venerdì 19 luglio 2019



Essere grati, anche del puro fatto di essere vivi, è una saggezza che è sempre più rara, concordo con Br David che è però il vero fondamento di una vita sensata e spirituale.
Se non riusciamo ad apprezzare i doni della vita, sempre persi nei nostri fantasmi interiori o proiettati verso soddisfazioni future, siamo morti dentro ,non c'è eros in noi.
Imparare ad essere grati per ogni singolo respiro è ,forse, uno dei traguardi più importanti per un meditante.
Il respiro entra, poi esce,lo osserviamo con attenzione e ne sentiamo il miracolo; l'aria entra e poi esce,siamo vivi!
Certo è più dura essere grati quando il mondo  pare crollarci addosso, ma ogni crisi è anche possibilità , ogni morte è l'inizio di una rinascita.
Il mito cristiano della resurrezione, così come quello tibetano della reincarnazione, sono simboli della nostra possibilità/capacità di rigenerarci dopo eventi traumatici e luttuosi ,di rinascere dalle nostre ceneri.
Possiamo rinascere solo se sappiamo lasciar andare lasciar essere e se riusciamo ad essere grati per questa fine e questo nuovo inizio.
La gratitudine è il punto chiave e coltivarla, incentivarla, curarla come un fiore prezioso è il cuore di una pratica autentica

martedì 16 luglio 2019


“A good Day”


Pensi che oggi sia una giornata come tutte le altre nella tua vita?
Non è solo una delle tante.
E’ il giorno che ti viene dato oggi.
E’ dato proprio a te.
E’ un dono.
E’ l’unico dono che hai ora,
e l’unica risposta appropriata
è la gratitudine.

Se non fai altro che coltivare
quella risposta tramite il grande dono
che è questo giorno unico,
se impari a rispondere
come se fosse il primo giorno nella tua vita
e come se fosse l’ultimo,
allora avrai trascorso questo giorno davvero bene.
Comincia con l’aprire gli occhi e sorprenderti
del fatto che hai occhi che puoi aprire.
Quell’incredibile gamma di colori
che costantemente ci viene offerta
per la nostra delizia.
Guarda il cielo.
Raramente guardiamo il cielo.
Raramente osserviamo quanto sia diverso
da un momento all’altro
con le nuvole che vanno e vengono.
Ci limitiamo a pensare al tempo,
ma anche pensando al tempo,
non pensiamo delle sue
tante sfumature.
Pensiamo solo in termini di “tempo buono” e “tempo brutto”.
Il tempo di questo giorno in questo momento è unico e particolare.
Forse non sarà proprio così
mai più.
La forma delle nuvole nel cielo
non sarà più com’è ora.
Apri gli occhi! Guarda!
Guarda I volti delle persone che incontri.
Ognuno ha una storia incredibile
dietro il suo volto,
una storia che non riusciresti mai ad afferrare completamente.
Non solo la storia di quella persona particolare,
ma la storia dei suoi antenati.
Le radici di ognuno di noi risalgono molto lontano.
E proprio ora, proprio in questo giorno,
tutte le persone che incontri,
tutte quelle vite da generazioni,
e da tanti posti in tutto il mondo
scorrendo, si congiungono e ti incontrano qui.
come acqua, sorgente di vita
Basta che apri il tuo cuore e bevi.
Apri il tuo cuore ai doni incredibili
che la civiltà ci dona.
Fai scattare un interruttore, ed ecco la luce elettrica.
Apri un rubinetto ed ecco l’acqua calda
o fredda, acqua potabile.
E’ un dono che milioni e milioni
nel mondo non sperimenteranno mai.
Allora, questi sono sono pochi esempi
di un vasto numero di doni
ai quali puoi aprire il tuo cuore.
E così vorrei che aprissi
il tuo cuore a tutte queste benedizioni
e che le lasci scorrere dentro di te.
in modo che tutti quelli che incontri oggi
siano benedetti dall’averti incontrato,
dal tuo sguardo,
dal tuo sorriso,
dal tuo tocco,
semplicemente dalla tua presenza.
Che la gratitudine trabocchi
in benedizioni tutt’intorno a te.
E allora, sarà davvero una buona giornata.

