domenica 29 gennaio 2023
venerdì 27 gennaio 2023
Una modesta precisazione: i post che si susseguono su queste pagine virtuali non hanno alcuna pretesa di "insegnare" il Buddhismo o altro, alcuni sono direttamente connessi con la mia pratica, altri, invece, vengono dal mio vivere, come tutti, nel relativo.......
Per favore non" fatemi sempre le pulci" ogni qual volta non sono buddhisticamente perfetto , non è il blog di un grande maestro che pontifica, ma quello di una persona qualunque che condivide i propri pensieri , a volte frutto della pratica e altre volte no!
mercoledì 25 gennaio 2023
Sono state giornate uggiose, fra pioggia, neve e nebbia, in realtà ne avevamo bisogno anche se, chissà poi perchè, vorremmo sempre il bel tempo.
Tutto questo mi fa riflettere su quanto siamo auto-centrati, guardiamo solo al nostro orticello, non riusciamo ad interessarci se non a ciò che ci dà piacere o ci crea problema., di tutto il resto ci disinteressiamo bellamente.
Nell'insegnamento Buddhista il concetto di Bodhicitta, tradotto spesso come compassione(in realtà è riduttivo e impreciso)è fondamentale, in ultima analisi si ritiene che la completa illuminazione/realizzazione/uscita dalla sofferenza sia incompleta fintanto che non sia raggiunta da ogni essere senziente.....bellissimo, peccato che, mediamente, arriviamo a provare compassione/interesse si e no per una decina di persone.
Gli adolescenti sono di un egocentrismo strutturale ,gli adulti sono di un egoismo cosmico, i vecchi, spesso, pure peggio....tutti centrati sul sopravvivere un altro giorno.
Credo ci sia da fare un enorme lavoro culturale e sociale per cominciare a rimuovere questo mare di EGO che ci soffoca e che non solo ci preclude una realizzazione spirituale ma anche solo una decente vita sociale.
Chiusi nel samsara dei nostri desideri/paure non abbiamo modo di vedere gli altri e la vastità della vita, rimaniamo soffocati nel bozzolo che ci siamo costruiti attorno senza mai diventare farfalle e prendere il volo.
venerdì 20 gennaio 2023
Le pratiche
di mindfulness derivano da Shamata e Vipassana(in tibetano Shinè e Lakthong)
che sono le pratiche meditative di base.
Shamata
significa:pace mentale ed è la pratica
connessa con lo sviluppo di una attenzione precisa,puntuale, una concentrazione
univoca , mentre Vipassana, che nasce dalle fondamenta di Shamata è una
consapevolezza più panoramica .
Diceva
Trungpa Rimpoche:
Il vipashyana comincia quando
abbiano sviluppato la basilare disciplina shamatha di essere precisi e attenti,
all’erta per tutto il tempo. Nello shamatha, vengono osservati il suono,
l’odore, le sensazioni il processo del pensiero e qualsiasi altra cosa osservabile,
ma con una tale precisione che tutte queste cose non diventano altro che calma
silenziosa. Non tendono a produrre ulteriori bolle di sapone o manipolazioni di
vario tipo. Potresti dire, “Ah, ho pensato a mio padre che mi diceva di no”. In
quel momento, tuo padre e l’idea di lui che dice “No, non fare questo” sono
sezionate in ora, ora, ora, continuamente. Ogni cosa è sezionata ad un tale
livello di precisione da essere come un granello di sabbia in una mano. Questo
è shamatha.
Di solito, in ogni cosa che
sperimentate il ricordo è predominante. Se siete seduti in una sala di
meditazione ed arriva dell’odore di cibo dalla cucina, vi viene da pensare che
tipo di pranzo stiano preparando per voi. Oppure, se sentite dolore alle
natiche e alla schiena, vi verrà voglia di cambiare posizione. Shamatha
significa che tutto è semplicemente osservato. Viene suddiviso, ma senza
aggressività; è solo osservato attentamente - osservi, osservi, osservi.
