giovedì 4 febbraio 2021

 "Soffermarsi troppo sull'io causa una terribile stanchezza:Un uomo in questa condizione è sordo e cieco a tutto il resto: è la stanchezza stesa a fare sì che non veda più le meraviglie che lo circondano"(Carlos Castaneda)

L'io è un grande impiccio, da una parte è lo strumento attraversi cui relazioniamo col mondo, dall'altra è ciò che ci impedisce di relazionarci"veramente" col mondo.

Se non abbiamo più ego(come dicono i mistici Shivaiti) il samadhi è così profondo che lasciamo il corpo in pochi giorni,ma se lo abbiamo, anche in forma minimale, dobbiamo gestirlo.

Nelle pratiche preliminari della mia tradizione(ngondro) si dice di vivere ."senza troppo attaccamento e senza troppa avversione" il che significa trovare un equilibrio tra ego e non ego.

No dobbiamo essere totalmente liberi dall'attaccamento e avversione, perchè questo significherebbe lasciare la vita  ma, nello stesso tempo, non averne troppo perchè allora non riusciamo più a vedere le meraviglie della vita, sfiancati dal nostro ego e dai suoi contorcimenti.

Ciò che si vorrebbe raggiungere è un equilibrio fra il relativo e l'assoluto, tra la terra e il cielo....il fondo è ciò che è rappresentato dall'immagine del Buddha seduto in meditazione: solidamente ancorato alla terra ma diritto e aperto alla spaziosità del cielo.

Potremmo dire che dobbiamo essere totalmente secolari e spirituali nello stesso tempo, completamente concentrati nel nostro quotidiano e ,al contempo, sempre connessi col Rigpa(natura illuminata della mente).

E' un equilibrio non sempre facile, siamo sempre tentati da scivolare da una parte o dall'altra, tutto ego o tutta spaziosità , la vera pratica è saper stare esattamente in mezzo, abbracciandoli entrambi.

Questa capacità di integrare samsara e nirvana è l'essenza stessa di ciò che viene chiamata illuminazione; niente di svolazzante o mistico, solo stare in equilibrio come se facessimo surf sulle onde della vita, divertendoci un mondo a farci sballottare, proprio perchè sempre consci che l'oceano, in profondità è sempre tranquillo.

Se impariamo questo magico equilibrio , questa danza, fra ego e non-ego, allora possiamo veramente goderci la vita!

12 commenti:

  1. caro marco -

    - ritengo - che - nella prospettiva che tu delinei - la parola 'ego' sia 'impropria'. ...

    ... la nostra 'danza' - è - tra 'relativo' - e 'assoluto' ...

    ... l' 'ego' - non ha niente a che vedere con il 'relativo' ...

    ... l' 'ego' - è solo una 'malvagia' 'perversione' - che non ha alcun motivo di esistere.

    un abbraccio affettuoso nel dharma

    tseundru thayé

    fondazioneacquarius@libero.it

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  5. certo fra relativo e assoluto, ma anche fra ego e non ego, perchè l'ego è ciò che non ci fa vedere che non c'è differenza, che che tutto ha lo stesso gusto

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  6. cosí dicendo - 'ipostatizzi' l' 'ego' ...

    ... l' 'ego' - non è altro - che un 'colossale' 'travisamento'

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    1. non ipostatizzo nulla, l'ego d,di per sè ,non esiste, ma al contempo rompe assai le scatole .....l'ego è lo strumento del rapporto col relativo e l'ostacolo per la fruizione dell'assoluto, dobbiamo vedere l'inconsistenza dell'ego, ma al contempo utilizzarlo quando serve.

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    2. scusa se 'problematizzo' ... ma - come si può utilizzare [un] 'travisamento' ??? ... ciò - può solo portarci fuori strada - ...

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    3. questo è un koan, se vogliamo......usare il samsara per svelare il nirvana , o meglio, superarli ambedue.

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