sabato 25 luglio 2020

Non invano
esce il nuovo libro del buon Giovanni, pensieri, poesia, lampi di intuizione, cazzate reazionarie .amore per la montagna, anti-modernismo ecc ecc.
Il solito genio strampalato ed eccessivo ., un pò mistico un pò destrorso, con la stessa passione che un tempo lo faceva essere comunista.....
Che dire, scritto benissimo, come sempre, sicuramente provocatorio......difficoltoso condividere molte delle sue posizioni ,per non dire impossibile.
Se qualcuno ha voglia di cimentarsi col personaggio e i suoi sbalzi di pensiero, ha di che divertirsi.

sabato 18 luglio 2020

SENSO E NONSENSO

L'ho detto e scritto mille volte:la vita non ha senso! o meglio: non possiamo dare un senso alla vita!
Il nostro delirio egoico ci spinge in continuazione a voler "capire" e conseguentemente incasellare la vita nei nostri schemi e ,in qualche modo, controllarla, peccato che non funzioni, anzi sia fonte di ulteriore frustrazione e sofferenza.
La vita va vissuta, pienamente, nell'attimo presente, può essere contemplata, ma mai compresa o incasellata, la vita è mistero.
Mollare la presa dei nostri attaccamenti e avversioni e lasciare che la vita scorra liberamente senza tentare di dirigerla con argini o contenerla con dighe è la via della pienezza e della libertà.
Non dico sia facile,le tentazioni di controllo egoiche sono sempre presenti , il desiderio di "comprensione" pure, bisogna però riconoscerli , farci una risata e passare oltre.
La vita è sensata di per se stessa,ma di un senso che nulla ha a che vedere con i nostri concetti di bene e male, giusto o ingiusto, è un senso che a noi pare un nonsenso, possiamo intuirlo solo attraverso la contemplazione, non attraverso la mente razionale.
Abbandonarci al mistero dell'essere è l'unico modo per fruire della pienezza del vivere, ogni altro tentativo non può che essere fallimentare.
Solo una vita nel mistero, nel nonsenso, è totalmente sensata, solo andando oltre i limiti della nostra schematica mente possiamo accedere a ciò che è!

