lunedì 15 luglio 2019


ecco un mio articolo di qualche tempo fa uscito sulla rivista CONFRONTI

Buddhismo, sessualità e tantrismo di Marco Valli-Osel Dorje
Per chi si avvicina al buddhismo, provenendo dalle tradizioni monoteistiche dell’area mediterranea, può risultare disorientante l’incontro con praticanti e maestri che tranquillamente esternano la propria omosessualità, bisessualità e così via, senza alcun pudore moralistico. Il buddhismo recente, soprattutto negli Stati Uniti, ha spesso scompaginato i preconcetti morali (di derivazione giudaico-cristiana) di molte persone attraverso le esternazioni e i comportamenti di alcuni maestri eminenti, uno fra tutti Chogyam Trungpa Rimpoche, che non facevano mistero di una sessualità particolare e anche dell’uso di alcool. Per capire questi atteggiamenti dobbiamo andare all’origine degli insegnamenti del Buddha. Il Dharma nasce dall’esperienza di Illuminazione che Gotama Siddharta (il Buddha, cioè il risvegliato) ha circa 2500 anni fa, esperienza che gli disvela l’unità e l’interdipendenza di tutto ciò che esiste nell’orizzonte della vacuità; è un’esperienza non-duale in cui bene e male si dissolvono in un Assoluto che li supera. La concezione dualistica di bene e male (Dio e Diavolo) è superata in un attimo, relegata nella realtà relativa, mentre nell’Assoluto tutto ciò non esiste né può esistere. La visione non-dualistica aveva già fatto la sua comparsa nell’hinduismo (anche se con formulazioni filosofiche differenti) sia nella Baghavad Gita sia nel pensiero Advaita delle Upanishad; il buddhismo svilupperà un suo particolare percorso al non-dualismo i cui punti principali sono il non-teismo e la vacuità. Va da sé che, se nella dimensione ultima non vi è né bene né male, chi giunge a questa dimensione è libero da qualsivoglia limitazione morale, in quanto la moralità è relegata al relativo. Nella tradizione buddhista tibetana vi sono i racconti delle vite dei mahasiddha, o maestri della saggezza folle, narrazioni simboliche di vite oltre ogni limitazione morale e sociale, incarnazione della totale libertà dell’illuminato che è giunto oltre i limiti soffocanti del relativo, ma questo è un punto di arrivo... Per tutti coloro che si mettono sulla via dell’Illuminazione seguendo le indicazioni del Buddha vige una pratica di moralità che viene esplicitata nei Cinque precetti che ogni praticante laico deve applicare (coloro che scelgono la via monastica ne hanno molti di più). I precetti sono: 1) astenersi dall’uccidere, dal far del male o molestare gli altri esseri viventi (animali e insetti compresi), e dal danneggiare le altrui proprietà; 2) astenersi dal rubare e dal prendere il non dato; i monaci vivono delle offerte dei laici e questi ultimi con il guadagno del lavoro onesto mantengono se stessi, la famiglia e aiutano i bisognosi; 3) astenersi da una condotta sessuale irresponsabile; 4) astenersi dal mentire, dall’offendere, dai pettegolezzi e dalle calunnie; evitare il più possibile un giudizio superficiale sulle altre persone; 5) astenersi dall’uso di sostanze inebrianti come l’alcool o droghe che causano danni a se stessi, possono causarne ad altri e che in generale conducono ad un offuscamento mentale che impedirebbe la piena attenzione e consapevolezza dei propri pensieri ed azioni. Come si può vedere, lo spirito dei precetti è quello di non fare danno a sé e agli altri e di conservare le proprie energie per la ricerca dell’Illuminazione. I monaci, che fanno voto di castità, non negano la propria sessualità per amore di Dio o altro, ma semplicemente non disperdono l’energia sessuale trasformandola in energia spirituale. Il buddhismo ha un approccio pratico teso a uno scopo preciso: la suprema Liberazione che è frutto dell’esperienza dell’Illuminazione e cerca di rimuovere tutto ciò che può ostacolare la via verso di essa. Che significa astenersi da una condotta sessuale irresponsabile? Fondamentalmente significa non provocare sofferenza o danno a sé o agli altri attraverso la pratica sessuale e non attaccarsi troppo ai piaceri sensuali (non solo sessuali) in modo da non perdere mai di vista lo scopo finale (cioè l’illuminazione.) Non vi sono divieti specifici su alcune pratiche sessuali (come nelle tre tradizioni