domenica 7 marzo 2021

 Smarrirsi, perdere il sentiero, non sapere più dove si è....una buona metafora per ciò che spesso sperimentiamo nella vita.

Lo smarrimento è ben presente nel percorso spirituale, basta pensare ai fatti di Bose ,in questi giorni, alla debacle di Sogyal Rimpoche, allo scandalo di Eido Roshi, tanto per citare qualche caso eclatante, anche i grandi maestri possono smarrirsi, possono uscire di strada e perdere il sentiero, a maggior ragione può capitare ad ognuno di noi.

Non credo che smarrirsi sia, di per sè, negativo, a volte smarrire il sentiero significa scoprire nuovi mondi, Colombo si era smarrito nell'oceano per scoprire l'america,e pure noi, a volte, lasciando la strada tracciata ci avventuriamo in luoghi selvaggi in cui possiamo perire o rinascere.

Dovremmo imparare a smarrirci consapevolmente, detto così può sembrare assurdo, cioè scegliere di uscire dal sentiero e non perderlo per  disattenzione.

Un monaco che vuole consapevolmente sperimentare la sessualità per poi tornare alla castità rinvigorito dall'esperienza è diverso da quello che perde la testa per una lei o un lui e butta, preso dalla passione, la tonaca alle ortiche.

Possiamo smarrirci per cercare nuovi orizzonti o invece cadendo nell'inconsapevolezza.

Nello Dzogchen ci sono le figure dei maestri della saggezza folle, che andavano in piena consapevolezza al di là di ogni tradizione e abitudine, morale e sociale assaporando la totale libertà delle mente illuminata, un bell'esempio di smarrimento saggio.

Per potersi smarrire consapevolmente ci vuole grande esperienza e pratica, non è per tutti, tutti ,però, possono almeno cercare di imparare dai propri smarrimenti, renderli un'esperienza fruttuosa e non solo disorientante o peggio.

Tutti noi possiamo imparare qualcosa da qualsivoglia esperienza, quindi non colpevolizziamoci quando perdiamo il sentiero, cerchiamo invece di capire cosa ha da insegnarci, cerchiamo di far fiorire le ferite , accogliendole e accettandole come parte del nostro percorso.


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