martedì 16 giugno 2020

MINDFULNESS E BUDDHISMO

Un libro di un autore americano attacca frontalmente l'utilizzo e l'abuso della mindfulness che lui definisce una sorta di capitalismo spirituale.
Secondo questo autore ,RPurser, l'utilizzo della meditazione, avulsa dal suo contesto spirituale di liberazione ,rischia di diventare una sorta di oppio dei popoli, un modo per ridurre lo stress lavorativo, far produrre di più e rendere più obbedienti i dipendenti.
In parte ha ragione, il rischio c'è, la meditazione, come ogni altra cosa, può essere usata in modi discutibili o addirittura dannosi.
Tutto nell'ambito capitalista/consumista diventa merce , pure la/le spiritualità ,non solo la mindfulness "funzionale" , anche il buddhismo più tradizionale è merce da vendere e produce fatturato in occidente, basta guardare i giri di denaro in certi centri di Dharma.
Non credo che la mindfulness vada demonizzata, è un modo laico per approcciarsi alla meditazione da cui può scaturire un interesse per un percorso interiore.
L'uso aziendale della meditazione è sicuramente irrituale e discutibile, ma dipende molto da chi la insegna.
Personalmente , quando guido gruppi di approccio alla mindfulness, mi soffermo a lungo anche sugli aspetti spirituali del percorso e non mi limito ad insegnare delle tecniche ma, ovviamente ,ci sono tanti che fanno altrimenti, vuoi per vendere meglio il prodotto, vuoi per ignoranza loro del buddhismo e del percorso interiore.
Questi "insegnanti" fanno danni?
A volte sicuramente, altre volte no, dipende da tanti fattori, ma questo vale anche per gli insegnanti "buddhisti" o " cristiani" che spesso non danno certo una bella immagine delle rispettive filosofie/vie spirituali(ricordo di un sedicente Lama che redarguiva i discepoli perchè gli avevano regalato un televisore con troppo pochi pollici e affini! o un parroco che aveva speso una cifra esorbitante dei soldi per i poveri per un sontuoso impianto HI FI !)
Non credo sia utile che i "buddhisti" facciano la guerra alla mindfulness "laicizzata" , semmai dovrebbero impegnarsi ad insegnarla loro, in modo fruibile anche ai non buddhisti, trasmettendo però l'autentico spirito di ricerca interiore e di tensione alla liberazione, in questo modo farebbero qualcosa di veramente utile e creativo!

2 commenti:

  1. Ciao Marco, concordo con te quando dici che sarebbe meglio che i praticanti di Mindfullness avessero una base esperienziale non solo del metodo ma anche della filosofia. La "marketizzazione" della spiritualita' e' entrata molto forte nelle grandi aziende, cosi' come il coaching e tanto altro, che in realta' fanno terapia senza avere una dovuta preparazione. Questo e' successo in passato, sta succendendo e succedera' ancora che "il mercato" trovi il modo di "alimentarsi" per poi alla fine raggiungere i propri scopi. La denaturalizzazione delle varie pratiche ha creato molti guru-charlatani, che purtroppo portano con se parecchio fumo!!!

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  2. e poco arrosto......
    E' un problema globale, tutto viene ingurgitato dal mercato, tutto viene snaturato e alla fine si fa fatica a capire dove c'è autenticità, ogni cosa finisce nel calderone!

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