martedì 8 giugno 2021

 "Un bisogno fondamentale: questo è il senso di appartenenza. Ed è

al tempo stesso la risposta a una domanda. Ognuno di noi domanda a

se stesso: di che cosa faccio parte? E questa domanda è simile a

un’altra altrettanto fondamentale: chi sono io? Apparteniamo a una

famiglia, a un gruppo, a una società, a una categoria professionale, e

questo ci dà una ragione di esistere e ci definisce. Senza

quell’appartenenza ci sentiremmo un nulla. È difficile, forse

impossibile, sapere chi siamo, senza fare alcun riferimento agli altri.

Per questo l’appartenenza è un bisogno fondamentale, come il

bisogno di mangiare, di bere, o di avere un tetto sotto cui ripararsi." Piero Ferrucci

Come ho raccontato in vari dei miei libri, siamo fatti di incontri, apparteniamo ad una rete di relazioni che ci hanno forgiato, nel bene e nel male, siamo ciò che siamo grazie ad una serie di appartenenze.

L'altro giorno leggevo d una persona che giunta sulla cima di un monte si sentiva infastidita dalla croce sommitale, la cosa mi ha stupito perchè ognuno di noi, indipendentemente dal fatto che abbia scelto di non essere Cristiano, fa parte di una società e cultura in cui la croce ha un significato , negare questa semplice appartenenza culturale( lo stesso potremmo dire per i miti greci, per la Divina Commedia o per la musica di Vivaldi) è un negare se stessi,.

Troppo spesso ho incontrato persone che ,avendo incontrato l'Hinduismo , il Buddhismo o l'Islam, fanno di tutto per sradicarsi, per negare la propria occidentalità fino a perdersi in un delirio fanatico, è pericoloso, molto pericoloso.

Ognuno di noi è il prodotto della sua storia, dei suoi tempi, dei suoi incontri, delle sue scelte e al contempo è la natura vibrante del Rigpa, della natura della mente illuminata, che è oltre ogni condizionamento, siamo l'uno e l'altro contemporaneamente.

Potremmo dire che l'appartenenza è un aspetto del nostro relativo mentre la natura del Rigpa è l'assoluto,il nostro vivere è un continuo stare in equilibrio fra il relativo e l'assoluto senza mai negare nessuno dei due.

Dunque vivere coscienti che siamo quelli nati in quel posto, in quell'anno ,che hanno incontrato certe persone e al contempo essere la totale spaziosità, la totale apertura , l'infinito.

L'appartenenza , come tutto ciò che è connesso col relativo, è un limite, ma ,come diceva Lanza del Vasto, chi è senza limiti non può accedere all'illimitato, quindi celebriamo il limite, accogliamolo e impariamo da esso.

Anni fa ero ad un ritiro Buddhista con vari maestri Tibetani , tutto il giorno si alternavano meditazioni, insegnamenti e cerimonie con tanto di accompagnamento di trombe e cembali , che, devo ammettere, ho sempre trovato musicalmente sgradevoli; un giorno mi presi la libertà di andare in giro nei dintorni e trovai una antica chiesa romanica, entrai e , di colpo, mi sentii completamente a casa, appartenevo a quei muri, la spiritualità che ne trasudava mi era famigliare , mi sedetti in un angolo e piansi di gioia.

Non stavo ridiventando Cristiano, non negavo la mia adesione al Buddhismo Tibetano, era solo un fare amicizia con un mio retaggio ancestrale, era un riconoscere che una parte di me era radicata nell'occidente Cristiano ed era buono e bello.

Ritornai al ritiro pacificato e ancora più disponibile a farmi mettere in discussione dagli insegnamenti dei miei maestri Tibetani.

Dobbiamo quindi accettare le nostre appartenenze per poi poterle superare, come alberi ben radicati nel nostro suolo possiamo slanciare i nostri rami verso il cielo in mille direzioni, integrando relativo e assoluto.

Bisogna ,però, stare attenti a non attaccarci troppo alle appartenenze, l'attaccamento alla famiglia, al gruppo , al paese, può diventare un bozzolo avvolgente che non ci permette di uscire e dispiegare le ali come farfalle; si rimane bruchi per sempre e questo è un rischio che si corre spessissimo, anche ,e forse soprattutto, nell'ambito delle appartenenze religiose o spirituali.

Chi si blocca nel definirsi: Cristiano, Buddhista o Islamico rischia di non andare oltre la pur ricca tradizione a cui si sente di appartenere, non riesce ad accedere alla vera libertà dello spirito , finisce per rimanere in una spiritualità limitata e immatura.

Appartenere ed essere liberi dall'appartenenza, contemporaneamente, questa è la sfida!

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