martedì 17 marzo 2020

Come tutti potete vedere la situazione è tutt'altro che rilassata, e mi trovo un pò a corto di parole.
Sarà che guardando un sito "buddhista" in cui vari allievi raccontavano il proprio sentire a fronte dell'epidemia ,ho avuto la sensazione di un buonismo stucchevole o di un tentativo di filosofeggiare a vuoto (tranne qualche caso)e ho capito che finisco per farlo pure io.
Possiamo disquisire su che rara opportunità abbiamo per meditare, per digerire l'impermanenza, per rimodulare le nostre priorità , tutto vero ,tutto bello......però.....
Forse sarebbe bene anche dire le nostre difficoltà, il senso di claustrofobia a non potersi muovere come eravamo abituati, le tensioni in famiglia dovendo stare sempre insieme, la paura per l'eventuale contagio(nostro e dei nostri cari) ,la rabbia per la situazione di amici già contagiati e sintomatici.
A volte smettere di fare gli illuminati o i distaccati e urlare al cielo come un coyote può essere terapeutico e profondamente umano.
A volte il buddhistico distacco puzza di menefreghismo o di posa, quando non è rimozione....
Permettiamoci di essere spaventati, arrabbiati, annoiati, stressati, ma senza troppo attaccamento e senza troppa avversione (come si recita nel Ngondro)

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