BR DAVID STEINDL--RAST

lunedì 15 luglio 2019


ecco un mio articolo di qualche tempo fa uscito sulla rivista CONFRONTI

Buddhismo, sessualità e tantrismo di Marco Valli-Osel Dorje
Per chi si avvicina al buddhismo, provenendo dalle tradizioni monoteistiche dell’area mediterranea, può risultare disorientante l’incontro con praticanti e maestri che tranquillamente esternano la propria omosessualità, bisessualità e così via, senza alcun pudore moralistico. Il buddhismo recente, soprattutto negli Stati Uniti, ha spesso scompaginato i preconcetti morali (di derivazione giudaico-cristiana) di molte persone attraverso le esternazioni e i comportamenti di alcuni maestri eminenti, uno fra tutti Chogyam Trungpa Rimpoche, che non facevano mistero di una sessualità particolare e anche dell’uso di alcool. Per capire questi atteggiamenti dobbiamo andare all’origine degli insegnamenti del Buddha. Il Dharma nasce dall’esperienza di Illuminazione che Gotama Siddharta (il Buddha, cioè il risvegliato) ha circa 2500 anni fa, esperienza che gli disvela l’unità e l’interdipendenza di tutto ciò che esiste nell’orizzonte della vacuità; è un’esperienza non-duale in cui bene e male si dissolvono in un Assoluto che li supera. La concezione dualistica di bene e male (Dio e Diavolo) è superata in un attimo, relegata nella realtà relativa, mentre nell’Assoluto tutto ciò non esiste né può esistere. La visione non-dualistica aveva già fatto la sua comparsa nell’hinduismo (anche se con formulazioni filosofiche differenti) sia nella Baghavad Gita sia nel pensiero Advaita delle Upanishad; il buddhismo svilupperà un suo particolare percorso al non-dualismo i cui punti principali sono il non-teismo e la vacuità. Va da sé che, se nella dimensione ultima non vi è né bene né male, chi giunge a questa dimensione è libero da qualsivoglia limitazione morale, in quanto la moralità è relegata al relativo. Nella tradizione buddhista tibetana vi sono i racconti delle vite dei mahasiddha, o maestri della saggezza folle, narrazioni simboliche di vite oltre ogni limitazione morale e sociale, incarnazione della totale libertà dell’illuminato che è giunto oltre i limiti soffocanti del relativo, ma questo è un punto di arrivo... Per tutti coloro che si mettono sulla via dell’Illuminazione seguendo le indicazioni del Buddha vige una pratica di moralità che viene esplicitata nei Cinque precetti che ogni praticante laico deve applicare (coloro che scelgono la via monastica ne hanno molti di più). I precetti sono: 1) astenersi dall’uccidere, dal far del male o molestare gli altri esseri viventi (animali e insetti compresi), e dal danneggiare le altrui proprietà; 2) astenersi dal rubare e dal prendere il non dato; i monaci vivono delle offerte dei laici e questi ultimi con il guadagno del lavoro onesto mantengono se stessi, la famiglia e aiutano i bisognosi; 3) astenersi da una condotta sessuale irresponsabile; 4) astenersi dal mentire, dall’offendere, dai pettegolezzi e dalle calunnie; evitare il più possibile un giudizio superficiale sulle altre persone; 5) astenersi dall’uso di sostanze inebrianti come l’alcool o droghe che causano danni a se stessi, possono causarne ad altri e che in generale conducono ad un offuscamento mentale che impedirebbe la piena attenzione e consapevolezza dei propri pensieri ed azioni. Come si può vedere, lo spirito dei precetti è quello di non fare danno a sé e agli altri e di conservare le proprie energie per la ricerca dell’Illuminazione. I monaci, che fanno voto di castità, non negano la propria sessualità per amore di Dio o altro, ma semplicemente non disperdono l’energia sessuale trasformandola in energia spirituale. Il buddhismo ha un approccio pratico teso a uno scopo preciso: la suprema Liberazione che è frutto dell’esperienza dell’Illuminazione e cerca di rimuovere tutto ciò che può ostacolare la via verso di essa. Che significa astenersi da una condotta sessuale irresponsabile? Fondamentalmente significa non provocare sofferenza o danno a sé o agli altri attraverso la pratica sessuale e non attaccarsi troppo ai piaceri sensuali (non solo sessuali) in modo da non perdere mai di vista lo scopo finale (cioè l’illuminazione.) Non vi sono divieti specifici su alcune