domenica 28 febbraio 2021

 Le persone hanno difficoltà a iniziare una pratica spirituale perché mettono molta energia nel cercare il modo migliore e più facile per poterci entrare. Dovremmo cambiare la nostra attitudine e smettere di cercare il modo migliore e più facile. In verità, non c’è scelta. Qualunque approccio si voglia prendere, dovremo occuparci di ciò che siamo già. Dobbiamo guardare a ciò che siamo. Secondo la tradizione buddhista, la base operativa del sentiero e l’energia coinvolta nel sentiero è la mente, la nostra propria mente, che opera in noi da sempre.

CHOGYAM TRUNGPA

Ecco.....perdiamo tempo ed energia per trovare il "giusto" approccio, quello più spirituale, a volte perdiamo l'intera vita cercando di essere ciò che non siamo.

Che significa essere "migliori","spirituali" "saggi"? Spesso rincorriamo dei clichè, degli schemi mentali senza mai lavorare con ciò che siamo nel qui ed ora, senza riconoscere il potere della mente.

Nella pratica Buddhista non ci interessiamo di Dio o di altre realtà esterne a noi, ci interessiamo della nostra mente, dell'energia vitale che è in noi, osserviamo e facciamo amicizia con la nostra mente, smascheriamo i giochi della piccola mente e godiamo della spaziosità della grande mente.

Nella nostra tradizione occidentale che è principalmente teistica tendiamo a pensare che l'origine della beatitudine, dell'equilibrio ecc, sia esterno a noi, risieda in una divinità che può concedercele visto il Suo amore per noi.....l'ottica Buddhista è differente, tutto è nella nostra mente, nella nostra natura originaria che è già "illuminata " di suo, non necessita di aiuti esterni.

Tutto ciò che si deve fare è osservare, conoscere la nostra mente , in essa è già presente l'illuminazione che andiamo cercando, anzi l'illuminazione è la mente stessa lasciata nel suo stato naturale.

Nello dzogchen si dice che non c'è bisogno di sforzo, basta riconoscere la natura della mente ed è fatta!

Ascoltiamo con attenzione il monito di Trungpa Rimpoche e cominciamo a guardare a ciò che siamo, a ciò che c'è , facciamo amicizia con noi stessi e la nostra mente, è il primo e fondamentale passo , senza in quale continuiamo a girare in tondo senza senso, cercando fuori ciò che sta dentro  solo perchè ci sembra più facile come nella famosa storiella dell'ubriaco che cerca vicino ad un lampione , un signore si ferma e chiede :"che cosa cerca?"  , l'ubriaco risponde "la chiave di casa che ho perso nel vicolo" , il signore lo guarda e dice: " se l'ha persa nel vicolo perchè la cerca sotto il lampione?"  e quello :" qui c'è più luce!"

sabato 27 febbraio 2021

 Occorre uscire dal costante desiderio dell’io di una versione

più alta, più spirituale, più trascendente della conoscenza, della

religione, della virtù, del giudizio, dell’agio o di tutto ciò di

cui va in cerca l’io particolare…

Le nostre immense collezioni di conoscenza ed esperienza

fanno parte della grande vetrina dell’io, della mania di grandezza

dell’io. Le esibiamo al mondo e, così facendo, ci rassicuriamo

che esistiamo, belli e tranquilli, come esseri «spirituali».

‒ Chogyam Trungpa

Questa frase di Trungpa Rimpoche mi colpisce e mi interroga ogni volta che la rileggo, parla anche per me?

Probabilmente sì, visto che ancora ho il cattivo gusto di scrivere libri e pezzi sulla spiritualità, così come tanti altri, mosso, probabilmente, da questa smania egoica di mostrare la mia conoscenza ed esperienza, di mostrare la mia maestria al mondo, affinchè mi riconosca e mi apprezzi.

Credo che il delirio seduttivo, che da giovani orientavamo all'altro sesso, con l'età lo abbiamo spostato sul pubblico dei nostri libri, articoli e così via.

Trungpa era impietoso, ci toccava sempre nel vivo, denudando e mostrando le nostre debolezze , riportandoci alla consapevolezza della nostra mediocrità intrisa di ego.

Anche questo voler apparire, anche a noi stessi, come esseri "spirituali" può essere un bel gioco al massacro dell'io,. e facciamo pure fatica a comprenderlo.

