giovedì 15 agosto 2019

Ferragosto.......per fortuna non di fuoco, anzi gradevolmente fresco,passato a montare due librerie e una scrivania!
Via dalla pazza folla!!! sani lavoretti casalinghi.
Ho ritrovato le trascrizioni dell'intero seminario tenuto a boulder nel 1975 da Trungpa Rinpoche e sono, come sempre, stupito dalla sua chiarezza e capacità comunicativa.
Il Dharma è quello, ovviamente, ma la capacità del singolo insegnante di farlo proprio e trasmetterlo in modo creativo, beh è un dono unico.
Nell'ultimo post parlavo della gratitudine e io sono immensamente grato  di aver potuto incontrare codesti insegnanti che mi hanno aperto orizzonti sconfinati.
Purtroppo, vedo in giro un gran numero di sedicenti insegnanti spirituali che ,invece di aprire orizzonti, cercano di chiudere gli allievi in anguste fedi, in soffocanti appartenenze e deliranti sottomissioni,bisogna stare molto attenti e valutare con discernimento l'insegnante, prima di mettersi nelle sue mani!
Un percorso spirituale deve renderci liberi ed aperti alla vita, in ogni sua forma,se così non è non possiamo certo parlare di spiritualità!
La libertà e l'apertura sono cartine di tornasole del nostro cammino spirituale,ogni chiusura settaria, ogni difesa ad oltranza della propria scuola/chiesa  è malata alla radice,il Dharma è la Vita stessa, il samsara è il nirvana, nulla è escluso ,nulla è profano anzi ogni cosa è sacra per l'occhio che sa vedere.


4 commenti:

  1. Buongiorno, avevo già avuto modo di commentare un suo post. Commento al quale Lei aveva cortesemente risposto.
    Leggendo questo post sono andato a leggermi, su wikipedia, la vita di Trungpa Rinpoche (https://it.wikipedia.org/wiki/Ch%C3%B6gyam_Trungpa) e sono rimasto sfavorevolmente sorpreso da alcune cose, in particolare il fatto che fumasse, che fosse (praticamente) alcolizzato oltre a fatti poco chiari (aveva avuto un figlio a 16 anni?). Le chiedo: le notizie sul sito sono attendibili? E, se si, non trova poco commendevoli molti aspetti della vita di Trungpa Rinpoche? Grazie.

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  2. Alcuni dei fatti da lei riportati rispondono al vero, Trungpa Rinpochhe aveva sicuramente alcuni aspetti ombra per nulla risolti,peraltro era stato strappato all'amatissima madre a 4 anni per essere cresciuto in monastero, poi aveva dovuto fuggire dal tibet attraversando l'himalaya e da ultimo aveva aveva avuto un serio incidente stradale da cui era uscito semi-paralizzato.
    Tutto questo non giustifica l'eccesso nel bere(anche se io non l'ho mai visto essere meno che lucidissimo)e affini,anche se può rendere comprensibili le cause.
    Rinpoche faceva poi parte del lignaggio della saggezza folle e qundi utilizzava certi comportamenti amorali come provocazione e dimostrazione del superamento del dualismo bene/male.
    Detto quuesto dobbiamo però liberarci dal nostro retaggio cristiano e romantico che fa coincidere l'idea del maestro con la santità o la perfezione, nel vissuto tibetano un insegnante è solo un ottimo artigiano del Dharma, che trasmette l'insegnamento in modo corretto ed efficace e non si confonde mai ciò che lui simboleggia()il buddha) con ciò che è come uomo.
    Peraltro , al liceo, avevo un favoloso insegnante di matematica che era alcolizzato ecc ecc
    Posso dire che Trunpa è stato un insegnante favoloso, uno dei migliori che abbia incontrato e a cui devo tantissimo,non tutto del suo lato umano era sempre apprezzabile e condivisibile ,ma chi è senza peccato scagli la prima pietra!
    In quarant'anni di incontri in ambito spirituale( buddhista e non) ho vuto modo di incontrare grandi insegnanti con grandi ombre, piccoli insegnanti con piccole ombre e chi più ne ha più ne metta, sta a noi, con un minimo di discvernimento a prendere ciò che è buono e lasciare ciò che non lo è o che non ci corrisponde , non esiste il maestro perfetto, ci sarà chi beve e chio fuma, chi va a donne e chi no, chi è un pò troppo attaccato a soldi e potere e chi invece è attaccato all'ascetismo , l'animo umano è un bel guazzabuglio!
    Ho imparato a voler bene ai miei maestri nonostante i loro piccoli o grandi difetti, mi hanno dato tanto ,nonostante nessuno di loro fosse "perfetto", ma,come ho già scritto altrove, meditare è imparare ad apprezzare e riconoscere la perfezione dell'imperfezione!
    mi aguro di avere risposto in modo chiaro ed esaustivo.

