lunedì 21 dicembre 2020

 Immanenza o trascendenza? questo è il problema! 

Quando mi trovo a confrontarmi con praticanti di religioni teistiche(vedi incontri interreligiosi) , spesso salta fuori l'affermazione che il Buddhismo è privo del senso di trascendenza, cosa per loro fondamentale, affermazione quanto meno imprecisa e discutibile.

Verissimo che non ci si esprime sull'esistenza di un Dio, verissimo che si ritiene che l'uomo possa "salvarsi" da solo e non necessiti di salvatori esterni,ma non è è vero che non ci sia il senso del Mistero.

Un vecchio missionario mi diceva che se chiedi ad un bambino occidentale dove è Dio indica il cielo, se lo chiedi ad uno indiano indica il proprio cuore,segno che, trascendenza e immanenza ,sono dati culturali e non sostanziali, in altri termini percepiamo il Mistero della Vita in modi differenti a seconda del contesto culturale in cui siamo cresciuti.

L'idea/percezione/esperienza che ci sia qualcosa che va oltre la nostra mente/emotività superficiale è assolutamente presente nella pratica/dottrina Buddhista, nello Dzogchen la chiamiamo Rigpa, in altri lignaggi natura di Buddha(natura risvegliata) ecc.,che è l'essenza stessa del nostro essere, la mente/consapevolezza originaria , che sicuramente trascende la nostra piccola mente discriminante superficiale,pur includendola..

La grande mente risvegliata non nega la piccola mente oscurata, fondamentalmente è la medesima energia ,tant'è che l'esperienza del risveglio è percepire che tutto è spaziosità,libertà ed energia pura.

Se poi per trascendenza intendiamo un Essere  Superiore fuori di noi, una Io Superiore che determina le nostre vite e che interviene nella storia, allora il Buddhismo non lo contempla,anzi, ritiene questa idea una sorta di "infanzia" spirituale in cui ancora non si vuole/riesce assumere la responsabilità della nostra vita.

Ovviamente ognuno è libero di vivere la propria spiritualità come meglio crede e riesce, ogni approccio e legittimo , non penso che chi non accetta un Dio esterno sia meglio di chi lo accetta o viceversa, sono solo modi di vedere differenti che portano a pratiche differenti.

Ognuno, in ultima analisi, deve essere "luce a se stesso" ,come diceva il Buddha, solo così si risveglia quel maestro interiore che, solo, può portarci alla saggezza e alla liberazione.

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