martedì 24 aprile 2018



ieri sera piacevolissima cena con alcune docenti allieve del mio corso di meditazione.......
Chiacchiere in libertà davanti ad una buona pizza con la sensazione di aver vissuto e fatto vivere dei bei momenti durante questi incontri meditativi.
Qualcosa si è seminato, sicuramente ci si è incontrati, e di questi tempi non è poco....
Grazie a tutte/i per la partecipazione, la simpatia e la pazienza......
alla prossima!
LA  MESSA  E’ FINITA –RIFLESSIONI SOTTOVOCE
Ho visto un post sul libro di Giovagnoli: LA MESSA E' FINITA che ho avuto il dispiacere di leggere…..purtroppo non posso concordare sul giudizio positivo su questo testo che pone problemi reali e seri in modo superficiale, senza basi storiche , senza un’analisi ragionata, ma solo con una vis polemica fine a se stessa.
Che il cattolicesimo sia problematico da vari punti di vista  è cosa ben chiara anche a molti cattolici, dalla gerarchizzazione  all’uso del potere fino al moralismo asfissiante ,ma dare tutte le colpe della malattia del mondo occidentale alla chiesa è superficiale e infondato.
La chiesa cattolica è il prodotto della cultura occidentale, la sua struttura è quella dell’impero romano, la sua  teologia è intrisa, a seconda dei tempi e degli autori, di aristotelismo e platonismo, la sua gestione del potere è quella che deriva dai vari imperi che si sono succeduti in europa.
Il cristianesimo in occidente ha interiorizzato Roma e tutto il resto e solo in un secondo tempo ha ,a sua volta, influenzato la vita sociale e culturale.
L’autore vuole fare solo polemica e trovare un nemico al suo pensiero neo-pagano, dimenticando che il cattolicesimo è intriso di paganesimo(molte chiese sono costruite su precedenti luoghi di culto pagani, addirittura vi erano santi nel vecchio calendario che erano antiche divinità cristianizzate).
Se qualcuno vuole leggere un testo “serio” in ottica anticlericale si legga: I FUNZIONARI DI DIO di E. Drewermann, ma lasci sugli scaffali quello di Giovagnoli, sicuramente di meno facile lettura ma di ben altro spessore culturale.
Che poi tutti noi praticanti Buddhisti italiani (maestri di Dharma inclusi) siamo figli di un sentire cattolico è un fatto, così come ce ne sono figli dell’ebraismo( Golstein, kornfield, Bayda,  Magid , glassamn ecc) in USA  ,ma non credo che questo sia di per se stesso un problema.
Il buddhismo si è diffuso nella cultura indiana, in quella tibetana, in quella cinese e giapponese, integrando e ingravidando queste culture, non vedo perché questo non possa accadere col Cristianesimo e con l’Ebraismo. Certo dovrà nascere una nuova forma di Buddhismo occidentale, che mantenendo la sua essenza accolga la realtà occidentale  trasformandola, in quest’ottica la demonizzazione del cattolicesimo piuttosto che il comunismo o il liberismo o qualsivoglia filosofia o religione occidentale non serve, è più importante conoscere,confrontarci, vedere cosa può essere compatibile con l’insegnamento del Dharma e cosa no.
Io trovo l’Odissea i i testi di Sofocle dei veri testi di Dharma(ne ho scritto ne: LA SAGGEZZA FOLLE e IL BUDDHA VERDE) così come certe pagine di San Giovanni della Croce o di Teresa D’avila, per non parlare di Simone Weil .
Che questo dialogo non sia sempre semplice è un fatto, le strutture filosofiche e spirituali sono assai differenti, ma come disse Robert Aikten Roshi (uno dei primi roshi occidentali)  : tutte le tradizioni spirituali portano al medesimo paese, magari non la stessa regione, ma lo stesso paese!......evidenziando che tutte le vie spirituali vanno nella medesima direzione ,nonostante le differenze, e che anche il punto di arrivo( se c’è un punto di arrivo) è lo stesso , magari con accentazioni  particolari (consiglio la lettura di : THE GROUND WE SHARE di AIKTEN ROSHI e D. STEINDL RAST).
Mi spiace vedere, i n questo libro e non solo, una sorta di fanatismo  anticristiano che rischia di prendere piede anche nell’ambiente buddhista e che tende a spingerci verso un ottuso integralismo fondato su una presunta superiorità della nostra Via .
Non so se un’annullamento dell’influenza culturale e spirituale del cattolicesimo  porterebbe automaticamente ad una società più aperta, più saggia o illuminata, anche i paesi storicamente Buddhisti non è che brillino(basta guardare cosa accade di questi tempi in Birmania); ogni società ha le proprie grandezze e le proprie problematicità e quindi……
Questo dualismo: cattolicesimo= male, Buddhismo=bene  non è per nulla Buddhista e anzi è quanto di più occidentale e cattolico ci possa essere , passiamo dal: extra ecclesiam nulla salus a :extra dharma nulla salus…temo che il risultato  non cambi granchè.
Io mi auguro che i praticanti di Dharma(maestri inclusi) imparino a conoscere e rispettare le VIE altrui, senza negare le differenze ,ma enfatizzando i punti di dialogo ; spero che riescano a non negare le proprie radici ma che le celebrino e le facciano fruttificare all’interno della pratica…..come dissi anni fa in un incontro interreligioso ad Assisi: se il battesimo è un’iniziazione spirituale io ho realizzato quell’iniziazione nella pratica del  Dharma!
Scusate  questo lungo intervento, ma la pubblicizzazione di questo libro di Giovagnoli , che ritengo fazioso, superficiale,assolutista , non giova certo al dialogo e alla nascita di una dharma occidentale che, in quanto tale, non può prescindere ANCHE dal cattolicesimo…..in quanto parte delle nostre radici culturali.