Attraverso shamatha siete
capaci di osservare queste esperienze come entità distinte, senza far
riferimento al passato e senza pensare a come si evolveranno, o come vi
modificheranno. Ogni cosa è senza inizio e senza termine, proprio qui. Se vi
capita di pensare alla zuppa di cipolle e a quanto vi piacerebbe andare a mangiare
la zuppa di cipolle, ciò sarà solo a livello del pensiero. Perciò, tagliate i
vostri pensieri: ora, ora, ora. Da tutto ciò deriva vipashyana. Al livello di
vipashyana, voi tagliate i pensieri grazie al vostro addestramento nello
shamatha, però al tempo stesso ci siete insieme. Il mondo è una visione
panoramica, però al tempo stesso le cose non vanno nel modo in cui
ordinariamente sono solite scorrere.
Le cose sono fatte di semplici
pezzi di realtà, realtà primitive. Anche se odorate cipolle per un lungo tempo
- per mezz’ora - questi odori sono ritagliati in pezzi: voi li odorate, poi non
li odorate, quindi ancora continuate ad odorarli e poi ancora cessate di
odorarli. Altrimenti, se non ci fosse interruzione, non potreste percepire
l’odore.
Le esperienze
non sono continue a livello dell’ego. Noi pensiamo che esse siano tutte unite,
associate, ma non è così che avviene realmente. Ogni cosa sembra essere fatta
di punti. Quando le esperienze vengono tagliate in piccoli pezzi, una certa
percezione dell’unità del quadro potrebbe derivare da qui. Questa è vipashyana.
Visione chiara: è la definizione di vipashyana, derivante da shamatha. Le cosa
potrebbero essere viste come un grande “display”, come un mondo Disneyano, o in
qualsiasi altro modo lo vogliate chiamare. Voi realizzate che le cose non sono
affatto un tutto unico. Però, poiché esse non sono un tutto unico, sono
fantasticamente piene di colore. Più vedrete il segno della discontinuità, più
potrete vederle colorate. Per vedere il colore dovrete concedervi una sosta e
dopo vedrete ancora colore. Così vedrete, vi fermerete, e dopovedrete di nuovo
la brillantezza. Questa è la precisione con cui percepire il mondo dei
fenomeni.
(da un
insegnamento a Cape Breton 1981)
La pratica
Mindfulness sviluppa le medesime qualità meditative di shamata e vipassana
spogliandole dei connotati filosofici/religiosi Buddhisti, è una sorta di
Buddhismo senza Buddha, se vogliamo.
Non ci
interessa a quale religione o filosofia apparteniate, semplicemente di diamo
degli strumenti per stabilizzare la mente ,ridurre lo stress , percepire la
realtà in modo diretto e preciso.
Questo tipo
di approccio laico e diretto è estremamente funzionale al mondo occidentale
moderno e può porre le basi per una sorta di spiritualità “secolare” che può
integrare e arricchire le spiritualità “tradizionali” o porsi come via
autonoma( interessante il suo valore anche in ambito di dialogo
interreligioso. si rimanda all’appendice
per approfondimenti).
Sviluppare
quindi la calma mentale di Shamata e la
consapevolezza panoramica di Vipassana sono i due punti fondanti della
mindfulness che si raggiungono attraverso una pratica puntuale costante dei
vari esercizi meditativi fino a che,queste capacità/abilità, non diventano
naturali e spontanee ,completamente integrate col nostro vivere.
Si dice che
arriva il momento in cui: il meditatore abbandona la meditazione ,ma la
meditazione non abbandona il meditatore;il che significa che non vi sarà più
bisogno di utilizzare tecniche ,perché senza sforzo saremo sempre connessi alla
presenza mentale.
Quello
stadio di completa stabilizzazione della mente è ovviamente un punto di arrivo
che però è assolutamente raggiungibile da chiunque, solo che abbia motivazione
e costanza.
