venerdì 30 dicembre 2022

 “La depressione è una signora in nero, quando appare non bisogna scacciarla ma invitarla alla nostra tavola per ascoltare cosa ci dice.”

C. G. Jung
Vero, verissimo, non sempre così facile.
Ogni tipo di disagio psichico, dalla blanda malinconia alla depressione più cupa, è un segnale di qualcosa che si è bloccato nell'equilibrio di Corpo,Parole e Mente , fare finta che non ci sia o guardare da un'altra parte è inutile e dannoso, dobbiamo,invece, imparare a stare con la sensazione e cercare di capire cosa vuole dirci.
Tutta la pratica meditativa(così come quella psicoterapeutica) si fonda sullo stare con ciò che c'è, nell'affrontare in modo diretto, coraggioso e non giudicante ciò che sorge in noi.
Meditare è difficile non perchè i pensieri ci disturbano o le gambe incrociate dolgono, ma perchè noi cerchiamo sempre di sfuggire a ciò che c'è, a maggior ragione quando è sgradevole.
Stare in piena consapevolezza con le sensazioni che sorgono, senza giudicarle, senza seguirle o scacciarle è l'essenza della pratica, niente di mistico o magico, solo stare con ciò che c'è osservandolo in modo chiaro e distaccato.
Si impara moltissimo ,su se stessi e sulla vita, con  questa nuda osservazione......

lunedì 26 dicembre 2022

Una vecchia intervista a Tiziano Terzani e signora fatta da una piccola tv locale ; come sempre Tiziano butta lì riflessioni semplici ma profonde, come quella sul fermarsi e quella sull'impegnarsi..Quando ascolto Tiziano, ma anche tanti altri "maestri" mi rendo conto di come certi discorsi possano sembrare banali, mentre ,invece, hanno dietro una profondità che sfugge all'ascoltatore superficiale. In realtà anche gli insegnamenti del Buddha, al netto dello stile antico e culturalmente distante, possono sembrare eccessivamente semplici, ma proprio per questo sono così difficili da vivere in pienezza.
Provate a cercare di fermarvi sul serio(esteriormente ed interiormente) o ad impegnarvi in qualche rapporto(d'amore, di amicizia, di discepolanza) come ci suggerisce Tiziano e vedrete quanto sia difficile e per nulla banale.
Alla fin fine le verità sono molto semplici e proprio per questo quasi impossibili per molti di noi, forse perchè siamo troppo complessi.
Comunque mi riconosco in ciò che dice Tiziano, pure io non ho risposte, continuo a porre domande......e non è poco.



 

martedì 20 dicembre 2022

Non sono un fan del Natale, per vari e svariati motivi, ma se lo si interpreta come fa Enzo Bianchi nel testo che vi presento, allora la cosa cambia.

Abbiamo tutti bisogno di miti e di riti e tutti abbiamo bisogno di speranza , di credere che ci sia la possibilità di una vita più vera e piena.

Allora ben venga il Natale, in questa accezione....e che sia gravido di positività per tutti noi.