giovedì 19 aprile 2018

ESCE PER L'editore PENDRAGON lo splendido libro di Joan Halifax Roshi: Being wiith the dying col titolo : ABBRACCIARE L'INFINITO.
é un testo importante sulla morte e il morire in ottica buddhista e sull'aiuto ai morenti che nasce dalla decennale esperienza del centro UPAYA in new Mexico , di cui Halifax Roshi è l'abate.

L'altro giorno, mentre ricevevo dei genitori nel corridoio della scuola,abbiamo sentito di colpo urla e strepiti, un tremendo alterco fra colleghi .
Non so cosa abbbiano pensato i genitori presenti e gli studenti, ma sicuramente è stato un episodio altamente diseducativo che denota una completa mancanza di consapevolezza.
Arrabbiarsi è umano, ci sta......ma passare all'atto un pò meno.
Non voglio stigmatizzare i colleghi coinvolti, ma semplicemente riflettere su come, alcuni nostri comportamenti inconsapevoli, possano avere una ricaduta negsativa, a scuola come nella vita.
Agire l'ira è distruttivo,non allevia la nostra tensione e non migliora il problema, osservarla e lasciarla andare ci libera e crea spazio.
So bene che non è facile, ma tocca a noi dare un esempio, in caso contrario come possiamo pretendere che studenti, figli, colleghi e amici facciano diversamente?

