"La pratica della gratitudine non riguarda il pacificare i nostri momenti dolorosi o difficili, ma il riconoscerli e trovare l'autocompassione mentre svolgiamo il lavoro" Alex Elle
Questo vale per ogni pratica meditativa e non, dobbiamo smettere di pensare alla pratica come ad una sorta di ansiolitico, non ha nulla che fare con il rimuovere il disagio.
I disagi vanno riconosciuti, affrontati e superati anche grazie alla capacità di lasciar andare e lasciar essere , sviluppando una autentica accettazione di ciò che siamo , provando empatia e compassione per noi stessi.
"Ama il prossimo tuo come te stesso" dice il Vangelo, ma se non ami te stesso come fai ad amare il prossimo tuo?
Amarsi, accettarsi non è autoindulgenza , è riconoscere ciò che siamo in quel determinato momento con tutti i limiti connessi, e da questi limiti accettati trovare lo slancio per andare oltre e superarli.
La compassione o è per tutti(noi compresi) o non è.....saper essere misericordiosi con noi stessi senza essere autoassolutori non è facile , si impara passo dopo passo.
Alla base deve esserci la consapevolezza della nostra innata saggezza e illuminazione, per quanto nascosta dalle nostre nevrosi.....perchè, anche se non sembra, la natura di Buddha è la nostra vera natura.
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