pratiche sessuali (come nelle tre tradizioni monoteistiche) ma solo un richiamo al rispetto dell’altro e alla sobrietà. Il tantrismo, che nato in ambito Shivaita scavalca l’Himalaya e viene inglobato dal buddhismo tibetano, è un insegnamento elevato che si basa sull’idea della trasformazione; ogni cosa che si manifesta è in ultima analisi pura energia, questa energia può essere trasformata e incanalata a fini spirituali. Ogni emozione, anche la più distruttiva, non è che energia psichica e può essere trasformata in energia di illuminazione. Il tantra buddhista utilizza spesso simboli Yab-Yum, cioè di unione sessuale per simboleggiare l’unione del principio maschile e quello femminile (l’animus e l’anima di Jung) cioè il superamento del dualismo e la nascita dell’Uomo Totale (l’ermafrodito) che incarna totalmente tutte e due le polarità completamente integrate in una unità superiore. Generalmente nel tantrismo buddhista non vi sono pratiche direttamente sessuali (come nel tantrismo shivaita) ma pratiche meditative che prevedono visualizzazioni tese alla trasformazione delle energie sessuali. Tutte le iniziazioni tantriche sono finalizzate a pratiche che hanno come scopo di far sviluppare certe qualità illuminate o di trasformare certe energie distruttive in energie creative. La pratica tantrica di Cenresig sviluppa la compassione, quella di Mahakala trasforma l’ira e così via. Nell’immaginario occidentale il tantra è associato al Kamasutra o al sesso sfrenato, ma è una mistificazione che nasce dalla non conoscenza. Il tantra viene infatti tranquillamente praticato sia dai monaci casti che dai laici non vincolati alla castità. Il punto di arrivo del tantra è l’esperienza del maha-ati o mahamudra cioè della totale libertà e spaziosità della mente risvegliata, che comporta il superamento di ogni dualismo e quindi anche del bisogno di una pratica morale. Il Risvegliato sperimenta che tutto ha solo un gusto... il gusto della libertà. Da questa suprema libertà può scegliere di utilizzare azioni «morali» o «immorali» per aiutare gli altri esseri a risvegliarsi a loro volta. Nella tradizione tibetana vi sono tantissimi racconti di maestri che utilizzano gesti assai forti e «immorali» per spingere gli allievi al risveglio (basta pensare a Marpa con Milarepa e Tilopa con Naropa). Trungpa Rimpoche con la sua vita sessuale «scandalosa » e col suo bere superalcolici voleva mostrarci il suo essere al di là del dualismo e indicarci una via verso una libertà che non è libertinaggio (richiamava sempre all’importanza della disciplina, del lignaggio, della gerarchia naturale). Spesso per gli occidentali, cresciuti nel moralismo giudeo-cristiano, non è facile comprendere l’approccio del tantra e degli insegnamenti dello Dzogchen (grande perfezione); è facile cadere in una interpretazione superficiale e libertina o in un rifiuto moralistico, senza riuscire a cogliere la grande ricchezza spirituale che vi è contenuta. Accedere agli insegnamenti più elevati del buddhismo richiede preparazione e guida, per questo è fondamentale essere supportati da un maestro esperto e prepararsi attraverso lo studio e le pratiche preliminari. Deve essere chiaro che, anche in ambito sessuale, solo chi ha avuto l’esperienza della Liberazione è oltre i precetti... gli altri sono tenuti all’osservanza di tutti e cinque i precetti al fine di non nuocere a sé e agli altri e di mantenere la giusta rotta verso la meta finale. Nella tradizione tibetana si dice che il Bodhisattva (l’illuminato che di dedica con compassione al risveglio di tutti gli esseri senzienti) è come un uccello nel cielo: non lascia traccia di dove è passato... il suo agire è libero e in totale armonia con l’Assoluto, ma solo il Bodhisattva ha questa qualità: tutti gli altri si muovono nel mondo come un elefante in una cristalleria e i precetti ci aiutano a fare il minor numero di danni possibile. Il buddhismo è una grande tradizione che ci aiuta a divenire uomini completi, veri e maturi, a uscire dalla minorità spirituale (materialismo spirituale e spiritualità infantile) per accedere ad una vera Maturità e Libertà... Mi auguro che sempre più questo grande lignaggio possa ingravidare l’Occidente col suo seme di Saggezza.
 