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 Nel sapiente e poetico testo di Antoine de Saint-Exupéry, la volpe dice al principe: “Ci vogliono i riti, ovvero ciò che rende un giorno diverso da altri giorni, un’ora diversa da altre ore”. Proprio per questo, ormai vicini al Natale, la festa più sentita e celebrata nel nostro occidente, nelle notti più lunghe dell’anno noi cerchiamo di rendere luminosi questi giorni con migliaia di luci che dovrebbero creare un’atmosfera “altra”, gioiosa, nelle nostre città e nelle nostre case.Le luminarie erano già presenti al tempo dei romani, prima che il cristianesimo si impadronisse di questa ricorrenza del “sole invincibile” per farne la memoria della nascita di Gesù, il Salvatore dei cristiani, confessato come “sole che non tramonta” e “luce del mondo”. Dunque, Natale è festa della luce che vince le tenebre, simbolo di un evento atteso e desiderato da gran parte dell’umanità: accendere molte luci è fare resistenza all’oscurità, è affermare che le tenebre non riescono a sopraffare la luce, è invito a fare festa insieme.Si diceva nei mesi scorsi che quest’anno, a causa della crisi energetica che si è abbattuta sul nostro paese, non ci sarebbero stati i soliti addobbi luminosi nelle città anche come segno di solidarietà con quelli che soffrono in modo terribile il freddo, soprattutto in Ucraina. Ma poi tutto è stato predisposto come gli altri anni forse perché non sappiamo essere conseguenti con le emozioni che proviamo e arriviamo anche a manifestare con generosità di sentimenti, e forse perché far festa anche nei giorni cattivi ci può aiutare ad aprire l’umile speranza di un orizzonte luminoso.Questo Natale arriva come un Natale di guerra, un Natale nel quale ci sono tutti i segni che la pandemia non è ancora del tutto sconfitta, in un’ora di grave crisi politica nel nostro paese per la mancanza di uomini e donne che abbiano senso di responsabilità, siano esperti dell’arte del governare, nutrano una visione sul futuro della nostra società e testimonino un’etica che sia in grado di contrastare ogni forma di corruzione. In questi giorni non è facile festeggiare, a meno di restare superficiali, non vulnerabili dalle situazioni di sofferenza e di ingiustizia che sembrano cancellare ogni speranza. Ubriacati dal clima festoso non ci indigniamo più per la guerra in Ucraina, per i migranti che continuano a morire nel Mediterraneo e sulle fredde rotte europee, per la persecutoria oppressione delle donne in Iran, per i maltrattamenti subiti dai carcerati nelle nostre prigioni. Come si può celebrare Natale senza essere consapevoli di queste realtà in cui siamo immersi e delle quali in certi casi siamo anche responsabili?

Mi rincuora il fatto che il Natale, per i cristiani, non dovrebbe essere la festa della nascita di Gesù: si festeggia il fatto che lui è il Veniente che viene a portare giustizia, liberazione, pace per tutte le vittime della storia, per tutti quelli che desiderano, invocano, attendono un cambiamento della loro condizione! Se il Natale ha un significato veramente cristiano è questo: non è solo una festa per Gesù che nasce, sarebbe regressione psicologica e spirituale, ma è soprattutto una festa per il Messia che viene a reintegrare nella pienezza della vita tutti quelli che ne sono privi.Natale è festa di speranza per tutti quelli che, cristiani o non cristiani, vogliono che il mondo cambi.

ENZO BIANCHI

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domenica 18 dicembre 2022

 "La vera generosità verso il futuro sta nel dare tutto al presente" A. Camus

Troppo spesso siamo concentrati sul futuro, su ciò che dovremo vivere , su ciò che ci aspetta e ci dimentichiamo di ciò che stiamo vivendo ORA.

Joko Beck diceva sempre di stare con la sensazione presente, gradevole o sgradevole, senza fughe in avanti, stare con ciò che si prova in questo momento.

Dare tutto al presente è dare tutta la nostra attenzione/consapevolezza a ciò che stiamo sperimentando , e,oltretutto, è l'unico modo per creare fondamenta per il futuro.

La pratica meditativa è questo dare tutto al presente, stare con ciò che c'è senza sfuggirlo, senza giudicarlo , accogliendolo come un dono.

E' un lavoro faticoso, perchè è così facile crogiolarci nel passato o proiettarci nel futuro, eppure è l'unica chance che abbiamo.

Diamo tutto al presente e il futuro si farà da sè!


a proposito di percezione del presente ,un video de Neva Papachristou

sabato 17 dicembre 2022

 Sicuramente la conoscete, certo è che tutte le volte che la rileggo ne sento la potenza , mistica ed ecologica, percepisco la grandezza di chi sapeva vivere con saggezza e dignità su questa terra , rispettandola e imparando da essa.

I nativi americani hanno molto da insegnarci e Dudjom Rimpoche disse che trovava molte affinità fra la spiritualità tibetana e quella Lakota.

Scoprite e riscoprite questa parole di saggezza, ne abbiamo un disperato bisogno!

Ne abbiamo bisogno in un mondo ove ogni cosa è in vendita, anche la spiritualità(basta vedere il business che c'è attorno alle varie forme di meditazione) , per non parlare di ogni altro aspetto del nostro mondo e della nostra vita, la gratuità pare scomparsa, tutto ha un prezzo......

Eppure tutto ciò che veramente conta non si può comprare e, come dice il piccolo principe: l'essenziale è invisibile agli occhi.