In maniera
,anche senza raggiungere questi risultati, la costante pratiche delle tecniche
Mindfulness portano una sempre migliore qualità dei fruizione della vita, una
maggiore stabilità emotiva e un maggior benessere psicofisico.
mercoledì 18 gennaio 2023
SFORZO O NON
SFORZO
Quando
seguite un corso di mindfulness, di meditazione o di Yoga vi sentite in
continuazione ripetere che ci vuole costanza nella pratica , che nulla si
ottiene senza sforzo , al contempo ,però, sentite parlare del WU-Wei ,ovvero
del non agire o ,se volete, della mancanza di sforzo .
Spesso si
asserisce che lo stato meditativo è lo stato naturale della mente e non può
essere costruito, va solo riconosciuto, dal che si evincerebbe che nessuno
sforzo può risultare utile .
Se ci
sforziamo finiamo per costruire uno stato mentale artefatto, se non ci
sforziamo di praticare rimaniamo nel nostro caos mentale solito.
Che fare?
Diceva
Trungpa Rimpoche: Lo
sforzo subentra di tanto in tanto - all’inizio, durante e alla fine. Per esempio,
tu stai tenendo quel microfono perché hai un interesse a fare una domanda. Ora,
mentre stai ascoltando la risposta, hai dimenticato di avere in mano quel
microfono, ma quello sforzo di prima sta ancora lì. Tu stai ancora tenendolo,
senza lasciarlo cadere. Così, avvengono molti viaggi avanti e indietro insieme
al nostro sforzo, senza che esso sia mantenuto continuativamente. Non devi
sforzarti e spingere di continuo. Se lo fai, non c’è pratica, non c’è
meditazione; l’intera cosa diventa solo un grande affare di sforzo.. Il
cambiare, alternando costantemente, crea lo spazio della meditazione. Se ti
sforzi al cento per cento, fai scoppiare tutta quanto. In definitiva,. non c’è
nient’altro che una massa di muscoli tesi seduta nel mezzo di uno spazio. Questo
accade continuamente nelle situazioni della vita. È come cercare di lavorare la
pasta. Se la impasti troppo, non te ne resterà in mano neanche un po’: starai
solo spingendo le tue mani contro la tavola. Però se senti che il motivo di
impastarla è di lavorare meglio la pasta, allora vedrai che si presenteranno
una certa quantità di compromessi, entrerà in gioco un certo tipo di
intelligenza. Senza di questa, lo sforzo da solo uccide.(da un insegnamento a
Boulder 1973)
Ci vuole
equilibrio, intuizione e buon senso. A volte si dice che un buon atteggiamento
meditativo è un 75% rilassamento e un 25% concentrazione, come dire che dobbiamo
trovare un equilibrio fra lo sforzo di concentrare la mente e l creazione di
uno spazio di consapevolezza panoramica più rilassata, se manca la prima
vaghiamo nelle nostre fantasie, se manca la seconda siamo solo tesi.
Quando
iniziamo le pratiche di meditative spesso tendiamo ad eccedere nella
concentrazione o nel rilassamento, dobbiamo ,però, comprendere che vogliamo
sviluppare consapevolezza e presenza mentale non concentrazione univoca o
gradevole rilassamento.
Con
l’esperienza e la guida di un insegnante esperto riusciremo a trovare il giusto
equilibrio meditativo in cui ci sia il giusto sforzo e al contempo una sensazione di spaziosità e
libertà .
La pratica
meditativa ,come di dice Tich Nath anh ,è un modo intelligente per godersi la
vita, non deve essere né un obbligo, né una pratica forzata, semmai un
allenamento gradevole seppur impegnativo.
E’ sano
trovare una giusta misura nella pratica quotidiana che, generalmente per chi
vive una vita impegnata, non dovrebbe superare l’ora( magari mezzora al mattino
e mezzora alla sera),ma ognuno deve trovare il proprio equilibrio ,i propri
tempi e spazi.