Condivido questo bel commento ad un brano evangelico che mi risuona dentro:il tema dell'empatia, dell'amore(bodhicitta9 per ogni essere senziente, ma pure la capacità di separarsi, di recidere i rapporti che ci soffocano e non sono creativi, per aprici alla vita...
Buona riflessione!



15 luglio 2019 Mt 10,34-11,1 In quel tempo 1Gesù chiamati a sé i suoi dodici discepoli, disse loro:« 34Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. 35Sono infatti venuto a separare l'uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; 36e nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa. 37Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; 38chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. 39Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. 40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».1 Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città. 

Il vangelo non ci chiede mai di non amare, ci chiede un amore adulto, che non esclude la possibilità di tensioni; non ci chiede di cancellare ogni rapporto di affetto, ma quelli che ci legano, in modo ossessivo e soffocante, i rapporti iperprotettivi o possessivi che non ci consentono di crescere. Per questo le separazioni sono necessarie, e a volte anche le rotture. “Non crediate che io sia venuto a portare pace” (v. 34): non significa che Gesù è un fomentatore di discordia, ma che per seguire lui bisogna prendere delle distanze, vivere delle separazioni. Altrimenti rischiamo di chiuderci in un perimetro di affetti molto ristretto, di volerci bene solo tra le mura domestiche. Quando si ama Gesù dovrebbe essere un po’ come quando ci si innamora: per rendersi disponibili ci si stacca da tutta una serie di legami (famiglia, amici, consuetudini). Questo non significa che il nuovo amore sia esclusivo, ma che va preso sul serio, che è una scelta di vita fondamentale che contesta le abitudini di dipendenza precedenti. Perché, in fondo, solo quando si è liberi si può amare. La vita è intessuta di relazioni, se è vera, ma anche di separazioni, dall’inizio alla fine. Scegliere, iniziare una storia implica sempre un separarsi. Oggi, per certi versi, sembra venir meno il coraggio di separarsi: si cerca di tenere il piede in tante scarpe, non ci si vuole precludere nessuna possibilità, ma in questo modo si prolunga l’adolescenza. È come rimanere legati al cordone ombelicale. Bisogna invece avere il coraggio di lasciare, come sta scritto in Genesi: “L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne” (Gen 2,24). Anche l’episodio di Gesù adolescente al tempio è significativo a questo riguardo. Gesù, che si sta affacciando al mondo adulto, si allontana dai genitori. E quando alla fine questi lo trovano esclama: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lc 2,49). Separazione in vista di un incontro. Il vangelo di oggi ci chiede anche di accogliere. L’amore adulto per Gesù si manifesta in un’accoglienza della sua persona prima di tutto. E dunque ascoltarlo (la forma più bella e più difficile di accoglienza), come Maria di Betania, seduta ai suoi piedi, lo ascoltava mentre la sorella Marta era impegnata nel servizio. Ma poi anche amare e servire tutto quello che lui ha amato. Ciò che importa non è la misura della propria prestazione, ma la qualità dell’accoglienza (prontezza, premura, disponibilità). Anche un bicchiere di acqua fresca, un dono modesto, esprime la capacità di uscire da sé per rivolgere attenzione e solidarietà a chi ne ha bisogno. Il bicchiere d’acqua che ci viene offerto dall’altro va accettato senza pretendere di più. Il bicchiere d’acqua che noi siamo in grado di offrire è il nostro servizio, è a misura delle nostre possibilità. Non dobbiamo vergognarci se ci sembra poco. Dobbiamo solo preoccuparci di accogliere e amare. Questa è la logica del dono, la logica del vangelo. E così incontreremo quel Gesù che non vediamo, ma che possiamo amare negli altri, dove lui è presente.
 sorella Laura 

