venerdì 6 dicembre 2019

Leggevo ,oggi, un dibattito sull'autoreferenzialità di certi praticanti di discipline spirituali e abnche di interi gruppi.....
In effetti il problema di parlarsi addosso, di chiudersi in apparteneze ,più o meno, settarie c'è, è inutile negarlo: da sempre i gruppi religiosi finiscono per credere di essere gli unici depositari della Verità ,con tutto quello che ne consegue, fino alle guerre di religione.
Credo sia surreale, dopo  secoli di illuminismo,secolarismo ecc. ritrovarci ancora nella medesima situazione.
Ognuno di noi ha tutto il diritto di ritenere vero e valido ciò in cui crede ,ma dovrebbe riconoscere il medesimo diritto a chi crede in altre cose.
Che pratica "seriamente" la meditazione sa bene che ad un certo punto ,tutte le ideologie, tutte le identificazioni, cadono, svaniscono  e rimane solo l'esperienza della vacuità/spaziosità che tutto comprende .
Che senso ha , a quel punto, dirsi buddhisti?
a maggior ragione se in contrapposizione con i cristiani,gli islamici ecc.
L'esperienza dell'Essere è al di là delle parole, delle idee ,delle teorizzazioni.
Questa è la libertà deefinitiva che sperimentiamo in una vera pratica meditativa, indipendentemete che si sia partiti da un background cristiano, induista o buddhista  e in questa libertà possiamo veramente scoprire che: io sono te, fratello!

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