martedì 10 aprile 2018

INTEGRALISMI
Di questi tempi la parola integralismo è di uso comune, spesso la associamo alle bandiere nere di Daesh(più nota come ISIS) o ad altri gruppi affini, ma l’integralismo è prima di tutto qualcosa d’altro.
Dice il vocabolario Treccani: In senso ampio, ogni concezione che, in campo politico (ma anche sociale, economico, culturale), tenda a promuovere un sistema unitario, ad abolire cioè una pluralità di ideologie e di programmi, sia appianando contrasti e divergenze tra gruppi contrapposti e conciliando tendenze ideologiche diverse, sia, al contrario, respingendo come non valide posizioni ideologiche e programmatiche differenti dalle proprie e rifiutando di conseguenza collaborazione e alleanze, o compromessi, con altre forze e correnti….
Conciliando o respingendo posizioni differenti…..qui sta il nodo,se accogliamo e cerchiamo di conciliare o se respingiamo. In definitiva l’integralista tende ad un punto di armonia in cui le tensioni centripete siano assenti o comunque non predominanti e tutto ritorni al centro. Il centro  che deve essere il polo vivificante di quel processo, religioso o politico. In quest’ottica, San Francesco era un integralista, così come Teresa D’Avila  piuttosto che Gandhi. Tutti cercavano un modo di vivere “integro” in cui armonizzare le dissonanze. C’è qualcosa di sbagliato in tutto ciò? Forse sì e forse no.
Se l’ottica è quella del conciliare ,tutto ok, anche se….cosa c’è da conciliare in definitiva? Se guardiamo da un punto di vista relativo ,tanto…se guardiamo da un punto di vista assoluto nulla.
Se tutto ha solamente un gusto o è perfetto così com0è(come ci insegnano i maestri Buddhisti) che cosa c’è da conciliare?
Se siamo nell’ottica del rifiuto , non va niente bene….ma cosa ci sarebbe da rifiutare?
In un’ottica “buddhista” l’integralismo non ha senso, in qualsiasi forma , eppure…anche il Buddismo non ne è esente.
Quante volte ho sentito praticanti Theravada criticare quelli Zen , o praticanti Vajrayana farsi beffe di quelli della Terra Pura e via discorrendo; quante volte ho sentito Lama titolati dire di non ricevere insegnamenti da maestri di altri lignaggi, in una sorta di razzismo spirituale teso a conservare una presunta purezza della propria tradizione.
A volte, raramente, si cerca di conciliare posizioni differenti, più spesso si delegittima l’altro, lo si ritiene inferiore o meno spirituale.
Ma è poi vero che l’Hinayana è peggio del Mahayana  ecc. ? Non è che sono solo percorsi differenti adatti a persone differenti?
Che ognuno di noi sia  affezionato alla propria mamma è naturale, ma non è che questo ci deve spingere a dire che le mamme altrui non sono altrettanto valide o all’altezza del ruolo!
Da buoni italiani magari le mamme  le lasciamo stare ,ma non le tradizioni, filosofie o religioni altrui, quelle sono criticabili e deprecabili senza alcun pudore.
Quante volte ho sentito praticanti e maestri buddhisti parlare con spocchia del cristianesimo visto come una religione infantile e religiosi cristiani bollare il buddhismo di nichilismo ed egoismo spirituale…che tristezza.
Ogni via ha le sue luci e le sue ombre, ognuna ha le sue grandezze e le sua miserie (storiche e non) , tutte però possono essere di aiuto e di guida per determinate persone.
Tutti siamo stati ,più o meno , integralisti….almeno in gioventù, è un passaggio naturale, ma poi è tempo di crescere  ,di uddiere i "pdri e le madri" per uscire da questa visione del mondo a senso unico per vedere in modo pluriverso.
Ecco vorrei che passassimo dall’universo al pluriverso, dall’unicità alla pluralità , passando da quel “non sapere” che l’unico fondamento della vera apertura.
Quando non sappiamo, possiamo vedere il mondo per ciò che è ,uscendo dagli stereotipi e dai preconcetti, ed ecco che si manifesta quella “mente zen, mente da principiante” di cui parlava Suzuki Roshi ,.
Solo fuori da ogni dogmatismo, da ogni identificazione dottrinale, possiamo “vedere” il mondo e la vita per ciò che sono…senza schemi e senza filtri.
Dobbiamo diventare dei Buddha(risvegliati) non dei Buddhisti!
Impariamo allora ad apprezzare i nostri lignaggi e a viverli seriamente,ma senza prenderci troppo sul serio.
Ricordiamo cosa stava scritto sui muri  nel 68: “ “la creatività al potere” “una risata vi seppellirà”…forse è tempo di un nuovo 68 buddhista(ma anche cristiano, islamici ecc)per togliere di mezzo tutti gli integralismi e guidarci verso una spiritualità più libera e aperta.

giovedì 5 aprile 2018


SEI BUDDHISTA? CHI, IO?