Lettera di Capo Seattle

"Come potete acquistare o vendere il cielo, il calore della terra? L'idea ci sembra strana. Se noi non
possediamo la freschezza dell'aria, lo scintillio dell'acqua sotto il sole come e' che voi potete
acquistarli? Ogni parco di questa terra e' sacro per il mio popolo. Ogni lucente ago di pino, ogni riva
sabbiosa, ogni lembo di bruma dei boschi ombrosi, ogni radura ogni ronzio di insetti e' sacro nel
ricordo e nell'esperienza del mio popolo. La linfa che cola negli alberi porta con sé il ricordo
dell'uomo rosso. Noi siamo una parte della terra, e la terra fa parte di noi. I fiori profumati sono i
nostri fratelli, il cavallo, la grande aquila sono i nostri fratelli, la cresta rocciosa, il verde dei prati, il
calore dei pony e l'uomo appartengono tutti alla stessa famiglia. Quest'acqua scintillante che scorre
nei torrenti e nei fiumi non e' solamente acqua, per noi e' qualcosa di immensamente significativo:
e' il sangue dei nostri padri.
I fiumi sono nostri fratelli, ci dissetano quando abbiamo sete. I fiumi sostengono le nostre canoe,
sfamano i nostri figli. Se vi vendiamo le nostre terre, voi dovrete ricordarvi, e insegnarlo ai vostri
figli, che i fiumi sono i nostri e i vostri fratelli e dovrete dimostrare per fiumi lo stesso affetto che
dimostrerete ad un fratello. Sappiamo che l'uomo bianco non comprende i nostri costumi. Per lui
una parte di terra e' uguale all'altra, perché e' come uno straniero che arriva di notte e alloggia nel
posto che più gli conviene. La terra non e' suo fratello, anzi e' suo nemico e quando l'ha conquistata
va oltre, più lontano.
Tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, come se fossero semplicemente delle cose da
acquistare, prendere e vendere come si fa con i montoni o con le pietre preziose. Il suo appetito
divorerà tutta la terra e a lui non resterà che il deserto.
Non esiste un posto accessibile nelle città dell'uomo bianco. Non esiste un posto per vedere le foglie
e i fiori sbocciare in primavera, o ascoltare il fruscio delle ali di un insetto. Ma forse e' perché io
sono un selvaggio e non posso capire. Il baccano sembra insultare le orecchie. E quale interesse può
avere l'uomo a vivere senza ascoltare il rumore delle capre che succhiano l'erba o il chiacchierio
delle rane, la notte, attorno ad uno stagno?
Io sono un uomo rosso e non capisco. L'indiano preferisce il dolce suono del vento che slanciandosi
come una freccia accarezza la faccia dello stagno, e preferisce l'odore del vento bagnato dalla
pioggia mattutina, o profumato dal pino pieno di pigne. L'aria e' preziosa per l'uomo rosso, giacché
tutte le cose respirano con la stessa aria: le bestie, gli alberi, gli uomini tutti respirano la stesa aria.
L'uomo bianco non sembra far caso all'aria che respira. Come un uomo che impiega parecchi giorni
a morire resta insensibile alle punture. Ma se noi vendiamo le nostre terre, voi dovrete ricordare che
l'aria per noi e' preziosa, che l'aria divide il suo spirito con tutti quelli che fa vivere.
Il vento che ha dato il primo alito al Nostro Grande Padre e' lo stesso che ha raccolto il suo ultimo
respiro. E se noi vi vendiamo le nostre terre voi dovrete guardarle in modo diverso, tenerle per sacre
e considerarle un posto in cui anche l'uomo bianco possa andare a gustare il vento reso dolce dai
fiori del prato. Considereremo l'offerta di acquistare le nostre terre.
Ma se decidiamo di accettare la proposta io porrò una condizione: l'uomo bianco dovrà rispettare le
bestie che vivono su questa terra come se fossero suoi fratelli. Che cos'e' l'uomo senza le bestie?
Se tutte le bestie sparissero, l'uomo morirebbe di una grande solitudine nello spirito. Poiché ciò che
accade alle bestie prima o poi accade anche all' uomo. Tutte le cose sono legate tra loro. Dovrete
insegnare ai vostri figli che il suolo che essi calpestano e' fatto dalle ceneri dei nostri padri.
Affinché i vostri figli rispettino questa terra, dite loro che essa e' arricchita dalle vite della nostra
gente. Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri: la terra e' la madre di tutti
noi. Tutto ciò che di buono arriva dalla terra arriva anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano
sulla terra, sputano su se stessi. Noi almeno sappiamo questo: la terra non appartiene all'uomo,
bensì e' l'uomo che appartiene alla terra. Questo noi lo sappiamo. Tutte le cose sono legate fra loro
come il sangue che unisce i membri della stessa famiglia. Tutte le cose sono legate fra loro. Tutto
ciò che si fa per la terra lo si fa per i suoi figli. Non e' l'uomo che ha tessuto le trame della vita: egli
ne e' soltanto un filo. Tutto ciò che egli fa alla trama lo fa a se stesso. C'e' una cosa che noi
sappiamo e che forse l'uomo bianco scoprirà presto: il nostro Dio e' lo stesso vostro Dio. Voi forse
pensate che adesso lo possedete come volete possedere le nostre terre ma non lo potete. Egli e' il
Dio dell'uomo e la sua pietà e' uguale per tutti: tanto per l'uomo bianco quanto per l'uomo rosso.
Questa terra per lui e' preziosa. Dov'e' finito il bosco? E' scomparso. Dov'e' finita l'aquila? E'
scomparsa. E' la fine della vita e l'inizio della sopravvivenza".