Fondamentale,
se possibile, praticare sempre negli stessi orari e nello stesso posto (è bene
crearsi una stanza o un angolo dedicato alla pratica, con il cuscino ,
magari un po’ di incenso se ci aggrada, qualche immagine che ci ispiri) per
rendere la pratica un rituale nella routine quotidiana , un momento in cui
stacchiamo il telefono, e ci regaliamo un po’ di tempo per noi.
Se
pratichiamo e ci atteggiamo in questo modo la pratica diventa un dono
quotidiano che ci facciamo e non si pone più il problema dello sforzo, non c’è
da sforzarsi, praticare è un piacere che facciamo con impegno e
determinazione,tutto qui!
sabato 14 gennaio 2023
CORPO,PAROLA
e MENTE
Nella
tradizione Dzogchen del Buddhismo Tibetano si dice che le tre porte verso la
realizzazione sono Corpo ,Parola e Mente, laddove il corpo è tutto l’insieme
degli aggregati fisici, delle sensazioni ed emozioni, la parola (lung in
tibetano) è l’energia vitale che si manifesta grossolanamente nel respiro e
nella parola ,ma che permea e sostiene
ogni aspetto di noi( corrisponde al Chi dei cinesi o al Prana degli induisti) e
la Mente è sia la piccola mente(pensiero, razionalità) che la Grande mente(
consapevolezza, spaziosità e compassione).
Le tre porte
sono simboleggiate dalle sillabe OM AH HUM che sarebbero anche il suono
primigenio corrispondente.
Om è di
colore bianco, Ah è di colore rosso e hum è di colore blu
Di fatto la
pratica è armonizzare questi tre aspetti e trasformarli in possibilità di
crescita e saggezza.
Dice Geshe Tenzin Wangyal Rinpoche
“Con il
corpo del dolore o identità, noi prendiamo la pillola bianca e la trasformiamo
in Quiete; con la parola del dolore, prendiamo la pillola rossa e la
trasformiamo nel Silenzio; e con la mente del dolore, prendiamo la pillola blu,
e la trasformiamo in Spaziosità.
Come
entriamo nelle esperienze di Quiete, Silenzio e Spaziosità, il nostro dolore
diventa il cammino per la liberazione. Ogni condizione si trasforma in un
cammino che ci guida alla liberazione finale, in connessione con l’imperitura
essenza.”
Se al posto
del termine dolore, che può risultare un po’ forte e ci mettiamo Stress o
nevrosi ecco che ci risulta chiaro che il
percorso di Mindfulness è un percorso di conoscenza, possesso, armonizzazione e
trasformazione di questi tre aspetti.
Se siamo
minimamente consapevoli di noi stessi possiamo facilmente comprendere quanto
poco conosciamo del nostro corpo parola e mente e che tipi di relazione
distorta abbiamo.
Nella nostra
cultura abbiamo avuto, per secoli,un rifiuto religioso del corpo, visto come
fomite di colpa e tutta l’etica e l’ascetica si basavano sulla negazione del
corpo percepito come prigione dell’anima; salvo poi reagire con una esaltazione
della corporeità,della salute ,della giovinezza e della sessualità negli ultimi
decenni( con la rimozione e demonizzazione dell’invecchiamento, la ricerca
della “perfezione fisica” ecc).
Due
atteggiamenti eccessivi e controproducenti che ci allontanano da una serena
consapevolezza della nostra fisicità che il semplice apprezzare il nostro
essere vivi così come si manifesta nel momento presente(giovani o vecchi che
siamo, sani o malati).
Per questo i
primi esercizi di Mindfulness si basano sull’attenzione e ascolto del
corpo(body scan) e delle sue sensazioni; dobbiamo riconnetterci ad esso
,riscoprirlo e farci amicizia.
