Mi ha dato molto sollievo scoprire negli scritti del Buddha che noi
siamo fatti di terra, acqua, fuoco, aria, e spazio. Cinque elementi che
combinandosi e danzando fanno un corpo che respira, che pensa, sogna,
ama, nasce e muore. Morire fa sí che il fuoco torni al fuoco, l’acqua
all’acqua, l’aria all’aria, la terra alla terra e lo spazio allo spazio.
È anche molto rasserenante percepire in sé i cinque elementi. Seduti,
camminando, in piedi o sdraiati possiamo chiudere gli occhi e sentire la
solidità, la densità, l’estensione, il limite, la resistenza: il nostro essere
terra. Oppure la fluidità, la connessione, la flessibilità, la forma: essere
acqua. O quel nostro improvviso accenderci in un respiro o in un passo,
vitalità, impulso, luminosità, calore: siamo fuoco e aprendo gli occhi
mettiamo il mondo a fuoco. La leggerezza, la fugacità delle sensazioni, le
variazioni, i cambiamenti repentini, le vibrazioni, l’essere toccati e
sfiorati da milioni di sensazioni: è l’aria che vive in noi. E infine siamo
spazio: apertura, spaziosità, dove tutto è ignoto e possibile. La coscienza
che contiene l’universo. La disposizione a restare aperti e presenti, a
riposare nella vastità. Vasti nel vasto.
Un giorno tutti gli elementi torneranno alla fonte. Cosa resterà di
noi? Una bella domanda da tenere in tasca al cuore.
Chandra Candiani
P.S.
continuo a postare cose altrui di indubbio valore anche perchè vedo che quando posto pensieri miei non li legge nessuno, mentre questi vengono visualizzati in modo significativo
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