mettiamo in campo nei confronti degli altri e che gli altri mettono in campo nei confronti nostri.

E' stupefacente quanto desideriamo e pretendiamo di essere gratificati dagli altri e, oltretutto, senza capacità di attesa, come bambini di pochi anni, vogliamo tutto e subito  senza la minima attenzione ai bisogni e tempi dell'altro.

Viviamo come se solo noi e i nostri bisogni /desideri esistessero; solo i nostri problemi sono importanti e gravi , solo il nostro tempo è prezioso.

Come bambini capricciosi ci muoviamo nel mondo pretendendo che tutto si adegui al nostro desiderio/bisogno.

Delirio egoico? Chiamiamolo come vogliamo, sta di fatto che è uno dei comportamenti più diffusi e  crea una incredibile dose di sofferenza.

Ricordarci che nessuno è tenuto ad gratificare gli altri è importantissimo per uscire da questo meccanismo spaventoso, solo rendendoci conto che ognuno di noi è libero e chiamato solo a percorrere la propria via ( fatta salva la gentilezza e la compassione...che però devono sorgere spontaneamente) possiamo trovare la giusta distanza dall'altro.

Se mi sento in obbligo di gratificare l'altro finisco per castrarmi e provare una sensazione di claustrofobia che non mi permette di vivere.

Allo stesso modo se costringo l'altro a gratificarmi, lo castro e lo soffoco.

La relazione sana e creativa è fra due esseri liberi che liberamente si incontrano, si gratificano oppure no , senza pretese o aspettative, è ciò che dovrebbe sperimentarsi nel rapporto maestro/discepolo ( purtroppo il più delle volte non è così e si finisce in rapporti fusionali e malati) per poi riportarlo in ogni esperienza relazionale.

Si dice che al maestro bisogna avvicinarsi in modo oculato,come con un falò, non troppo vicino perchè ti bruci, non troppo lontano perchè non sentiresti il calore.

Questa giusta distanza è ciò di cui abbiamo bisogno per non pretendere dagli altri nè farci risucchiare dalle loro pretese.

venerdì 9 luglio 2021

 "Le vere amicizie si accendono quando rendono possibile il racconto reciproco della vita:solo quelli cui possiamo raccontare tutto di noi sono autentici amici,solo quelli che accolgono le nostre debolezze sono degni della nostra fiducia. Gli amici, donne o uomini, sono il “sole”!" ENZO BIANCHI

Mi sono imbattuto in questo tweet di Bianchi e ,devo ammetterlo, l'ho trovato molto vero e centrato anche se.....un dubbio mi sorge.

Se è vero, come è certamente vero, che l'amicizia autentica è lì ove possiamo raccontare ogni aspetto di noi , sicuri di essere accolti e non giudicati, allora quanti amici abbiamo?

Lo dico con un pò di amarezza ma anche con un pò si sano realismo:quante volte nella vita abbiamo potuto/saputo metterci a nudo con qualcuno?

Qualcuno forse mai, altri una volta o due.

Siamo tutti così intrappolati nei nostri personaggi/ruoli che smascherarci è difficilissimo e durissimo, spesso fingiamo anche con lo psicoterapeuta.

Credo ci sia da riflettere per capire se e come viviamo le nostre "amicizie" e quanto esse siano autentiche e vitalizzanti .

Temo che per molti il risultato di questa riflessione porti ad un esito negativo: non abbiamo vere amicizie.

Se guardo ai giovani mi pare che le relazioni siano ,più che altro, superficiali, basate solo sulla gratificazione reciproca e la condivisione di cose inessenziali, ma forse mi sbaglio, e pure noi diversamente giovani(per non dire vecchiotti) spesso non è che andiamo molto meglio.

Sull'amicizia e la capacità di aprirci credo ci sia un gran lavoro da fare, forse è tempo di iniziare!
















giovedì 1 luglio 2021

 Oggi leggevo un articolo su come sono cambiate le relazioni(anche sessuali) con la pandemia, con una crescita esponenziale dell'uso dei "social".

Alla faccia di chi teorizzava una maggiore attenzione al silenzio e all'interiorità!

Pare, ammesso che il giornalista sia ben informato,che ci sia una sempre maggiore fuga nel virtuale perdendo sempre più di vista il reale.

Se la meditazione è connettersi col reale, stare con ciò che c'è, temo stiamo andando in tutt'altra direzione.

Senza demonizzare il web, è importante saper discernere il virtuale dal reale e capire che solo il reale può darci veramente qualcosa. 

L'altra sera ero seduto col mio amico contadino sotto la vigna a chiacchierare un pò e lui, saggiamente, mi ha detto :"non è bello stare qui a parlarsi guardandosi negli occhi, invece di tenere il naso nel telefono?"

In effetti era bello, piacevole e vero.....che dire di più?

Mi auguro che il giornalista si sbagli o che sia un momento passeggero da cui ci risveglieremo presto , oppure il rischio di dare un'altro duro colpo alla nostra già precaria "umanità" è molto alto.

La pandemia dovrebbe farci riscoprire l'essenziale non spingerci nell'inessenziale.....ma tant'è, noi uomini "sapiens"(ma sarà vero?) siamo bravissimi a rovinarci la vita, individualmente e socialmente, siamo dei distruttori nati ,quindi tutto può essere.

Voglio continuare a sperare che la natura di illuminazione che sta in ognuno di noi si faccia sentire!

 vangelo 9