mercoledì 29 giugno 2022

 

Sto rileggendo ,per l'ennesima volta, un libro di vari anni fa :Passione estrema per l'assoluto , scritto da un abate Trappista francese.

A parte lo stile piacevolissimo e scorrevole, mai agiografico o supponente, è una splendida descrizione del percorso monastico (non poi così dissimile da quello Buddhista) e della vita spirituale in generale.

In un capitolo, parlando del suo essere diventato abate senza desiderarlo ,enfatizza l'importanza della vita comunitaria, pur con le sue indubbie difficoltà, come aiuto e supporto alle nostre debolezze.

Ciò che manca a molti ricercatori spirituali è proprio una reale vita comunitaria, un vero "sangha"(per dirla in termini buddhisti), al più si è gruppi di individui ,ognuno con la propria vita, che si incontrano saltuariamente per praticare insieme o per ricevere insegnamenti.....niente a che fare con una vera comunità.

Avendo sperimentato la vita monastica devo dire che mi manca quel senso di comunità, mi manca il rapporto con i compagni e con i maestri , rapporto quotidiano che arricchiva costantemente.

Certo non possiamo tutti essere monaci/che , non possiamo vivere in comunità  ma, forse, dovremmo cercare di inventarci qualcosa che ci aiuti e motivi allo stesso modo.

Un modo di fare reale sangha e comunità che dir si voglia , di supportarci gli uni con gli altri nel periglioso cammino che è la vita.

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