sabato 11 luglio 2020

La gratitudine è la chiave della gioia.
Tutto mi dà gioia. Certo, ci sono molte cose che sono terribili nel nostro mondo oggi, ma mi dà gioia essere in giro - essere in grado di interagire con - persone che cercano di migliorare il mondo, vedere cosa sta succedendo, anche le cose difficili .
Non penso nemmeno di assumere una posizione molto centrale in quel movimento di gratitudine, ma il centro è e la maggior parte del movimento conta davvero le tue benedizioni , questo tipo di idea di gratitudine e la nostra enfasi speciale, è che non puoi sii grato per tutto, ma puoi essere grato in ogni momento, perché anche se ti viene dato qualcosa per il quale non puoi essere grato, puoi essere grato per l'opportunità che ti dà.
La sofferenza fa parte della vita.
La sofferenza è sempre collegata all'ansia. L'ansia è inevitabile nella vita, ma la paura è facoltativa. Quindi, sia nella vita pubblica che nella vita privata, i momenti in cui sei davvero, davvero sfidato, sono momenti in cui vivi abbastanza spontaneamente nel momento presente. Lì, se diffidi della vita, se temi la vita, sei semplicemente paralizzato, non puoi nemmeno andare avanti. E se rispondi a ciò che il momento presente ti sta portando, allora questa è l'espressione della fiducia nella vita.
Non aver paura.
Non aver paura. E l'opposto della paura è la fiducia. Quindi è davvero fondamentalmente fidarsi della vita. E se non temi, la vita ti mostrerà la strada. Non devi avere le tue idee ... È bello avere i tuoi obiettivi, grandi traguardi, grandi ideali, grandi valori,
ma non troppo chiara l'idea di come lo farai, la vita lo sa meglio.
La spiritualità si misura dalla nostra vitalità.
Ciò significa che la vitalità nel corpo, anche nelle malattie, fa la differenza, sia che tu sia vivo per il tuo corpo o che tu stia resistendo in qualche modo o tagliandoti. Essere davvero vivi nel tuo corpo, essere vivi nelle tue emozioni, essere vivi nei tuoi interessi intellettuali, tutto ciò fa davvero parte della spiritualità, essere consapevoli, ascoltare e rispondere. Ciò significa anche situazioni politiche di cui sei responsabile.
E poi quello che la maggior parte della gente pensa prima quando si tratta di spiritualità, viva per il grande mistero della vita. E quando dico mistero, intendo molto concretamente la realtà o piuttosto una realtà perché agisce su di noi, ma possiamo capirlo se ci afferra.
Il misticismo è l'esperienza, non parlare o pensarci, ma l'esperienza reale di unità con tutti.
Questo è fondamentalmente il nucleo della nostra esperienza mistica, che apparteniamo a quel grande mistero con il quale siamo stranamente più confrontati allo stesso tempo. Ci apparteniamo, quindi ci confrontiamo con esso. Quindi ogni essere umano ha un'esperienza mistica e si può davvero dire che il mistico non è quel tipo speciale di essere umano. Ma ogni essere umano è un tipo speciale di mistico.
Qual è il dono della morte?
Bene, la prima cosa che mi viene in mente è che, sapendo che dobbiamo morire e che, se lo prendi nel modo giusto, dovrebbe farci apprezzare il valore di ogni momento, perché questo momento mi porta qualcosa, questo momento mi chiede qualcosa. Questo momento è un'opportunità per prendere vita. E se mi manca questo momento, la vita è così generosa che ho un'altra opportunità. Tuttavia, siamo già un po 'più vicini alla morte, quindi la vita ha solo così tante opportunità, non sappiamo quante, quindi questo è già un grande dono perché ci rende vivi.
La morte ci fa prendere vita.
La mia speranza per il futuro è che quando guardo le persone oggi, tutte le nostre persone che lavorano con noi e aiutano noi e i volontari e sono tutti così entusiasti.
E la mia grande speranza è che non perderanno il loro entusiasmo, che questo entusiasmo continuerà e persino crescerà. Non c'è limite alla crescita dell'entusiasmo. Questa sarebbe la mia più grande speranza.
BR DAVID STEINDL RAST

mercoledì 8 luglio 2020

L'ASCOLTO

vi propongo una riflessione di Luciano Manicardi, priore di Bose che, a parte certi toni un pò troppo "cattolici" per le mie orecchie, è particoramente stimolante.
Imparare ad ascoltare l'altro è arte umana imprescindibile e,di questi tristi tempi, anche di più.
Riflettiamoci sopra e poi cerchiamo di metterlo in pratica!

Nel consiglio occorre cercare di fare silenzio in se stessi, per ascoltare gli altri, ciascuno degli altri” (RBo 28).