C'è una canzone,: IO ED IO SOLO di Tito Schipa Jr.  sconosciuta ai più, che parla di questo delirio che prende chi ha avuto esperienze"mistiche" e pensa di aver capito solo lui/lei ogni cosa; canzone da riascoltare e meditare, perchè il rischio del deliquio mistico non è poi così improbabile per chi persegue una qualsivoglia pratica spirituale .

Va da sè che basta cercare sul web e di deliri del genere ne trovate a bizzeffe per non parlare di chi si bea della propria cultura, spirituale e non.

Mi chiedo se , a volte, pure io non rientri nel novero......speriamo di no!

Quantomeno so di non avere verità da vendere o imporre, poi, magari, un pò di compacimento sicuramente c'è, portate pazienza!






giovedì 25 febbraio 2021

                                              

INCONTRI è uscito! Mi sono arrivate le prime copie fresche di stampa ora. Sarà in distribuzione nei prossimi giorni, Macrolibrarsi lo dà già ordinabile. 

Sono molto orgoglioso di questo librino autobiografico in cui narro alcuni degli incontri fondanti del mio percorso umano e spirituale, speriamo possa essere di stimolo a qualcuno.



martedì 23 febbraio 2021

 Per puro caso sono venuto a conoscenza di un video di un sedicente monaco Buddhista di Reggio Calabria che fa un discorso delirante contro i vaccini anti covid e le misure di contenimento della pandemia.

Al di là delle idee espresse, su cui si potrebbe dire molto, ciò che mi ha disgustato è il tono e i modi, di una violenza psicologica tremenda, della serie: c'è un complotto mondiale per toglierci la libertà e dobbiamo reagire, con tanto di assurdità come quella su Israele ove i militari costringerebbero i cittadini alla vaccinazione!

Posso capire chi ha dubbi o perplessità su vaccini preparati in pochi mesi, è discutibile ma comprensibile, ma pensare ad un complotto mondiale per farci credere ad una pandemia inesistente per toglierci libertà ,diritti e inocularci non si sa bene cosa è da romanzo di fantascienza di quarta categoria.

Se essere monaci buddhisti porta a tali deliri, forse è meglio cambiare parrocchia!

Sono assai dispiaciuto che un tale personaggio utilizzando il proprio titolo di religioso Buddhista  diffonda veleno psicologico in rete, anche perchè vedere associata la saggezza del Buddha ad un evidente squilibrio , non è che faccia un gran effetto.

Purtroppo, come dico spesso chiosando Hillman, sono 2500 anni di Buddhismo e il mondo va sempre peggio ....Essere  formalmente buddhisti e magari monaci, non è garanzia di saggezza, buon senso e men che meno illuminazione, i nostri vecchi dicevano che la mamma degli imbecilli è sempre incinta, forse non avevano poi così torto.



venerdì 19 febbraio 2021

 vi ricordate questo pezzo di Gaber?....mi è ritornato in mente rileggendo il mio ultimo post.


Io sono un uomo nuovo
Talmente nuovo che è da tempo
Che non sono neanche più fascista
Sono sensibile e altruista orientalista
Ed in passato sono stato un po' sessantottista
Da un po' di tempo ambientalista
Qualche anno fa nell'euforia mi son sentito
Come un po' tutti socialista
Io sono un uomo nuovo
Per carità lo dico in senso letterale
Sono progressista
Al tempo stesso liberista antirazzista
E sono molto buono sono animalista
Non sono più assistenzialista
Ultimamente sono un po' controcorrente
Son federalista
Il conformista
È uno che di solito sta sempre dalla parte giusta
Il conformista
Ha tutte le risposte belle chiare dentro la sua testa
È un concentrato di opinioni
Che tiene sotto il braccio due o tre quotidiani
E quando ha voglia di pensare pensa per sentito dire
Forse da buon opportunista
Si adegua senza farci caso
E vive nel suo paradiso
Il conformista
È un uomo a tutto tondo che si muove
Senza consistenza il conformista
S'allena a scivolare dentro il mare della maggioranza
È un animale assai comune
Che vive di parole da conversazione
Di notte sogna e vengon fuori i sogni di altri sognatori
Il giorno esplode la sua festa
Che è stare in pace con il mondo
E farsi largo galleggiando il conformista
Il conformista
Io sono un uomo nuovo
E con le donne c'ho un rapporto straordinario
Sono femminista
Son disponibile e ottimista europeista
Non alzo mai la voce sono pacifista
Ero marxista-leninista
E dopo un po' non so perché mi son trovato
Cattocomunista
Il conformista
Non ha capito bene che rimbalza meglio di un pallone il conformista
Areostato evoluto che è gonfiato dall'informazione
È il risultato di una specie
Che vola sempre a bassa quota in superficie
Poi sfiora il mondo con un dito e si sente realizzato
Vive e questo già gli basta
E devo dire che oramai
Somiglia molto a tutti noi il conformista
Il conformista
Io sono un uomo nuovo
Talmente nuovo che si vede a prima vista
Sono il nuovo conformista