Sono  ormai più di quarant’ anni che bazzico il cammino di liberazione comunemente chiamato “buddhismo”, ho torto le mie gambe in infinite ore di meditazione nella posizione del loto, ho ascoltato e ricevuto infiniti insegnamenti e ho avuto il privilegio di sedermi ai piedi dei più grandi maestri della mia tradizione (e non solo),eppure….
LO ammetto, ogni volta che mi chiedono se sono buddhista mi viene da rispondere: chi,io? E questo sempre più spesso negli ultimi anni e non perché non sia infinitamente grato ai miei maestri e al lignaggio, non perché abbia cambiato idea su questa splendida tradizione che tanto mi ha dato e mi dà,ma perché mi pare di vedere uno svilimento e banalizzazione di questo termine e di ciò che può significare. Quando ho iniziato il mio percorso spirituale nessuno,o quasi, sapeva qualcosa delle tradizioni orientali, lo Yoga era solo un succo di frutta dolciastro e il Tibet una marca di abbigliamento sportivo,eravamo vergini e con una vera mente da principiante. Ora tutto è cambiato,tutti credono di sapere, pontificano e distorcono ai loro fini (di potere, di denaro o semplicemente di lustro),spesso senza aver mai praticato seriamente e anche in luoghi in cui la pratica è autentica l’iper-organizzazione ha portato a trasformare il Dharma in un prodoto di lusso per ricchi frustrati o annoiati.
Vedere certi storici centri di Dharma, ove si sono vissute esperienze pionieristiche eccezionali,trasformati in  SPA dello spirito …..beh fa un po’ male. Tutto questo fa sì che abbia pudore a dirmi Buddhista, perché non mi riconosco in tutto questa “chiesizzazione” che c’è in atto. Da questo,sorge poi una domanda : il Buddhismo che cosa ha da dire ai giovani di oggi? Conciato com’è può parlare con autenticità ai miei figli,come ha parlato a me?
Che ci sia bisogno di spiritualità è un fatto, mi chiedo però se le tradizioni che si rifanno al Buddha abbiano ancora gli strumenti validi per coinvolgere i millennials  o se l’iper tradizionalismo di alcuni e il business degli altri non rischi di essere indigesto a molti.
Io vivo buona parte del mio tempo a scuola ,con ragazzi a cavallo dei 18 anni,per la maggior parte con la sindrome dello sguardo basso(il naso perennemente nel cellulare) che vivono in un mondo fatto di superficialità e consumismo, assolutamente inconsapevoli della vita e delle sue crude verità….Ci vivo, ci dialogo, cerco di stimolarli ad una riflessione più profonda ,rendendomi conto, ogni anno che passa, che i bisogni sono sempre gli stessi, ma i linguaggi, le metodiche relazionali ecc. cambiano in modo radicale.
Come far capire loro l’essenza dell’insegnamento del Buddha, che poi altro non è che la vita stessa, senza usare il linguaggio con cui è stato trasmesso a me? In che modo posso essere un incontro autentico per loro al di fuori di qualsivoglia maschera o ruolo? E’ una sfida quotidiana.
Ogni tanto qualcuno scopre che sono(sarei….) un insegnante di Dharma e mi chiede che significa…; io rispondo che sono solo un essere umano che ha cercato di realizzare la propria umanità,niente di più….
Che altro potrei dire a ragazzi che sono completamente digiuni di ogni rudimento di cultura religiosa, filosofica e psicologica? I bisogni spirituali però sono palesi, anche se nascosti, bisogna solo trovare il modo per renderli intelleggibili.
E’ il momento di porci in ascolto di queste esigenze ,per trovare nuove metodologie di  insegnamento, per creare una prospettiva del Dharma per i tempi odierni.
Ascoltare, domandare, aprirsi  alla realtà che ci circonda,questo è ciò che dobbiamo fare, uscire dalle nostre sale di meditazione per vivere le periferie, le discoteche, le strade ,le fabbriche e portare (come dice Glassman Roshi) testimonianza!
Non è importante  definirsi Buddhista o girare con abiti o simboli orientali….ciò che conta è essere testimoni viventi della nostra pratica nella quotidiana banalità/eccezionalità del vivere.

nuovi audio sui Vangeli.....poi usciranno nella versione Brujo con le musiche di sottofondo....questa è la versione base appena registrata.....