martedì 20 novembre 2018



VERSO L’ALBA
Il bosco parla…..anzi non tace mai.Ho chiuso la porta di questa minuscola baracca di legno ,due metri per uno e mezzo, forse ….mentre il sole tramontava oltre le cime dei lecci.
Mi sono preparato con minuscolo fornelletto da campeggio un piatto di fiocchi di riso, poi mi sono seduto in silenzio ad attendere la notte.
Non so se è meditazione o solo attesa vibrante,preghiera o semplice tensione verso il Mistero,certo è che il bosco bisbiglia in continuazione: il vento tra le fronte, lo scalpicciare e strisciare degli animali ,il battito sordo del mio cuore.
Padre Natale chiama questo minuscolo eremo :cassa da morto, e forse non solo per l’esiguità dello spazio.
Sto seduto e mi chiedo perché diavolo ho voluto salire fin quassù, sento un po’ freddo, i rumori del bosco sono inquietanti e la mia mente non è per nulla pacifica.
Spengo la candela e mi infilo nel sacco a pelo.
Sono stanco ma la mente vaga senza sosta, rumori sul tetto di legno: ghiri?
Mi assopisco un attimo, di nuovo sveglio, qualcosa striscia sotto l’impiantito di legno e pare grosso.
Non so perché ma ho quasi paura, una sorda sensazione di disagio ,come se fossi in pericolo.
Basta! Mi alzo e mi siedo sul cuscino da meditazione, attenderò l’alba respirando ,tanto il sonno pare impossibile con i rumori del bosco amplificati dal silenzio.
Più che meditare mi lascio cullare da respiro che entra ed esce, sempre uguale e sempre diverso,mentre i pensieri scorrono fluidi come un torrente impazzito per le troppe pioggie.
Il viso di mia madre ,giovanissima, la voce di Padre Natale……poi immagini di sesso sfrenato si alternano a ricordi dell’Himalaya.
Mi scuoto e vado a svuotare la vescica nel buio mentre una luna velata fa capolino fra due castagni antichi.
Rientrando inciampo su di un sasso e mi ritrovo in ginocchio e di colpo mi ritrovo a piangere ,scosso dai singulti….piango su me stesso, sui dolori del mondo e dell’umanità, piango per l’assurda paura che provo sentendomi totalmente solo al mondo, in questo bosco che continua a sussurrare insonne senza dirmi nulla.
Piango sui sogni adolescenziali falliti e sulla maturità non così matura, piango e il pianto mi dà sollievo.
Non so per quanto sono rimasto inginocchiato nell’erba umida, ma quando mi sono rialzato mi sono sentito più leggero, quasi in pace.
Mi sono seduto di nuovo ,il respiro che entra e che esce, la notte è fonda, anche la luna è scomparsa inghiottita da nubi grevi, di nuovo rumori sul tetto, come se qualche animaletto danzasse felice.
Guardo fuori dalla piccola finestra , un lieve chiarore….
Mi giro lentamente e apro la porta…..
Mi siedo sui gradini, avvolto in una coperta, cerco di guardare oltre il muro di alberi ed ecco l’alba dalle dita rosate si palesa  laggiù, verso valle.
Il sole si mostra fra le brume ed ecco la mia mente si zittisce, anche il bosco sembra trattenere il respiro….il primo raggio mi colpisce gli occhi ed io sono invaso da una gioia incontenibile , una fluire di beatitudine che mi invade inondandomi dall’alto.
Il mio corpo pare fibrillare nella luce nascente, io sono luce, pace e infinita gratitudine.
L’alba dilaga sul mondo e di colpo SO perché sono qui, sento di essere nel centro del mondo e al culmine del mio essere…..niente di più, niente di meno!

IN AFFETTUOSO RICORDO DI PADRE NATALE MONTALTI
MARCO VALLI

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