sabato 11 gennaio 2020

“Il punto è questo, che alla fine della mia vita non mi ritrovi con le mani vuote”.
C. G. Jung
Mi è tornata alla mente questa frase, mentre mi confrontavo con alcuni giovani ,tutti presi dalla ricerca del successo materiale.
Premesso che, ovviamente, non c'è nulla di male nell'avere successo negli affari o nella vita pratica, bisogna altresì dire che non possiamo sacrificare tutto a questo successo,oppure rimarrà dentro un vuoto, un senso di incompiutezza che ci rovinerà la vita.
Dobbiamo porre al centro la ricerca del nostro sè(o natura di Buddha) , quello che Jung chiama : fare anima e spesso questo richiede un sacrificio di aspetti esteriori del nostro vivere.
Quando arrivaimo alla fine del percorso non saranno i successi o le ricchezze che ci aiuteranno ad affrontare con serenità il balzo nel mistero, ma solo ciò che avremo dentro.
Guai a chi arriva alla fine a mani vuote!
Ogni tanto sarebbe bene fermarsi un attimo e fare il punto su cuò che abbiamo(a livello interiore) e ciò che invece non c'è e, eventualmente, cambiare rotta, finchè si è ancora in tempo.

2 commenti:

  1. Buongiorno, mi ha fatto pensare parecchio la frase "affrontare con serenità il balzo nel mistero".
    Sulla base della mia (piccola) esperienza (forse tre o quattro decine di persone) NESSUNO giunge sereno, se è lucido, alla morte. Nessuno. Né atei né credenti in qualche fede né "ministri del culto" cattolici (altri non ne ho conosciuti), né persone umili né forti pensatori, né persone di grande o nessuna cultura o potere. Nessuno.
    Parlo di persone che ho seguito in maniera "regolare" e che ho assistito in qualche modo.
    Credo che tutti i discorsi che riguardano la fine della vita ("vivi in pieno senza rimpianti", "c'è un aldilà che premierà i buoni", ecc.) siano puramente CONSOLATORI. Credo anche che siano utili, molto utili ma comunque consolatori.
    Si ritorna sempre all'antico quesito: meglio una CONSOLANTE bugia o una RAGGELANTE verità? Non ricordo chi l'ha detta ma, a mio modesto parere, è una della frasi più "vere" (nel senso che è uno dei due o tre quesiti fondamentali della vita) e "importanti" in assoluto.
    Tra l'altro tre medici di famiglia con cui ho confidenza mi hanno confermato che TUTTI senza esclusione alcuna affrontano gli ultimi momenti della vita (se non sono afflitti da dolori lancinanti e sono "lucidi") con disperazione o, nella migliore delle situazioni, con rassegnazione e tanta paura.
    Cosa ne pensa?
    Grazie.

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  2. Ciò che dice è vero nella maggioranza dei casi,ma , questa è la mia esperienza, ci sono anche trapassi sereni ,incui ,essendo sta la vita piena e ricca, ci si lascia aandare di buon grado.
    Credo che nessuno sia esente da un pò di paura , è naturale di fronte ad un passaggio definitivo di cui sappiamo veramente poco o nulla .
    Tutte le idee sull'aldilà sono mere favole consolatorie per non prendere sul serio la motre, ovviamente; detto questo c'è però, per chi ha un percorso umano e spirituale di un certo tipo, di aprirsi al mistero in altro modo.
    Un mio maestro diceva che davanti alla tomba non dobbiamo puntare i piedi ma entrarci cantando!
    Cantando è magari un tantino esagerato , ma con una certa tranquillità e serenità è possibile, l'ho visto con i miei occhi.
    Ovviamente bisogna avere raggiunto un certo livello di superamento dell'ego e ,ovviamento, una buona dose i non. attaccamento, in caso contrario l'angoscia non può che farla da padrone.

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