È una verità che vale sempre, non solo nei consigli o nei capitoli, una cosa che ha una profonda valenza spirituale ed è essenziale per la qualità buona delle relazioni nella quotidiana vita comune. Non si tratta solo di ascoltare, ma di ascoltare ciascuno degli altri. E per noi questo ciascuno ha i volti e i nomi precisi dei nostri fratelli e delle nostre sorelle che hanno stretto alleanza con noi. L’ascolto non è un movimento generico o standard, ma si deve adattare a ciascuno, si deve personalizzare: l’altro non è solo il destinatario del mio parlare o del mio comportamento, ma vi dà una forma, altrimenti restiamo nella violenza, nell’“io sono così” e niente e nessuno mi può cambiare. Solo con un ascolto che assume l’altro nella sua unicità sarà anche praticabile quell’amore concreto e visibile per il fratello e la sorella che la nostra Regola raccomanda.
Questo significa che ascoltare implica anzitutto l’osservare. Si ascolta anche con lo sguardo, osservando le posture del corpo, i lineamenti del viso, il trapelare delle emozioni sul volto e nel corpo. Infatti, se le parole nascondono nel momento stesso in cui rivelano, il corpo non mente mai. E il corpo ci dice molto dell’animo dell’altro, delle sue chiusure come della sua disponibilità, della sua sofferenza come della sua gioia.
Ascoltare ciascuno significa poi anche cercare di percepire come l’altro sente, che cosa lo ferisce, come l’altro ascolta, come l’altro comprende, e questo per poter intuire e presagire le conseguenze sull’altro delle nostre parole e delle nostre azioni. Altrimenti restiamo nella violenza. Si tratta di sviluppare una sensibilità per l’altro, un’empatia, che è il contrario dell’antipatia, sentimento che pure insorge tra persone che vivono insieme senza essersi scelte. Questo ascolto empatico è un’ascesi, un lavoro che occorre decidere e volere. Non va da sé.
Inoltre, ascoltare ciascuno degli altri suppone anche lasciarsi interrogare dall’altro. Occorrerebbe cogliere l’altro come domanda. Questo è vigilare sull’altro, esserne custode, e vigilanza è un altro nome della responsabilità, della responsabilità di custodia dell’altro che siamo chiamati ad avere come fratelli e sorelle. Spesso invece noi ci muoviamo sui binari sicuri e inamovibili delle sicurezze già date, delle risposte preconfezionate, per cui diamo per scontato l’altro, lo etichettiamo, non gli badiamo più, e così, giorno dopo giorno, quell’altro che ha un volto e un nome, diventa ai nostri occhi una realtà spersonalizzata, o una macchietta o un nemico o uno di cui ridere o di cui sparlare o chissà cos’altro ancora. Ma questo è un restare nella violenza. Nei nostri rapporti quotidiani noi siamo sempre esposti al rischio della superficialità e della banalità, dell’incrociarci senza lasciarci interrogare dagli altri, da ciò che dicono, da ciò che esprimono, dai loro silenzi come dai loro gesti. Eppure crescere in capacità di amore significa sottomettersi a questa fatica per cui l’altro è una novità che ogni giorno va interrogata e ascoltata. Solo credendo e cogliendo la novità di ciascuno possiamo tentare di ascoltare ciascuno, altrimenti tutto cade sotto il peso dell’abitudine e della routine.
Infine, un principio importante per l’ascolto di ciascuno e che fa eco e dà sostanza a quel “fare silenzio in se stessi” per ascoltare l’altro, di cui parla la Regola, è quell’ascolto di sé ben espresso da un testo del Siracide: “A partire da te comprendi i desideri del tuo prossimo” (Sir 31,15). Nel testo latino della Vulgata il passo recita: Intellige quae sunt proximi tui ex teipso. L’ascolto è intelligenza, è leggere dentro. L’intelligenza del prossimo esige intelligenza di sé. Occorre leggersi dentro per comprendere l’altro. E per questo occorre cercare di fuggire le distrazioni interiori, di relativizzare le sofferenze che rischiano di soffocarci, far tacere il rumore interiore che ostruisce il nostro spazio interiore, è importante per giungere a quel rispetto dell’altro, a quella responsabilità per l’altro, e anche a quella cura per l’altro che sono gli esiti di un vero ascolto dell’altro, di ciascuno: rispetto, responsabilità, cura.

domenica 5 luglio 2020

Milarepa. Lezioni dalla vita e dai canti del grande yogin tibetano

esce in italiano una splendida raccolta di insegnamenti di Trugpa  Rimpoche ispirati dalla vita e dai cantoi del grande mistico Milarepa, un libro illuminante e ricco di spunti per la nostra vita e la nostra pratica.
La chiarezza e la profondità di Rimpoche sono come sempre ineguagliabili..

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A proposito di scrittura, ho finito il  librino sui miei"incontri" e ho pure ritrovato un testo di qualche anno fa che era rimasto in un cassetto, chissà se li pubblicherò, prima o poi.
In effetti pubblicare non è che porti nè infinita soddisfazione nè stuoli di persone interessate a praticare(almeno così è per me che pubblico dal 93!!!!) , ciò che mi da soddisfazione è lo scrivere in sè, tant'è che quel libro l'avevo dimenticato, senza cercargli un editore....
Poi, francamente, davanti ad un libro come quello di Rimpoche, con che coraggio proponi le tue cosucce?

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