giovedì 18 febbraio 2021

 Obbedienza o libertà?  bella domanda che è di grande attualità sia in ambito religioso ( Enzo Bianchi che non obbedisce al Vaticano e non lascia Bose) che politico ( i 5 stelle che non votano la fiducia al governo, come indicato dai vertici) 

Siamo cresciuti con una certa cultura dell'obbedienza, sia chi frequentava la Chiesa che quelli che invece bazzicavano il partito(PCI), ci hanno insegnato ad essere fedeli alla linea, a non metterci di traverso, tant'è che col 68 e poi il 77 ci siamo ribellati, chiedendo un approccio nuovo, salvo poi ricadere in nuovi asservimenti ,a ideologie, consumismo  e altre meraviglie, in un inconsapevole appiattimento delle nostre capacità critiche.

Ora questi nuovi accadimenti ci mettono di fronte al quesito : obbedire all'autorità per un ,non meglio chiarito, bene comune, o decidere liberamente ascoltando la propria "coscienza"?

Personalmente continuo a prediligere la libertà di pensiero e di scelta ,tant'è che non ho mai aderito a chiese, partiti o gruppi e continuo a girarci il più alla larga possibile , trovando asfittico quell'ambiente.

Anche l'Unione Buddhista Italiana , con tutti i suoi regolamenti, la sua gerarchia basata sull'essere o non essere monaci , mi risulta estranea e, anzi, se quello deve essere il Buddhismo italiano, sarò ben felice di non dirmi buddhista.

Ovviamente non è che la disobbedienza sia di per sè una virtù ,come non lo è l'obbedienza, spesso ambedue sono prodotti nevrotici ,legati a insicurezze, deliri di onnipotenza o altro, quindi rimane valido il richiamo al discernimento fondato sulla consapevolezza.

Dobbiamo imparare a capire che cosa ci spinge ad obbedire o a disobbedire, se una tensione costruttiva oppure no, bisogna osservarsi con acutezza e valutare con oculatezza ciò che è più adeguato alla situazione , liberi da attaccamenti e avversioni.

Non so se le disobbedienze di queste ore sono nevrotiche o meno, ognuno valuterà da sè, certo è uno spunto per riflettere su come approcciarsi alla vita in questi tempi ondivaghi in cui si passa ,senza soluzione di continuità, dal caos anarcoide alla più piatta adesione all'esistente .

L'insegnamento del Buddha è la via mediana, che come diceva un mio maestro è quella che unisce il culmine dei ponti e nulla ha che vedere con la via mediocre che è quella che serpeggia in fondo sul greto del fiume., è a quel sommo equilibrio a cui dobbiamo tendere, anche se è un camminare sul filo del rasoio....anzi ,un a metafora tibetana dice che la saggezza folle è leccare un rasoio coperto di miele e gustare il dolce del miele del sangue insieme!

Sentiamoci liberi, quindi, di obbedire e disobbedire a seconda delle situazioni, con la libertà che nasce dalla vera consapevolezza.



domenica 14 febbraio 2021

 «Le inopinate catastrofi non sono mai la conseguenza o l’effetto che dir si voglia d’un unico motivo, d’una causa al singolare: ma sono come un vortice, un punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo, verso cui hanno cospirato tutta una molteplicità di causali convergenti» (C.E. Gadda)

Ho ritrovato queste profonda frase di Gadda che pone un quesito interessante a chi crede, in maniera un pò semplicistica, al Karma. Gadda dice che non possiamo riportare una disgrazia o catastrofe ad una singola causa, ma ad un insieme di cause che per qualche incomprensibile motivo hanno finito per convergere e creare quella situazione.

Possiamo quindi dire, senza paura di smentita, che la nostra responsabilità individuale è importante ma,da sola, non basta a provocare un certo evento.

Il mio costruirmi la casa sul greto di un torrente, da solo, non basta alla catastrofe, c'è bisogno della piena o della pioggia torrenziale, insieme creano la situazione catastrofica.

Mi pare un pensiero stimolante, a fronte delle tante iper semplificazioni sul karma, del tipo: se rubo al supermercato, poi qualcuno ruberà a casa mia o affini.

