Può la sofferenza diventare un insegnamento? A volte, per
qualche strano mistero,accade.
Non è che sia mai stato un gran frequentatore di
parrocchie, ho sempre trovato il loro ambiente asfittico e fasullo, una sorta
di recita moralistica senza vero spessore umano, eppure, proprio passando per
caso dalla parrocchia vicino casa incontrai Piera.
Era una suora giovane, neanche trent’anni,minuta e pallida nel suo saio marrone.Chissà perché
la trovai simpatica e cominciammo a chiacchierare.
Niente di che, chiacchiere leggere, da ragazzi in cerca
di un senso.
Ci si vedeva quasi tutte le settimane e avevo cominciato
a notare un pallore strano, delle occhiaie che prima non aveva, mi disse che si
sentiva stanca , priva di energia.
Ci furono visite ,esami e poi la diagnosi: tumore alle
ossa.
Piera lentamente rimpiccioliva, come se il male la
divorasse da dentro. Ogni settimana tornavo e la trovavo più prostrata, faceva
fatica a stare in piedi e alla fine rimase sempre a letto.
Ogni settimana ero
seduto di fianco a lei e sempre trovava la forza per un sorriso, una parola,
uno tentativo di scherzo.
Soffriva enormemente, lo vedevo, ma trovava sempre il
modo per accogliermi con dolcezza, non so come facesse.
L’ultima volta che andai da lei, mi chiese di aspettare
un attimo, mentre le facevano un’iniezione di morfina ,poi mi sorrise con
evidente sforzo e mi sussurrò: “ sempre amici…ok?”
Se ne andò la sera stessa, lasciandomi un vuoto terribile
nel cuore e una strana sensazione di tenerezza
mentre leggevo - ho sentito un nodo in gola. ... avevo voglia di piangere.
RispondiEliminaun abbraccio affettuoso.
eugenio
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