giovedì 22 ottobre 2020

 


IL SILENZIO

 

«Quando il Buddha si trovava sul monte detto Picco dell’avvoltoio per fare un discorso, girò un fiore tra le sue dita e lo mostrò all’assemblea. Tutti rimasero in silenzio. Solo Maha-Kashapa si aprì in un sorriso a questa rivelazione. Allora il Buddha disse: “Io ho l’occhio del vero insegnamento, il cuore del Nirvana, il vero aspetto di ciò che non ha forma. Esso non è espresso con parole, ma trasmesso in modo speciale al di là dell’insegnamento. Questo insegnamento lo ho dato a Maha-Kashapa”».

Così raccontano i sutra su quella che fu la trasmissione dell’insegnamento più profondo del Buddha: un fiore sollevato in silenzio.

Su questo gesto e sul sorriso di Maha-kashapa si è scritto e detto tantissimo ,ma trattandosi della trasmissione da mente a mente o da cuore a cuore, al di là del verbale ,c’è poco da dire e molto da esperire.

Quando iniziamo ad approcciarci alle tecniche di Mindfulness incontriamo il silenzio, sia verbale che mentale, cominciamo a fare spazio , a concentrarci sull’esperienza diretta della realtà e non sulla sua interpretazione.

Per quanto un bravo scrittore descriva un gelato al cioccolato non sarà mai la stessa cosa che assaporarlo, le parole sono solo un dito che indica la luna, ma la luna è altra cosa…attenzione a non confondere il dito con la luna!

Il silenzio esteriore e solo uno strumento per permetterci di andare incontro al silenzio interiore, che non è assenza di pensieri(questo può accadere per qualche istante)ma una spaziosità che permette ai pensieri di sorgere, manifestarsi e sparire senza creare troppo disturbo, come un uccello che solca il cielo ma non lascia traccia del suo passaggio.

C’è una frase della tradizione andina che dice:”gli dai hanno dato agli uomini solo un certo numero di parole” ,il che significa che non vanno sprecate o utilizzate in modo improvvido.

Un altro detto ci ricorda:”taci molto per avere qualcosa di importante da dire”

Nel mondo moderno siamo sommersi di parole,immagini, stimoli vari ,perdendo il senso dell’essenzialità e della sobrietà ,e come ci ricorda IL PICCOLO PRINCIPE ; “L’essenziale è invisibile agli occhi”

Il silenzio, la spaziosità sono ,in realtà, lo stato naturale della mente ,ritrovarli è tornare a casa.

Nei ritiri di pratica Vipassana tradizionali si sta per 10 giorni in silenzio, praticando le varie tecniche e ascoltando le indicazioni dell’insegnante,niente chiacchiere, niente televisione, niente cellulare o internet, solo noi, il nostro corpo,parola e mente e il silenzio che tutto abbraccia.

Non è necessario una immersione così drastica nel silenzio, ma ritagliarsi una mezz’ora ogni giorno per staccarci dall’iper-stimolazione e stare con noi stessi nell’attimo presente è già un grande regalo che possiamo farci.

Sogyal Rimpoche diceva di sfruttare ogni momento libero, mentre si guida, mentre si va in bagno per fermarci un attimo e prendere alcuni respiri consapevoli riconnettendoci con la nostra grande mente.

A volte bastano pochi respiri, per sentirci di nuovo calmi, centrati e silenziosi e poi ributtarci nelle mischia con nuova energia .

Il silenzio è,paradossalmente, anche un grande strumento relazionale e un buon rapporto si misura anche da come e quanto si riesce a stare insieme in silenzio,senza imbarazzo; anche il silenzio parla e può avvicinarci.

Il Buddha tace e solleva un fiore,noi ,invece, in visita ad un amico sofferente possiamo tacere e prendergli una mano o tacere e cercare di stare con la sua sofferenza; ognuno deve trovare il suo modo per comunicare col silenzio.

Se sapremo stare nel silenzio,quando dovremo parlare le nostre parole avranno un altro spessore, saranno creative e pregne di senso.

“In un atteggiamento di silenzio l’anima trova il percorso in una luce più chiara, e ciò che è sfuggente e ingannevole si risolve in un cristallo di chiarezza.”

(Gandhi)

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