domenica 14 luglio 2019



Ci sono insegnanti, soprattutto in area zen,taoista e advaita(ma non solo), che enfatizzano il non parlare di zen, di budhhismo,di illuminazione  ecc. se non durante gli insegnamenti formali, tutto il resto è bollato come gossip spirituale o come gioco egoico.
Di per sè il discorso è anche giusto, il dharma va vissuto e non "parlato" , però non dobbiamo dimenticarci che la parola è il sistema comunicativo principale per l'uomo(con tutti i suoi limiti) e quindi la testimonianza del nostro vissuto deve passare " anche "dalle parole.
Perchè poi solo il maestro può parlarne?
Non può essere che un dialogo fra allievi sia stimolante quanto, se non più, di un insegnamento formale?
Non si rischia di tornare a vetero-cattoliche abitudini per cui il sacro testo può essere commentato solo dal prete?
Certo il rischio dell'allievo che "se la tira" e vuole fare lo show ci può essere, così come di una esagerata intellettualizzazione  ed è giusto bloccarle, ma senza esagerare.
In fondo anche atteggiarsi al sapiente taciturno può essere una posa, i giochi egoici sono presenti ovunque e pure  i maestri, a volte, ci inciampano.
Errare humanum est, non bisogna dimenticarlo e non è una tragedia, dagli errori si impara e poi nessuno può pretendere di essere perfetto.
Forse è solo questione di equilibrio, di buon senso e anche di umiltà.
Se uno sceglie di condividere la propria esperienza( e quindi fare l'insegnante/maestro), lo fa nei suoi modi, con i suoi strumenti , ben consapevole che l'esperienza è tutta interiore e personale e quindi difficilmente comunicabile;fa del suo meglio, indica la luna ed è già tanto.
Un pòdi semplicità, umiltà e buon senso non fanno certo male a qualsivoglia insegnante , buddhista, cristiano o di qualunque disciplina ,spirituale e non!



domenica 7 luglio 2019



In questi giorni il caldo picchia duro e dovendo pure fare il presidente agli esami di stato(ex maturità) non è che si goda granchè.
L'altro giorno uno studente cercava di spiegare il Sabato Del Villaggio di Leopardi e ero sul punto di dirgli: basta che pensi a questo momento, per tutto l'inverno sognamo l'estate e quando arriva, vista la calura, desideriamo il ritorno dell'autunno!
Il Buddha aveva ragione, siamo essere strani perennemente tesi verso qualcosa che poi non corrisponderà al nostro desiderio lasciandoci inappagati.
Non credo, con Leopardi ,che sia colpa della natura matrigna, ma solo della nostra mente non educata.
Il Buddha voleva solo insegnarci ad atteggiare la mente in modo consono ad una fruizione diretta della realtà, liberi da proiezioni, desideri e attaccamenti.
Forse una totale libertà è oltre le capacità umane, ma una riduzione del "troppo attaccamento/troppa avversione" è assolutamente raggiungibile da tutti.
Una buona pratica meditativa ci aiuta a smascherare i nostri giochi mentali e a riportarci a ciò che c'è.
Forse è tempo di uscire dalla coazione a ripetere Leopardiana e imparare a goderci il sabato così come la domenica e pure il lunedì!!!!
Al momento ci si gode l'afa.....poi, si spera, si godrà il fresco.

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