venerdì 16 luglio 2021

 "Io non sono venuto al mondo per gratificare te e tu non sei venuto al mondo per gratificare me" Fritz Perls

Questa frase che Fritz faceva recitare prima dei gruppi Gestalt che guidava  mi è tornata in mente ieri, riflettendo sulle aspettative/proiezioni che noi mettiamo in campo nei confronti degli altri e che gli altri mettono in campo nei confronti nostri.

E' stupefacente quanto desideriamo e pretendiamo di essere gratificati dagli altri e, oltretutto, senza capacità di attesa, come bambini di pochi anni, vogliamo tutto e subito  senza la minima attenzione ai bisogni e tempi dell'altro.

Viviamo come se solo noi e i nostri bisogni /desideri esistessero; solo i nostri problemi sono importanti e gravi , solo il nostro tempo è prezioso.

Come bambini capricciosi ci muoviamo nel mondo pretendendo che tutto si adegui al nostro desiderio/bisogno.

Delirio egoico? Chiamiamolo come vogliamo, sta di fatto che è uno dei comportamenti più diffusi e  crea una incredibile dose di sofferenza.

Ricordarci che nessuno è tenuto ad gratificare gli altri è importantissimo per uscire da questo meccanismo spaventoso, solo rendendoci conto che ognuno di noi è libero e chiamato solo a percorrere la propria via ( fatta salva la gentilezza e la compassione...che però devono sorgere spontaneamente) possiamo trovare la giusta distanza dall'altro.

Se mi sento in obbligo di gratificare l'altro finisco per castrarmi e provare una sensazione di claustrofobia che non mi permette di vivere.

Allo stesso modo se costringo l'altro a gratificarmi, lo castro e lo soffoco.

La relazione sana e creativa è fra due esseri liberi che liberamente si incontrano, si gratificano oppure no , senza pretese o aspettative, è ciò che dovrebbe sperimentarsi nel rapporto maestro/discepolo ( purtroppo il più delle volte non è così e si finisce in rapporti fusionali e malati) per poi riportarlo in ogni esperienza relazionale.

Si dice che al maestro bisogna avvicinarsi in modo oculato,come con un falò, non troppo vicino perchè ti bruci, non troppo lontano perchè non sentiresti il calore.

Questa giusta distanza è ciò di cui abbiamo bisogno per non pretendere dagli altri nè farci risucchiare dalle loro pretese.

8 commenti:

  1. caro marco -

    gli approcci 'ideologici' lasciamoli ai 'rivoluzionari' ... noi facciamo riferimento al buddha. ... e il buddha - non ha mai detto - che gli esseri - sono meno importanti - di quanto noi - possiamo supporre di esserlo - per noi stessi.

    fondazioneacquarius@libero.it

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    1. Francamente non vedo poi molta distanza fra questa posizione e molti insegnamenti di Dharma.....magari sbaglio!

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  2. 'nessuno è tenuto a gratificare gli altri' ? ...

    ... siamo qui per gratificarli. ...

    ... questo - insegna il dharma.

    fondazioneacquarius@libero.it

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    1. no, siamo qui per aiutarli a "liberarsi" a ritrovare la propria natura di Buddha, non a gratificarli!
      La gratificazione ha a che fare con l'ego, è gratificazione dell'ego , qualcosa che lo potenzia e tiene le persone sempre più legate ai propri desideri/proiezioni o avversioni.

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  3. caro marco -

    far felici gli esseri è qualcosa che trascende il loro ego ... anzi - è qualcosa che ne rivela la illusorietà.

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    1. dipende cosa si intende per rendere felici......se io dono dell'eroina ad un tossico ,in quel momento lo rendo felice, ma è vera felicità? è utile?
      Non credo.
      Se invece frustro la sua aspettativa e cerco di renderlo consapevole della sua dipendenza non lo renderò felice sul momento, ma gli offrirò una possibilità di liberazione

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  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  5. certo marco !!! ... condivido. ... rendere felici gli esseri - è dare loro ciò di cui hanno 'REALMENTE' bisogno [NON : 'EGOISTICAMENTE' 'bisogno'. ...]

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