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  3. Grazie della risposta e del chiarimento.
    Essendo un assoluto neofita e, sinceramente, più incuriosito che altro dal buddismo sono comunque sorpreso dalle vicende di coloro che dovrebbero insegnarlo. Alla fin fine il buddismo, per come me lo immagino, dovrebbe rendere (idealmente) "beati" o perlomeno "in pace" gli esseri umani ma se chi lo insegna appare (attenzione: appare a me) altrettanto "a disagio" o "disperato" come (più o meno) tutti o quasi.... Allora anche il buddismo, senza offesa, appare un semplice "pannicello caldo" come tante altre filosofie e "religioni" incapace di avere effetti realmente positivi sulla vita di chi lo pratica e, addirittura, su chi lo conosce a fondo e lo insegna. Spero di non essere stato, in qualche modo, aggressivo o troppo semplicistico. Grazie ancora.

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  4. Certo, può sembrare così, in realtà il problema è che noi andiamo cercando una liberazione dalla sofferenza, mentre invece dobbiamo trovare la liberazione nella sofferenza.
    Ogni caso è a se stante, per quel che concerne Trungpa, per come l'ho conosciuto io, non era per nulla disperato o a disagio, era totalmente libero NEL disagio!
    Non è facile da spiegare, è un'esperienza e non un concetto.
    Le pratiche meditative del Buddhismo sono ottimi strumenti per trovare l'autoliberazione pur vivendo nel samsara(caos,disagio) , non sono, ovviamente l'unica via nè necessariamente la migliore, con me e altri ha funzionato e mi ha permesso di trovare un nuovo orizzonte e una reale spaziosità, lo stesso posono dire praticanti Cristiani, Induisti ecc.
    Il Buddhismo, se nteso come filosofia, non è meglio nè peggio di tante altre, ma se invece cominciamo la pratica. cioè entriamo in contatto con la vera natura di noi stessi e della vita attraverso la meditazione allora tutto cambia.
    Non è questione di diventare beati ma di vivere ogni situazione con equanimità, senza troppo attaccamento e senza troppa avversione , il che ci libera gradatamente dall'ingombro dell'io.
    Come dire; continuo a sentire il dolore per un certo lutto ma non mi identifico più con esso, non è una sorta di atarassia ma un vivere pienamente la nostra umanità lasciando andare e lasciando essere, liberando i pensieri (che sono causa di sofferenza) man mano che sorgono.
    Rimane a parte il discorso delle nevrosi incistate in alcuni, in quel caso una buona terapia, associata alla meditazione, può essere utilissima e aiutare il praticante a non utilizzare il Dharma come pannicello caldo o alibi che di si voglia.
    Ovviamente la meditazione buddhista non è la panacea di tutti i mali, è un utile strumento che può essere utilizzato da determinate persone, io stesso , spesso, indirizzo allievi in altre direzioni se mi avvedo che sono più idonei per altre vie/pratiche, perchè ognuno è unico e ognuno deve trovare la sua via.
    Il fatto che alcuni insegnanti possano avere ombre e comportamenti discutibili è da imputare a loro e a un non completo lavoro su se stessi, non al Buddhismo, così come gli abusi di certi sacerdoti cattolici è loro responsabilità e non certo dei Vangeli.
    Bisogna stare attenti a non buttare il bimbo con l'acqua sporca!
    Da ultimo ricordo che quanto più saliamo nelle vette dello spirito, altrettanto in basso possiamo cadere e dobbiamo scavare.( si consiglia su questo argomento lo splendido saggio : AFTER THE ECSTASY THE LAUNDRY di Jack Kornfield)

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