SEI BUDDHISTA? CHI, IO?
Sono ormai più di
quarant’ anni che bazzico il cammino di liberazione comunemente chiamato
“buddhismo”, ho torto le mie gambe in infinite ore di meditazione nella
posizione del loto, ho ascoltato e ricevuto infiniti insegnamenti e ho avuto il
privilegio di sedermi ai piedi dei più grandi maestri della mia tradizione (e
non solo),eppure….
LO ammetto, ogni volta che mi chiedono se sono buddhista mi
viene da rispondere: chi,io? E questo sempre più spesso negli ultimi anni e non
perché non sia infinitamente grato ai miei maestri e al lignaggio, non perché
abbia cambiato idea su questa splendida tradizione che tanto mi ha dato e mi
dà,ma perché mi pare di vedere uno svilimento e banalizzazione di questo
termine e di ciò che può significare. Quando ho iniziato il mio percorso
spirituale nessuno,o quasi, sapeva qualcosa delle tradizioni orientali, lo Yoga
era solo un succo di frutta dolciastro e il Tibet una marca di abbigliamento
sportivo,eravamo vergini e con una vera mente da principiante. Ora tutto è
cambiato,tutti credono di sapere, pontificano e distorcono ai loro fini (di
potere, di denaro o semplicemente di lustro),spesso senza aver mai praticato
seriamente e anche in luoghi in cui la pratica è autentica
l’iper-organizzazione ha portato a trasformare il Dharma in un prodoto di lusso
per ricchi frustrati o annoiati.
Vedere certi storici centri di Dharma, ove si sono vissute
esperienze pionieristiche eccezionali,trasformati in SPA dello spirito …..beh fa un po’ male.
Tutto questo fa sì che abbia pudore a dirmi Buddhista, perché non mi riconosco
in tutto questa “chiesizzazione” che c’è in atto. Da questo,sorge poi una
domanda : il Buddhismo che cosa ha da dire ai giovani di oggi? Conciato com’è
può parlare con autenticità ai miei figli,come ha parlato a me?
Che ci sia bisogno di spiritualità è un fatto, mi chiedo
però se le tradizioni che si rifanno al Buddha abbiano ancora gli strumenti
validi per coinvolgere i millennials o
se l’iper tradizionalismo di alcuni e il business degli altri non rischi di
essere indigesto a molti.
Io vivo buona parte del mio tempo a scuola ,con ragazzi a
cavallo dei 18 anni,per la maggior parte con la sindrome dello sguardo basso(il
naso perennemente nel cellulare) che vivono in un mondo fatto di superficialità
e consumismo, assolutamente inconsapevoli della vita e delle sue crude
verità….Ci vivo, ci dialogo, cerco di stimolarli ad una riflessione più
profonda ,rendendomi conto, ogni anno che passa, che i bisogni sono sempre gli
stessi, ma i linguaggi, le metodiche relazionali ecc. cambiano in modo
radicale.
Come far capire loro l’essenza dell’insegnamento del Buddha,
che poi altro non è che la vita stessa, senza usare il linguaggio con cui è
stato trasmesso a me? In che modo posso essere un incontro autentico per loro
al di fuori di qualsivoglia maschera o ruolo? E’ una sfida quotidiana.
Ogni tanto qualcuno scopre che sono(sarei….) un insegnante
di Dharma e mi chiede che significa…; io rispondo che sono solo un essere umano
che ha cercato di realizzare la propria umanità,niente di più….
Che altro potrei dire a ragazzi che sono completamente
digiuni di ogni rudimento di cultura religiosa, filosofica e psicologica? I
bisogni spirituali però sono palesi, anche se nascosti, bisogna solo trovare il
modo per renderli intelleggibili.
E’ il momento di porci in ascolto di queste esigenze ,per
trovare nuove metodologie di
insegnamento, per creare una prospettiva del Dharma per i tempi odierni.
Ascoltare, domandare, aprirsi alla realtà che ci circonda,questo è ciò che
dobbiamo fare, uscire dalle nostre sale di meditazione per vivere le periferie,
le discoteche, le strade ,le fabbriche e portare (come dice Glassman Roshi)
testimonianza!
Non è importante
definirsi Buddhista o girare con abiti o simboli orientali….ciò che conta
è essere testimoni viventi della nostra pratica nella quotidiana
banalità/eccezionalità del vivere.
Ciao Marco, mi piace la tua ricerca di un nuovo tipo di buddismo, tutto viene sgretolato dal capitalismo, ma tu sei ancora qui a testimoniare con i tuoi corsi con le tue parole ai ragazzi,quando ci incontriamo per meditare accendi una luce ...noi cerchiamo di tenerla accesa
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