giovedì 11 febbraio 2021

 Le comunità spirituali sono diverse dalle comunità "normali"? Direi proprio di no.....

Ieri c'è stata l'ennesima puntata delle telenovela del Monastero di Bose con uno sfratto definitivo dell'ex priore e fondatore Enzo Bianchi che il Vaticano costringe ad andarsene entro una settimana(gli era stato intimato la lasciare il monastero vari mesi fa e non ha mai obbedito), a fronte di non si sa quali problematiche relazionali all'interno della comunità.

Anni fa ci fu il caso di Baker Roshi, il successore di Suzuki Roshi cacciato dallo Zen center di San Francisco, più recentemente l'allontanamento di Sogyal Rinpoche dai centri Rigpa da lui fondati, e potremmo narrare mille altre situazioni.

Dobbiamo accettare il fatto che i gruppi spirituali presentano le medesime criticità a livello di difficoltà relazionali, gestione del potere ecc. di ogni altro gruppo sociale, l'uomo è uomo e mostra le proprie ombre in qualunque situazione.

Molti rimangono delusi e feriti, a fronte di queste debacle relazionali/gestionali, e finiscono per buttare il bambino con l'acqua sporca, rinunciando anche alla pratica e agli insegnamenti(se praticanti di lungo corso, o addirittura maestri, cadono così rovinosamente , che senso ha continuare?)

Temo che ci sia una grande resistenza ad accettare l'umanità nella sua completezza(luci ed ombre) e, forse influenzati dalla tradizione Cattolica, continuiamo a idealizzare monaci, maestri ecc. pretendendo una perfezione o santità al di là della realtà umana.

Bose e tutti gli altri casi dovrebbero insegnarci a non idealizzare troppo e a non fare proiezioni, ad accettare i limiti che inevitabilmente ognuno di noi ha.

Non ha importanza chi abbia ragione(Bianchi o la comunità) ,bisogna riconoscere che ognuno mette in campo le proprie nevrosi, i propri irrisolti , e ,a volte, creano dei cortocircuiti relazionali.

Sono situazioni tristi? Forse, ma non più di un divorzio o della rottura di una amicizia.

Il mondo spirituale non è staccato dal relativo, anzi vi è avviluppato, e dobbiamo esserne ben consci per mantenere l'equilibrio.

Teniamo presente che non esistono solo i circoli viziosi, ma anche quelli virtuosi , esiste anche un ego spirituale che può essere anche più pericoloso di quello "materiale".

Creare una vera comunità spirituale ha a che fare con la gestione anche delle dinamiche nevrotiche, affettive e relazionali, senza negarle o sminuirle come "ostacoli mondani".

Il ricercatore spirituale, il monaco , il prete rimangono esseri umani, non diventano angeli disincarnati e se non lo accettiamo creeremo solo confusione e ulteriore sofferenza per tutti.


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