giovedì 19 novembre 2020

 "Il tempo scorre veloce quando

si invecchia perché, di regola, si ripete sempre uguale. Le possibilità di

scegliere si riducono, le vie sbarrate si moltiplicano, fino a quando tutto

pare ridursi a un unico, piccolo sentiero. Non hai voglia di pensare a dove

conduce, quel sentiero, e questo produce un’anestesia della coscienza. Aiuta

ad attutire la paura della morte, ma sbiadisce i colori".(G.Carofiglio)

Altra analisi precisa e tagliente di Carofiglio, che descrive in modo impietoso una meccanismo mentale ben conosciuto.

Il problema è, possiamo evitare questo sbiadire dei colori? Possiamo non anestetizzarci di fronte alla paura della morte ma guardarla in faccia con coraggio?

Nella tradizione Tibetana(come in altre) si parla del sentiero spirituale come la : via del guerriero, perchè l'essenza della pratica è stare con tutto ciò che c'è , vita e morte, senza farsi sopraffare dalla paura e dal desiderio di fuga.

Non pensiamo che solo la morte ci terrorizzi, spesso è insopportabile anche la vita e cerchiamo in mille modi un nido in cui sentirci protetti, spesso ci avviciniamo alla spiritualità sperando che sia quel nido.

Sicuramente non lo è l'approccio del Buddha, che ci spinge a vivere e morire in pienezza, non a metterci in stand-by in attesa di una vita futura  o di indicazioni da esseri superiori....Dobbiamo assumerci totalmente la responsabilità di noi stessi, come disse Hirata Roshi :" se anche un Dio ci fosse, avrebbe cose più importanti da fare che preoccuparsi delle nostre piccole faccende, in qualche modo avrebbe già fatto la sua parte e ora tocca noi".

Solo se ci educhiamo ad una totale responsabilità e a un atteggiamento coraggioso, potremo arrivare al quel piccolo sentiero finale senza troppi rimpianti e pronti a non anestetizzarci ,ma cercando di goderci tutti i colori fino alla fine.

Marguerite Yourcenar faceva dire al protagonista dell'OPERA AL NERO : "voglio entrare nella morte  con gli occhi aperti", ecco, questo è il giusto atteggiamento, il modo coretto di approcciarsi alla fine.

Troppi si abbandonano all'anestesia o rimangono paralizzati a fronte dell'ultimo sentiero, cerchiamo di non farlo anche noi e di cercare di godere pienamente di ogni cosa fino all'ultimo, ogni singolo colore va apprezzato in tutta la sua bellezza in piena gratitudine , non lasciamolo sbiadire nell'inconsapevolezza.

4 commenti:

  1. Buongiorno !
    Mi viene un 'osservazione ...
    ...non pensa che "metterla giù dura" così : "...assumersi la responsabilità TOTALE..."se anche un Dio ci fosse, avrebbe cose più importanti da fare che preoccuparsi delle nostre piccole faccende, in qualche modo avrebbe già fatto la sua parte e ora tocca noi",

    involontariamente suggerisca a chi legge/ascolta di assumere un' atteggiamento "arcigno" nella pratica, che poi ostacola ?.
    ...perchè è vero , bisogna pigliarsi la responsabilità , ci mancherebbe, però poi è anche vero che quando entriamo in contatto col potere che si trova dentro di noi.., non possiamo non constatare che "ce lo ritroviamo" , mica l' abbiamo creato noi ...
    ... e quindi: .."TOTALE " ..." dobbiamo fare tutto noi "..,
    non pensa siano un pò delle esagerazioni ?
    Il detto dei contadini "aiutati che Dio t'aiuta" , mi sembra più vicino alla realtà.

    Con rispetto

    Marco Ceroni

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    1. Prima di tutto grazie per l'attenzione e lo stimolo....
      Personalmente ,per il mio percorso umano e spirituale, mi sento vicino alla posizione di Hirata, penso che questo approccio sia "buddhisticamente "corretto.
      Non dobbiamo delegare a niente e nessuno, la responsabilità della nostra vita è nostra, Dio, se c'è, ha già fatto la sua parte(creando il tutto).
      Il detto contadino voleva dire lo stesso, aiutati, fai la tua parte e Dio farà la sua!
      Ovviamente è una posizione non Teistica, che è il frutto della mia storia, altri potranno dire cose differenti, non è una verità assoluta, è la mia esperienza e la mia comprensione dell'insegnamento del Buddha.
      Questo è ciò che sento ora, sempre pronto a rimettere tutto in discussione.

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    2. Aggiungo....nessuna esagerazione o approccio arcigno, solo un fare i conti con la realtà, dura, della vita.
      La saggezza folle sta proprio nell'affrontare ogni aspetto del vivere direttamente, senza cercare di sfuggire in alcun modo.
      A volte fa male, ma è l'unico modo che conosco per vivere in pienezza e presenza mentale.....così ho appreso dai miei maestri.
      Certo ,non nascondo, che a volte mi piacerebbe credere in una qualche divinità che interviene lella storia risolvere i nostri problemi(di questi tempi non sarebbe male) , sarebbe più facile e meno faticoso.....al momento tale fede non mi è data, quindi continuo ad arrabattarmi con le mie forze.

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  2. 'ognuno è l' unico responsabile di tutti'

    [antoine de saint - exupéry]

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