monoteistiche) ma solo un richiamo al rispetto dell’altro e alla sobrietà. Il tantrismo, che nato in ambito Shivaita scavalca l’Himalaya e viene inglobato dal buddhismo tibetano, è un insegnamento elevato che si basa sull’idea della trasformazione; ogni cosa che si manifesta è in ultima analisi pura energia, questa energia può essere trasformata e incanalata a fini spirituali. Ogni emozione, anche la più distruttiva, non è che energia psichica e può essere trasformata in energia di illuminazione. Il tantra buddhista utilizza spesso simboli Yab-Yum, cioè di unione sessuale per simboleggiare l’unione del principio maschile e quello femminile (l’animus e l’anima di Jung) cioè il superamento del dualismo e la nascita dell’Uomo Totale (l’ermafrodito) che incarna totalmente tutte e due le polarità completamente integrate in una unità superiore. Generalmente nel tantrismo buddhista non vi sono pratiche direttamente sessuali (come nel tantrismo shivaita) ma pratiche meditative che prevedono visualizzazioni tese alla trasformazione delle energie sessuali. Tutte le iniziazioni tantriche sono finalizzate a pratiche che hanno come scopo di far sviluppare certe qualità illuminate o di trasformare certe energie distruttive in energie creative. La pratica tantrica di Cenresig sviluppa la compassione, quella di Mahakala trasforma l’ira e così via. Nell’immaginario occidentale il tantra è associato al Kamasutra o al sesso sfrenato, ma è una mistificazione che nasce dalla non conoscenza. Il tantra viene infatti tranquillamente praticato sia dai monaci casti che dai laici non vincolati alla castità. Il punto di arrivo del tantra è l’esperienza del maha-ati o mahamudra cioè della totale libertà e spaziosità della mente risvegliata, che comporta il superamento di ogni dualismo e quindi anche del bisogno di una pratica morale. Il Risvegliato sperimenta che tutto ha solo un gusto... il gusto della libertà. Da questa suprema libertà può scegliere di utilizzare azioni «morali» o «immorali» per aiutare gli altri esseri a risvegliarsi a loro volta. Nella tradizione tibetana vi sono tantissimi racconti di maestri che utilizzano gesti assai forti e «immorali» per spingere gli allievi al risveglio (basta pensare a Marpa con Milarepa e Tilopa con Naropa). Trungpa Rimpoche con la sua vita sessuale «scandalosa » e col suo bere superalcolici voleva mostrarci il suo essere al di là del dualismo e indicarci una via verso una libertà che non è libertinaggio (richiamava sempre all’importanza della disciplina, del lignaggio, della gerarchia naturale). Spesso per gli occidentali, cresciuti nel moralismo giudeo-cristiano, non è facile comprendere l’approccio del tantra e degli insegnamenti dello Dzogchen (grande perfezione); è facile cadere in una interpretazione superficiale e libertina o in un rifiuto moralistico, senza riuscire a cogliere la grande ricchezza spirituale che vi è contenuta. Accedere agli insegnamenti più elevati del buddhismo richiede preparazione e guida, per questo è fondamentale essere supportati da un maestro esperto e prepararsi attraverso lo studio e le pratiche preliminari. Deve essere chiaro che, anche in ambito sessuale, solo chi ha avuto l’esperienza della Liberazione è oltre i precetti... gli altri sono tenuti all’osservanza di tutti e cinque i precetti al fine di non nuocere a sé e agli altri e di mantenere la giusta rotta verso la meta finale. Nella tradizione tibetana si dice che il Bodhisattva (l’illuminato che di dedica con compassione al risveglio di tutti gli esseri senzienti) è come un uccello nel cielo: non lascia traccia di dove è passato... il suo agire è libero e in totale armonia con l’Assoluto, ma solo il Bodhisattva ha questa qualità: tutti gli altri si muovono nel mondo come un elefante in una cristalleria e i precetti ci aiutano a fare il minor numero di danni possibile. Il buddhismo è una grande tradizione che ci aiuta a divenire uomini completi, veri e maturi, a uscire dalla minorità spirituale (materialismo spirituale e spiritualità infantile) per accedere ad una vera Maturità e Libertà... Mi auguro che sempre più questo grande lignaggio possa ingravidare l’Occidente col suo seme di Saggezza.
 

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