UNA PERFETTA IMPERFEZIONE
Spesso sentiamo ripetere frasi del tipo:”tutto deve essere
perfetto” oppure “nulla deve essere fuori posto” quasi che la vita dovesse inchinarsi alla nostra idea di ordine
,adattarsi ai nostri desideri,
Ogni volta che sento queste frasi, peraltro comunissime(chi
di noi no le ha mai dette ?)mi sorge subito una sensazione di irrealtà :che
cosa intendiamo con :”tutte le cose al loro posto”?
Qual è il giusto posto in cui deve stare una certa persona o
un certo avvenimento?Veramente sappiamo come dovrebbero essere le cose? In
classe uno studente(a seguito dell’outing di un compagno sulla propria
omosessualità) è sbottato:” Ma così è tutto fuori controllo, non è così che
deve essere”,evidentemente turbato da un accadimento che si poneva al di fuori
dei suoi schemi mentali .
Non è stato facile, anche se utilissimo, fargli
comprendere(e con lui a tutti i compagni) che la vita è molto più varia e
variegata di come noi la pensiamo, che la nostra idea di ordine e di perfezione
è solo il prodotto di schematismi culturali,famigliari nonché psicologici e non
ha nulla che fare con la poliedricità della Natura.
James Hillman ha speso una vita per spiegare che la nostra
anima dovrebbe aprirsi alla sua essenza “politeista” poiché solo in quel modo
possiamo godere della infinità della Vita.
Il nostro modello “monoteista”(non stiamo parlando di
pensieri religioso, ma di dinamiche psicologiche!)ci porta ad avere una visione
a senso unico della vita, e tutto ciò che esce dal nostro schema è percepito
come inaccettabile ,come “imperfetto”.
La morte di un bambino è accettabile o è una imperfezione
assurda?
Una malattia che ci colpisce quando meno ce lo aspettiamo
non è forse una ingiustizia insostenibile?
La perdita del lavoro da cui dipende la sopravvivenza nostra
e dei nostri famigliari, non è forse qualcosa al limite dell’assurdo?
Istintivamente tutti diremmo che sì, sono eventi che non
sono accettabili,che escono da ogni nostra idea di vita “perfetta”…..eppure….
Una donna, distrutta dal dolore dalla morte del figlioletto,
si recò dal Buddha chiedendogli di aiutarla , il Buddha le rispose che
l’avrebbe potuta aiutare se lei gli avesse portato un seme di senape trovato
presso una famiglia in cui non ci fossero mai stati lutti.
La donna cominciò a girare di casa in casa ma ovunque
bussasse c’era stato qualche decesso,così alla sera ritornò sconsolata e a mani
vuote dal Buddha.
A quel punto il grande saggio potè spiegarle la legge
dell’impermaneza e lei trovò finalmente
pace.
Il Buddha voleva che la donna facesse esperienza diretta
che la vita è ciò che è, non si basa sui
nostri desideri o aspettative, la vita è perfetta così come è, potremmo dire
che è di una perfetta imperfezione.Gli antichi Greci, che la sapevano lunga,raffiguravano
VENERE ,la dea dell’amore , leggermente strabica e con una gamba lievemente più
corta dell’altra, a significare la bellezza dell’imperfezione .
Se cerchiamo la perfezione cerchiamo un archetipo non un
essere vivente, noi possiamo amare solo
l’individualità di una determinata persona., che è ciò che la allontana
dalla perfezione archetipica(e quindi la rende unica),ciò che in definitiva la
rende imperfetta.
Dobbiamo imparare ad accettate ed amare quelle che
percepiamo come “imperfezioni” della vita, dobbiamo imparare a lasciar essere
la vita così come è.
Il percorso verso una vita autentica passa attraverso la
capacità di stare con ciò che c’è senza rifiutare nulla e senza rincorrere
sogni di perfezione o di controllo della realtà, la saggezza ha come base
l’equanimità,cioè il vivere ogni evento(piacevole o spiacevole)senza farci
turbare eccessivamente, riconoscendolo per ciò che è senza aggiungerci la
sofferenza mentale che nasce dal rifiuto(è tremendo! Inaccettabile! Ecc) o
dall’attaccamento(bellissimo,deve durare per sempre!).
La vita è continuo cambiamento ,dobbiamorilassarci in
questa corrente liberi da ogni aspettativa o schema, come ZORBA ,il
protagonista del capolavoro di N, KAZANZTAKIS
dobbiamo poter dire: “è una disgrazia? Sì, ma è una perfetta
disgrazia!”e danzarci sopra.
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