La Parola, o
energia è ciò che ci rende vivi, appena ci lascia il nostro corpo diventa un
cadavere.Generalmente siamo assai poco coscienti del fluire di questa energia
sottile, per farlo si utilizza la consapevolezza del respiro, il suono dei
mantra e anche tecniche di visualizzazione.
La Mente è
sia il vorticare di pensieri ed emozioni, ma è anche il silenzio e la spaziosità che sono lo
sfondo o base , dapprima impariamo ad osservare i pensieri e a lasciarli
andare, senza seguirli e senza creare pensieri sui pensieri , poi si impara a
riconoscere il silenzio e la spaziosità che stanno dietro i pensieri e a riposare
in essi.
Quando
riusciamo a non identificarci più con i pensieri e a non prenderli troppo sul
serio rilassandoci nello spazio sconfinato della Grande Mente, proviamo un
reale sollievo e ogni traccia di stress (sofferenza) svanisce come la neve al
sole.
Tendenzialmente
ci identifichiamo con i nostri pensieri,
li riteniamo “reali” e perdiamo di vista ciò che veramente è.
Pensate di
essere seduti su un prato in montagna con ,davanti a voi, splendide catene
montuose , vicino a voi ,però, c’è un bel mucchio di sterco di vacca, con tanto
di mosche che vi svolazzano sopra.
La vostra
mente si concentra sul quello sterco e cominciate a produrre pensieri come: ma
quella bestia infame,proprio qui doveva fare i suoi bisogni? Oppure : ma che
odore tremendo e che schifo quelle mosche!
In un attimo
siete totalmente presi dai vostri pensieri e le montagne svaniscono, così la
vallata, siete totalmente presi dallo sterco.
Se invece
lasciate aperta la vostra mente,
accogliete tutto l’orizzonte, godete dei monti, della vallata e pure dello
sterco che entra nella consapevolezza panoramico senza turbare il tutto!
Più la
nostra mente è aperta ,più riusciamo ad accogliere tutto l’orizzonte senza
perderci nei nostri pensieri ossessivi.
Quando
armonizziamo Corpo ,Parola e Mente, raggiungiamo uno stato di equilibrio e di
pace che ci permette di vivere totalmente ogni aspetto della vita con decisione
e leggerezza al contempo.
domenica 8 gennaio 2023
"Dovremmo notare che siamo già supportati in ogni momento. C'è la terra sotto i nostri piedi e c'è l'aria, che riempie i nostri polmoni e poi li svuota." NATALIE GOLDBERG
Ce ne dimentichiamo spesso.....l'essere vivi non ci basta e non è un problema da poco, anzi è la causa della maggior parte dei nostri malesseri psicologici.
sabato 7 gennaio 2023
Inizia un nuovo anno, o almeno così la convenzione vuole( dove sta scritto che l'anno inizia a gennaio?), e comincia esattamente come è finito il precedente, con la guerra, la crisi climatica ed energetica , i femminicidi e chi più ne ha più ne metta.
A febbraio uscirà, finalmente, il mio libro nuovo e ,francamente, la cosa non mi interessa più di tanto.
Anche queste pagine elettroniche cominciano ad essere sempre meno stimolanti, anche a fronte del numero risibile di visualizzazioni( soprattutto quando posto cose mie, quando condivido video e testi altrui va meglio....mah)e di interazioni nei commenti.
Certi giorni mi verrebbe da gridare il famoso: "fermate il mondo voglio scendere"come Woody Allen.....
Sarà che invecchiando si vedono le cose diversamente o che l'orizzonte della speranza sembra essere sempre più distante ....chissà.
Comunque il nostro compito è vivere, quindi andiamo avanti , un respiro per volta , cercando di avere la giusta distanza dalle cose..
vangelo di Tommaso sesta puntata.........poi stop......questo blog non ha visualizzazioni.( due/tre)....le prossime puntate le trovate sul ...

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"Soffermarsi troppo sull'io causa una terribile stanchezza:Un uomo in questa condizione è sordo e cieco a tutto il resto: è la sta...