sabato 10 dicembre 2022


Un bell'insegnamento di Neva Papachristou insegnante di Vipassana





 

 

Qualcuno( a seguito del post precedente), come ovvio, mi ha fatto presente che non ha senso parlare di bontà fondamentale e non parlare di Dio....in primis nessun credente è obbligato a leggere ciò che io e tutti gli altri Buddhisti scrivono, omettendo, per ovvi motivi, il discorso di Dio.....a seguire , se il termine bontà è per voi troppo legato all'idea di Dio( ma è un termine scelto da Trungpa Rimpoche per tradurre il concetto di Alaya), possiamo usare sanità fondamentale o purezza.....

L'dea di Dio , come un essere personale che interviene nella storia, tipico della cultura Giudeo-Cristiana, non è ,in alcun modo, presente nell'esperienza del Dharma; personalmente penso (ma anche molti maestri hanno detto lo stesso,anche cristiani) che spesso sia  solo una proiezione dei nostri desideri (il vero Dio è indicibile e inimmaginabile dice Odile van deth----biblista e teologa) e nulla ha a che fare con l'Assoluto.

Dire che Dio è buono......è solo un proiettare i nostri desideri, molto meglio l'dea del Dio Hindu che è ha in sè il bene e il male, la creazione e la distruzione , in modo non duale.

Dopo di che ognuno crede ciò che vuole , ma non si può pretendere che io  scriva di cose che non credo , e di cui non ho esperienza,  la fede è grazia(come insegna il catechismo e non scelta.,come dovrebbero ben sapere i "credenti"....o ti viene data oppure non è che te la puoi creare) e io questa grazia non l'ho ricevuta......abbiate pietà di me!!!

giovedì 8 dicembre 2022

 "C'è uno stato fondamentale di esistenza che è fondamentalmente buono e su quello

possiamo fare affidamento. C'è spazio per rilassarsi, per aprirsi. Possiamo fare

amicizia con noi stessi e con gli altri. Questa è la virtù fondamentale

di alaya, o bontà fondamentale. " Chogyam Trungpa

Quando pensiamo a noi stessi, forse perchè influenzati da un certo pensiero dualistico di stampo giudeo-cristiano-aristotelico, tendiamo a soffermarci sui difetti(peccati?) , sui problemi e sulla carenze invece che sulla bontà fondamentale, cioè la qualità intrinsecamente illuminata del nostro essere o mente.

Trungpa Rimpoche insisteva sul riconoscere alaya, la bontà fondamentale, nel dimorare in essa.

Meditare è smettere di menarsela su buono e cattivo, giusto e sbagliato, rilassarsi e lasciarsi andare allo stato naturale della mente e riconoscerne la essenziale purezza e bontà.

L'essenza della mente è come uno specchio, rimane pura indipendentemente da ciò che riflette.

La nostra mente superficiale o piccola mente può essere nevrotica, contorta, malata ma la grande mente (l'essere che è in noi) rimane sempre fondamentalmente pura .

Non è qualcosa da comprendere intellettualmente ma qualcosa da esperire, solo facendone esperienza possiamo veramente fare amicizia con noi stessi e col mondo.