Viviamo in un mondo di interrelazioni , tutto è interconnesso con tutto, non siamo monadi , quindi anche il karma è solo in parte individuale, poi c'è quello famigliare, sociale, globale ecc.

Tutto sommato l'dea di un solo karma individuale è ancora molto egoica , ancora pensiamo di essere così importanti e cruciali che le nostre "cattive azioni" possono risultare catastrofiche.

Gadda capovolge questa idea e ci pone nel magma dell'interconnessione,ove nessuno vale di per sè o ha peso di per sè ,ma solo in relazione a tutto il resto.

Se Hitler fosse stato un omicida solitario avrebbe inciso assai poco, ma il suo situarsi in un certo contesto storico, l'aver coinvolto una intera nazione ha creato la catastrofe della Shoah e della guerra mondiale .

Ognuno deve quindi essere consapevole del proprio agire, essere responsabile delle proprie scelte, senza però cadere nel delirio di crederle determinanti, lo sono, forse, per noi, ma non per l'universo.

Oggi c'è un cielo stellato meraviglioso, dopo i giorni uggiosi passati, guardando il cielo stellato è facile capire quanto poco contiamo in questo cosmo sconfinato , è terribile e liberatorio al contempo.

Un mio maestro mi diceva sempre" fai del tuo meglio, ma senza prenderti troppo sul serio" : disciplina ,ma anche leggerezza , questo è un saggio equilibrio che ci permette di vivere pienamente e con gusto il tempo che ci è concesso.

giovedì 11 febbraio 2021

 Le comunità spirituali sono diverse dalle comunità "normali"? Direi proprio di no.....

Ieri c'è stata l'ennesima puntata delle telenovela del Monastero di Bose con uno sfratto definitivo dell'ex priore e fondatore Enzo Bianchi che il Vaticano costringe ad andarsene entro una settimana(gli era stato intimato la lasciare il monastero vari mesi fa e non ha mai obbedito), a fronte di non si sa quali problematiche relazionali all'interno della comunità.

Anni fa ci fu il caso di Baker Roshi, il successore di Suzuki Roshi cacciato dallo Zen center di San Francisco, più recentemente l'allontanamento di Sogyal Rinpoche dai centri Rigpa da lui fondati, e potremmo narrare mille altre situazioni.

Dobbiamo accettare il fatto che i gruppi spirituali presentano le medesime criticità a livello di difficoltà relazionali, gestione del potere ecc. di ogni altro gruppo sociale, l'uomo è uomo e mostra le proprie ombre in qualunque situazione.

Molti rimangono delusi e feriti, a fronte di queste debacle relazionali/gestionali, e finiscono per buttare il bambino con l'acqua sporca, rinunciando anche alla pratica e agli insegnamenti(se praticanti di lungo corso, o addirittura maestri, cadono così rovinosamente , che senso ha continuare?)

Temo che ci sia una grande resistenza ad accettare l'umanità nella sua completezza(luci ed ombre) e, forse influenzati dalla tradizione Cattolica, continuiamo a idealizzare monaci, maestri ecc. pretendendo una perfezione o santità al di là della realtà umana.

Bose e tutti gli altri casi dovrebbero insegnarci a non idealizzare troppo e a non fare proiezioni, ad accettare i limiti che inevitabilmente ognuno di noi ha.

Non ha importanza chi abbia ragione(Bianchi o la comunità) ,bisogna riconoscere che ognuno mette in campo le proprie nevrosi, i propri irrisolti , e ,a volte, creano dei cortocircuiti relazionali.

Sono situazioni tristi? Forse, ma non più di un divorzio o della rottura di una amicizia.

Il mondo spirituale non è staccato dal relativo, anzi vi è avviluppato, e dobbiamo esserne ben consci per mantenere l'equilibrio.

Teniamo presente che non esistono solo i circoli viziosi, ma anche quelli virtuosi , esiste anche un ego spirituale che può essere anche più pericoloso di quello "materiale".

Creare una vera comunità spirituale ha a che fare con la gestione anche delle dinamiche nevrotiche, affettive e relazionali, senza negarle o sminuirle come "ostacoli mondani".

Il ricercatore spirituale, il monaco , il prete rimangono esseri umani, non diventano angeli disincarnati e se non lo accettiamo creeremo solo confusione e ulteriore sofferenza per tutti.


domenica 7 febbraio 2021

 EGO O SON DESTO?