La pratica meditativa è lo strumento per accedere ad alaya, una pratica onesta e autentica così come ci è stata insegnata dai maestri della nostra tradizione.


 Ogni tanto, qualcuno finisce per chiedermi: dopo la morte che cosa c'è?  e io, citando una storia di un maestro zen, tendo a rispondere: non lo so, sono ancora vivo!

In realtà è una domanda fondante del nostro essere uomini coscienti della propria mortalità , sicuramente il mio gatto non ha problemi del genere. 

Ammetto che, pur essendomi posto queste domande, non mi sono mai appassionato alle possibili, ipotetiche risposte, ho sempre pensato che si debba vivere bene il tempo che si ha e la "buona morte" sarà la naturale conseguenza , qualunque cosa voglia dire.

Enzo bianchi ha dato alle stampe un volume su questa domanda e qui c'è il video di un suo dialogo con Vito Mancuso per la presentazione dello stesso..

Può essere, al di là di come la si pensi, uno stimolo di riflessione.




domenica 4 dicembre 2022

" La morte fisica del nostro corpo non è la sola esperienza che noi possiamo fare della morte. Esistono

infatti innumerevoli morti che costeggiano le nostre vite. Questo significa che ciascuno di noi ha fatto

molteplici esperienze di cadute, separazioni, scomparse, abbandoni, perdite. La nostra vita appare

circondata da tutte le perdite che l’hanno segnata, dalle ferite che le separazioni le hanno impresso,

dai fantasmi dei nostri morti." M. Recalcati

La nostra vita è intersecata da innumerevoli morti: di amori, lavori, passioni, amicizie, credi o idee....potremmo dire che come siamo fatti di incontri siamo, allo stesso modo, fatti di lutti e separazioni(l'altra faccia dell'incontro).

Tutti gli incontri che ho fatto e mi hanno forgiato prima o poi diventano separazioni, è inevitabile.

Saper cogliere la creatività della separazione, così come dell'incontro, è qualcosa di rigenerante , non per nulla nel Cristianesimo il mito fondante è la resurrezione, cioè una nuova vita che nasce dalla morte, dalla separazione.

In fondo il processo psicologico del lutto è un attraversare la separazione, la morte, per ritrovare nuove direzioni e senso.

Saper celebrare gli incontri e le separazioni è fondamentale per il nostro essere pienamente umani.

Purtroppo è qualcosa che abbiamo perduto,tutto viene bruciato nella velocità senza darci il tempo di elaborare con piena consapevolezza le esperienze vissute, semplicemente passiamo alla prossima come se ciò che abbiamo vissuto non abbia avuto importanza, rimuoviamo il dolore e ci stordiamo nel fare compulsivo.

Prenderci il tempo di elaborare i nostri piccoli/grandi lutti è permettere che ciò che si è perduto riviva in noi.

Saper darsi tempo è una antica saggezza che andiamo perdendo , per questo la pratica meditativa col suo farci"perdere tempo senza far nulla" può essere un buon modo per riprenderci spazi e tempi per stare con noi stessi, per lasciare sedimentare i vissuti, gioiosi o dolorosi, e permettere che diventino nutrimento per la nostra "anima".

" Un uomo è ricco in proporzione al numero di cose di cui può permettersi di far senza."Henry David Thoreau

Mi è tornata in mente questa frase del grande filosofo americano mentre mettevo a posto le mie migliaia di libri....

Di colpo mi sono chiesto se potrei farne a meno, se tutto ciò che ho accumulato mi serve veramente....

Guardavo quella montagna di carta che ho tanto amato e, di colpo, sentivo chr non era per nulla importante, potevo farne a meno.

Mi sono rimboccato le maniche e ho selezionato varie borse di libri da dare via.....chissà perchè li tenevo lì a prendere la polvere.

Quante cose abbiamo che sono inutili, quando non dannose, in primis i troppi pensieri, poi i troppi attaccamenti e tutto il resto a seguire.

Fare un pò di pulizia, internamente ed esternamente è una pratica salutare, ci rende più essenziali .

Comincio a capire la mia amica Franca che quando  sentì la fine vicina cominciò a donare agli amici tutto ciò che aveva in casa e non era strettamente necessario.

Essenzialità e frugalità sono valori da riscoprire per una vita che sia autentica.


 vangelo 9