Chiedo venia di essere caduto rovinosamente sul discorso dell'EGO, bestia mitica e onirica che tormenta i sogni dei praticanti spirituali(buddhisti e non).

Caduta accidentale, giuro che farò in modo di girarci alla larga in futuro ,perchè è argomento che scalda sempre un pò gli animi e crea malesseri(in fondo tutti abbiamo un ego, finanche inesistente, e spesso ci crea non poche difficoltà).

Se proprio volete sapere cosa penso allora potrei dire così: non credo sia possibile annullare totalmente l'ego , perchè se ciò accadesse, ci lasceremmo morire non avendo neppure più l'istinto di sopravvivenza.

L'ego è sicuramente inesistente, di per sè, è una funzione, più che altro, che però è indispensabile per vivere nel relativo.

Se non mi riconosco come un IO, non mi prendo cura di me stesso, vivo una dimensione assoluta che mi stacca dal relativo, è esperienza comune in certi momenti di picco, ma poi dobbiamo integrare questa visione nel quotidiano trovando un equilibrio.

L'esperienza dell'assoluto è disorientante e liberante, il problema è come integrarla col nostro viivere normale, le bollette da pagare, i figli da crescere ecc.

Lasciamo quindi l'ego a fare il suo sporco dovere di riportarci a contatto col relativo e con gli altri, che è poi l'essere umani.

Non è questione di sopprimere l'ego( sarebbe più spiccio suicidarsi) ma di utilizzarlo smascherandone ,però, gli inganni.

Faccio ciò che c'è da fare: preparo la cena, faccio la doccia, dò una carezza al cane , anche se so che farlo o non farlo , a livello assoluto, è lo stesso.

Se impariamo a riconoscere le trappole della nostra piccola mente,ecco che ci risvegliamo e possiamo utilizzarla senza esserne turbati,o peggio, obnubilati.

Io , al momento, la penso così, poi troverete numerosissimi maestri e libri che pontificano sull'abbandono dell'ego e altre meraviglie, fatevi voi la vostra idea, io non ho verità da vendere.

Più passano gli anni, più sono conscio delle infinite cose che non so e/o non ho capito.......quindi.......



giovedì 4 febbraio 2021

 "Soffermarsi troppo sull'io causa una terribile stanchezza:Un uomo in questa condizione è sordo e cieco a tutto il resto: è la stanchezza stesa a fare sì che non veda più le meraviglie che lo circondano"(Carlos Castaneda)

L'io è un grande impiccio, da una parte è lo strumento attraversi cui relazioniamo col mondo, dall'altra è ciò che ci impedisce di relazionarci"veramente" col mondo.

Se non abbiamo più ego(come dicono i mistici Shivaiti) il samadhi è così profondo che lasciamo il corpo in pochi giorni,ma se lo abbiamo, anche in forma minimale, dobbiamo gestirlo.

Nelle pratiche preliminari della mia tradizione(ngondro) si dice di vivere ."senza troppo attaccamento e senza troppa avversione" il che significa trovare un equilibrio tra ego e non ego.

No dobbiamo essere totalmente liberi dall'attaccamento e avversione, perchè questo significherebbe lasciare la vita  ma, nello stesso tempo, non averne troppo perchè allora non riusciamo più a vedere le meraviglie della vita, sfiancati dal nostro ego e dai suoi contorcimenti.

Ciò che si vorrebbe raggiungere è un equilibrio fra il relativo e l'assoluto, tra la terra e il cielo....il fondo è ciò che è rappresentato dall'immagine del Buddha seduto in meditazione: solidamente ancorato alla terra ma diritto e aperto alla spaziosità del cielo.

Potremmo dire che dobbiamo essere totalmente secolari e spirituali nello stesso tempo, completamente concentrati nel nostro quotidiano e ,al contempo, sempre connessi col Rigpa(natura illuminata della mente).

E' un equilibrio non sempre facile, siamo sempre tentati da scivolare da una parte o dall'altra, tutto ego o tutta spaziosità , la vera pratica è saper stare esattamente in mezzo, abbracciandoli entrambi.

Questa capacità di integrare samsara e nirvana è l'essenza stessa di ciò che viene chiamata illuminazione; niente di svolazzante o mistico, solo stare in equilibrio come se facessimo surf sulle onde della vita, divertendoci un mondo a farci sballottare, proprio perchè sempre consci che l'oceano, in profondità è sempre tranquillo.

Se impariamo questo magico equilibrio , questa danza, fra ego e non-ego, allora possiamo veramente goderci la vita!

 vangelo 9